Forum Cina e Paesi africani
Il socialimperialismo cinese colonizza l'Africa
Accordi economici e militari per contendere il continente all’imperialismo occidentale
 
Dal 4 al 6 settembre si è svolto a Pechino il triennale Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC) giunto dal 2000 alla sua nona edizione, definito come l’incontro “più importante dell’anno”, che ha ribadito come e quanto sia in corso la colonizzazione cinese dell’Africa. La linea l’ha data il discorso di inaugurazione del presidente Xi Jinping, “I fiori in primavera si trasformano in frutti in autunno… in questa stagione di raccolto, sono lieto di discutere grandi progetti per l’amicizia e la cooperazione Cina-Africa nella nuova era” , che ha annunciato un piano in dieci punti per sostenere la “modernizzazione” del continente africano. Tra le misure chiave: apertura dei mercati cinesi a 33 paesi africani con esenzione dai dazi, finanziamenti per 360 miliardi di yuan (circa 50 miliardi di dollari) nei prossimi tre anni in progetti infrastrutturali e di sviluppo del settore tecnologico, energetico e sanitario. Xi, perorando la causa del socialimperialismo cinese ha promesso anche l'investimento di 1 miliardo di yuan in aiuti militari e di aiutare a formare 6 mila membri di varie forze armate africane e mille agenti di polizia, nonché di avviare trenta progetti nel campo delle rinnovabili per promuovere il “progresso sostenibile” dell'Africa. Tra i punti cardine della nuova cooperazione ci sono lo sviluppo di progetti sull’energia pulita, con 30 iniziative per promuovere una rivoluzione energetica globale. Le crescenti restrizioni commerciali da parte di Stati Uniti ed Europa spingono la Cina a rivolgersi direttamente al mercato africano, con un potenziale di crescita quasi illimitato. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, Cina e Africa potrebbero essere i promotori della rivoluzione delle energie rinnovabili. Anche la tecnologia digitale, con le reti 5G e le soluzioni di e-commerce, è al centro delle nuove intese, insieme alla collaborazione accademica tra 100 università cinesi e africane e 25 centri di ricerca per l’innovazione.
Pechino infine si prepara a lavorare con l’Africa per creare una piattaforma di scambio di esperienze di governance e una rete di conoscenza con 25 centri di studi dedicati. L’obiettivo è coinvolgere 1.000 membri dei partiti politici africani in un dialogo più stretto con la Cina, a partire dalla governance statale e di partito.
Durissimo il nuovo imperatore cinese con l’imperialismo occidentale, per cui la “modernizzazione è un diritto inalienabile di tutti i Paesi. Ma l’approccio dell’Occidente ha inflitto immense sofferenze ai Paesi in via di sviluppo” ricordando il passato coloniale e la continuazione dello sfruttamento ancora oggi. Niente di più vero, ma la Cina socialimperialista opera diversamente? Essa è sempre più accusata a ragione di sfruttare le risorse minerarie dell’Africa. In particolare nella Repubblica del Congo, uno dei principali esportatori di minerali al mondo. Di fatto il FOCAC è considerato dai cinesi principalmente al servizio dei loro interessi. Gli “impegni” della Cina in Africa sono stati altresì criticati negli ultimi anni a causa del crescente peso del debito africano. I creditori cinesi detengono attualmente il 12% del debito pubblico e privato dell’Africa, rendendo la Cina l’attore centrale nel dibattito sulla sostenibilità del debito africano e sull’ “indebitamento responsabile”. La Cina, alla faccia del multipolarismo tanto caro anche ai partiti nominalmente comunisti di casa nostra, si presenta come paladina del Sud del mondo e delle sue aspirazioni, ma non prende in minima considerazione la remissione o la cancellazione dei debiti, come hanno scoperto a loro danno Paesi altamente indebitati come Angola, Etiopia, Kenya e Zambia.
Per le classi dirigenti corrotte africane, in barba alle ripetute proteste, soprattutto giovanili, contro questa politica di assoggettamento al socialimperialismo cinese, “La Cina è stata un vero partner nella nostra lotta contro la povertà e nella ricerca della prosperità” , come ha affermato il presidente della Tanzania a margine del Forum di Pechino. È andato oltre quello della Nigeria affermando che “Il nostro rapporto ha superato i continenti e le sfide ed è diventato una vera e propria testimonianza del potere del rispetto reciproco e della cooperazione. Ciò che è iniziato come sostegno della Cina all’indipendenza delle nazioni africane si è evoluto in una partnership ricca e sfaccettata, che abbraccia il commercio, gli investimenti e la diplomazia” .
“La relazione bilaterale è ora al punto più alto della sua storia” , ha ribadito Xi Jinping, annunciando la prossima “costruzione di una comunità Cina-Africa per tutte le stagioni con un futuro condiviso nella nuova era” . Tanto che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ironizzato dicendo che “non ha senso per l’Unione Europea costruire una strada tra una miniera di rame e un porto se entrambe sono di proprietà della Cina”.

18 settembre 2024