La terza in 16 mesi
Ancora un'alluvione in Emilia-Romagna
Gravissime responsabilità del governo, della regione e dei comuni
Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Per la terza volta in poco più di un anno l’Emilia-Romagna è alluvionata: tracimazioni, frane, allagamenti, case finite completamente sott’acqua, alcune addirittura abbattute dalla forza dell’acqua che tutto ha travolto, allevamenti e colture distrutte, circa 2.500 evacuati (prevalentemente a Ravenna). Particolarmente colpite le stesse zone già coinvolte dall’alluvione del 16-17 maggio 2023, che provocò anche la morte di 14 persone: le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna, Faenza è addirittura alla terza alluvione avendo subito pesantemente anche quella del 3 maggio dello scorso anno, particolarmente colpiti i comuni nel Ravennate di Cotignola, Lugo e Bagnacavallo.
Questo è il primo, e parziale, pesante bilancio dell’ennesima tragedia “annunciata”, quella che tra il il 18 e il 19 settembre si è abbattuta nuovamente sull’Emilia-Romagna quando dopo due giorni che il ciclone “Boris” aveva concentrato le piogge sulle zone di pianura creando solo alcuni disagi e allagamenti dovuti all’inadeguatezza del sistema fognario, si è spostata sulle zone collinari dove è bastato poco per gonfiare i fiumi che poi scendendo hanno travolto tutto quello che incontravano.
Le aree più colpite si trovano nel Ravennate con l’esondazione del Marzeno e del Lamone: Cotignola, Lugo dove sono anche stati trasferiti i pazienti dell'ospedale, Bagnavallo, dove a Traversara, percorsa nelle strade e dentro le case da un fiume in piena, che ne ha anche distrutto alcune, inizialmente si contavano anche due dispersi ma poi l’allarme è rientrato, a Faenza colpite zone in cui si erano già abbattute le due alluvioni del maggio 2023, decine le persone che si erano rifugiate sui tetti e salvate con l'elicottero, a Forlì il Montone ha ceduto in una zona ristretta, ma anche questa già precedentemente alluvionata, così come in collina dove le strade di Modigliana si sono trasformate in un fiume unico in cui sono confluiti i tre corsi d’acqua che attraversano il paese: Acerreta, Ibola e Tramazzo, che hanno esondato, a Castrocaro Terme e Terra del Sole dove ad esondare è stato il Montone, e poi Tredozio, Rocca San Casciano, a Dovadola, ma anche nel bolognese, ovunque l’acqua e il fango travolgevano ogni cosa, causando anche la sospensione di alcune tratte ferroviarie e la chiusura delle scuole.
Ingenti danni anche a centinaia di aziende agricole colpite, allevamenti isolati a causa delle frane in collina, migliaia di ettari di terreni di cereali, ortaggi e frutteti sott’acqua, magazzini e fabbricati rurali allagati.
Da subito, in spregio ai danni subiti dalla popolazione, che non ne può più di vedersi distrutto tutto e dover ricominciare ogni volta da zero, è cominciato il rimpallo delle responsabilità politiche anche perché in gioco c’è la guida della regione che a novembre vedrà l’elezione del nuovo presidente dopo le dimissioni di Bonaccini eletto al parlamento europeo alle ultime elezioni, giunta guidata ora momentaneamente dalla sua vice Irene Priolo.
A dare “fuoco alle polveri” il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci (FdI) che ha lodato il lavoro (inconcludente) del commissario alla Ricostruzione dopo la precedente alluvione, il generale Figliuolo, e scaricato la colpa della mancata manutenzione del territorio sulla regione “perché non sono ancora state completate le richieste, le procedure e la pianificazione da parte degli enti competenti. I piani speciali sul territorio vengono redatti dal commissario, ma è la Regione a doverli eseguire”. A rispondergli proprio la Priolo: “Basta con lo sciacallaggio, soprattutto quando i territori, attraverso i sindaci e gli amministratori locali, stanno facendo il massimo sforzo. Sono già stati avviati moltissimi cantieri, e mi dispiace vedere nuove polemiche, che sembrano ormai diventare una costante nei momenti di crisi. Tutta la manutenzione dei fiumi è stata effettuata”.
Entrambi sostengono di aver “ragione” mentre invece entrambi hanno torto, perché se è vero che l’ondata di maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna negli ultimi giorni è stata “eccezionale”, ma poi solo fino ad un certo punto visto il ripetersi in breve tempo di tali fenomeni, è vero anche che in questi 16 mesi poco o nulla è stato fatto per mettere in sicurezza i territori e per evitare ciò che puntualmente è poi avvenuto, tanto meno si è cercato di porre rimedio ai disastri ambientali arrecati sinora che hanno generato il cambiamento climatico che oggi è sotto gli occhi di tutti, nessuno nelle istituzioni borghesi si è posto concretamente il problema!
Da segnalare che l'ex governatore Bonaccini è intervenuto per criticare il governo perché “hanno voluto accentrare tutto ed ora se la prendono con gli amministratori locali. È semplicemente incredibile”, ribadendo la propria posizione ultrafederalista avendo egli già criticato il governo in quanto l'autonomia differenziata a suo parere non sarebbe tale di fatto, mentre lui aveva già richiesto in precedenza ancora maggior autonomia.
Le responsabilità dei danni causati da questa alluvione quindi, come delle precedenti, ed anche delle prossime che purtroppo potrebbero abbattersi sui territori e sulle popolazioni, sono interamente da spartirsi tra tutte le amministrazioni borghesi, in particolare per la mancata manutenzione e messa in sicurezza del territorio e adeguamento del sistema fognario, a partire dal governo neofascista Meloni, passando dalla regione Emilia-Romagna fino a tutte le amministrazioni dei comuni coinvolti, siano esse di destra o di “centro-sinistra”.
Più in generale la responsabilità è del capitalismo, sorretto allo stesso modo dalla destra quanto dalla “sinistra” borghese. Solo eliminando il capitalismo e cambiando il modo di produzione in senso socialista si potrà porre fine alla devastazione ambientale e alle tragiche conseguenze che si ripercuoto sulle popolazioni.
Il Partito marxista-leninista italiano. Emilia-Romagna che ha emesso un immediato comunicato a riguardo, esprime piena solidarietà a tutta la popolazione colpita e invita i comitati di lotta degli alluvionati già in precedenza costituiti a rafforzare la battaglia affinché le istituzioni borghesi si facciano finalmente carico della messa in sicurezza dei territori e per la salvaguardia della vita stessa delle masse!
25 settembre 2024