Patteggiando Toti ammette di essere stato corrotto e di aver ricevuto finanziamenti illeciti al partito
L'ex presidente della Liguria dovrà scontare due anni e un mese di lavori socialmente utili e si è visto confiscare 84.100 euro
L'avvocato Stefano Savi che difende l'ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, nel procedimento penale che ha portato alle sue dimissioni ha concluso l'accordo con la Procura della Repubblica di Genova che consentirà allo stesso Toti, se tale accordo sarà ratificato dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Genova che dovrà fissare un'apposita udienza a tale scopo, di patteggiare la pena e di evitare il processo relativo alle gravissime accuse per le quali si è dovuto dimettere dalla presidenza della Regione Liguria.
L'accordo con la Procura prevede che Giovanni Toti dovrà scontare, per i reati di corruzione impropria e di finanziamento illecito, due anni e un mese di lavori socialmente utili per un totale di 1.500 ore con le pene accessorie dell'interdizione temporanea dai pubblici uffici e l'incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena, e diventa altresì definitiva la confisca di 84.100 euro.
Anche gli altri due principali protagonisti dell'indagine che ha portato alle dimissioni di Toti - l'ex presidente dell'Autorità portuale di Genova, Paolo Emilio Signorini, e l'imprenditore genovese Aldo Spinelli – hanno scelto la strada processuale del patteggiamento: Signorini ha concordato con la Procura una pena di tre anni e cinque mesi di reclusione, la convalida di una confisca di poco più di 100 mila euro oltre all'interdizione temporanea dai pubblici uffici, mentre Spinelli si è accordato per tre anni e due mesi di reclusione.
Si ricordi brevemente che l'ex giornalista di Mediaset ed ex delfino di Silvio Berlusconi era stato arrestato lo scorso 7 maggio nell'ambito di una grande inchiesta della Procura di Genova, la quale aveva iscritto nel registro degli indagati oltre trenta persone, tra le quali le più importanti erano, oltre a Toti, Signorini e Spinelli, anche essi arrestati.
La Procura genovese aveva ravvisato gravissimi episodi di corruzione e di finanziamento illecito ai partiti relativamente a importanti opere da realizzare sul territorio genovese.
Toti, che pur dagli arresti domiciliari pretendeva comunque di restare alla guida della Regione Liguria proclamandosi totalmente estraneo alle accuse, dovette comunque dimettersi dall'incarico di presidente regionale il 26 luglio scorso perseverando nell'assoluta professione pubblica di innocenza, fino a quando, con il patteggiamento, si è definitivamente smascherato, riconoscendosi di fatto responsabile dei reati di corruzione e di finanziamenti illeciti al partito, confermando così le accuse della procura della Repubblica.
È importante, infatti, comprendere esattamente in che cosa consiste il patteggiamento e quali sono le sue conseguenze.
Il cosiddetto 'patteggiamento' è il rito penale ufficialmente denominato 'Applicazione della pena su richiesta delle parti', alternativo a quello ordinario che si celebra a dibattimento pubblico, previsto e disciplinato dal secondo Titolo del secondo Libro del codice di procedura penale, agli articoli che vanno dal 444 al 448 e riformato dall'ex ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che ha introdotto ulteriori benefici per l'imputato: esso prevede nel caso di Toti, rispetto al rito ordinario, uno sconto della pena fino ad un terzo, la non idoneità della sentenza di patteggiamento a produrre effetti vincolanti nei giudizi civili, disciplinari, tribunale ed amministrativi (compreso il giudizio contabile dinanzi alla Corte dei conti) come invece accadrebbe per un'ordinaria sentenza di condanna, la non menzione della sentenza nel casellario giudiziale, l'impossibilità per la persona offesa dal reato di costituirsi parte civile nel processo (e quindi l'impossibilità per quest'ultima, che avrebbe potuto essere, ad esempio, la Regione Liguria, di chiedere i danni derivanti da reato), il mancato pagamento delle spese processuali da parte dell'imputato, la possibilità di ottenere l’estinzione del reato trascorsi cinque anni e l'impossibilità di appello da parte della Procura della Repubblica.
Se il Giudice dell'udienza preliminare ratificherà il patto tra il legale di Toti e la Procura l'ex presidente della Liguria otterrà una riabilitazione completa, la possibilità di tornare a fare politica e a candidarsi alle elezioni, la possibilità di tornare a fare il giornalista e, soprattutto, evitare il giudizio contabile della Corte dei conti, perché è il giudizio per danno erariale – derivante da episodi di corruzione, malversazione o anche di danneggiamento dell'immagine della pubblica amministrazione - quello di gran lunga più temuto non soltanto dai pubblici ufficiali che, come Toti, stanno al vertice giuridico, ma anche da coloro che, all'interno della pubblica amministrazione, ricoprono ruoli marginali.
Solo per ricordare i casi di patteggiamento più recenti relativi ad appartenenti alla pubblica amministrazione, lo scorso 19 settembre a Roma ha patteggiato il poliziotto Fabrizio Ferrari, uno degli aguzzini del disabile Hasib Omerovic scaraventato fuori dalla finestra, e hanno patteggiato, rispettivamente lo scorso 15 maggio a Ferrara e lo scorso 20 febbraio a Perugia, due appartenenti alla guardia di finanza imputati per gravissimi episodi di corruzione: si tratta di patteggiamenti che tengono ben conto dei benefici derivanti dalla forzata inerzia della Corte dei conti nella richiesta dei danni, così come degli effetti disciplinari interi ai rispettivi corpi, per cui potranno continuare a fare tranquillamente il lavoro che facevano prima, proprio come Toti.
Il patteggiamento, anche se nessuna disposizione normativa lo afferma, presuppone necessariamente una implicita ammissione di responsabilità, perché nessun imputato sano di mente penserebbe mai a patteggiare alcunché avendo la certezza di non aver commesso i reati contestati, e Giovanni Toti non fa eccezione: non si dimentichi, infatti, che l'ex delfino di Silvio Berlusconi, sin dal suo arresto e per i successivi quattro mesi, prima e dopo le sue dimissioni, non ha fatto altro che stracciarsi le vesti proclamando la sua totale estraneità alle gravissime accuse mosse dalla Procura, e lo stesso hanno fatto Signorini e Spinelli, salvo poi a settembre, quasi negli stessi giorni, scegliere tutti e tre la strada del patteggiamento, segno evidente che temevano quanto poteva uscire fuori dal processo.
Tre uomini così in vista appartenenti, nei rispettivi settori, alla classe dominante borghese - ai quali non mancano certo i mezzi per affrontare processi anche lunghi e complessi – non si sarebbero mai rassegnati a una mezza vittoria processuale se non avessero avuto lo spauracchio di conseguenze di gran lunga peggiori dagli esiti del processo, e lo stesso concetto qui applicato a tre criminali di spessore può tranquillamente essere applicato alla manovalanza dello Stato borghese come il poliziotto e i due finanzieri che se avessero scelto la strada del processo sarebbero stati condannati mentre con il patteggiamento potranno continuare a fare ciò che hanno sempre fatto, esattamente come i più noti tre liguri di cui si è parlato.

25 settembre 2024