Stanziati 30 milioni di euro per le associazioni oscurantiste e antiabortiste ProVita e sostenitrici della famiglia “tradizionale”
In Umbria il “centro-destra” approva la “Legge famiglia” nel solco della la triade “Dio, patria, famiglia”
Contrastare nelle piazze la politica familista e antifemminile della governatrice Donatella Tesei (Lega) e dei suoi sostenitori

Dalla corrispondente del PMLI per l'Umbria
Sposando in pieno la politica governativa antifemminile, antiabortista e di rilancio della famiglia cattolica tanto cara alla ducessa Meloni con la triade “Dio-patria-famiglia”, il Consiglio regionale dell'Umbria il 17 settembre ha approvato con 15 voti a favore su 19 consiglieri presenti sostanziali modifiche al “Testo unico sanità e servizi sociali” definito “Legge famiglia”.
Favorevoli tutti i 13 consiglieri di Lega (9), FdI (2), FI (1) e la civica Tesei-presidente dell'Umbria (1) a cui si sono aggiunti i 2 consiglieri di Patto civico e Porzi-Misto formalmente all'opposizione, mentre dopo aver espresso contrarietà nei loro interventi non hanno partecipato al voto tre consiglieri, Bettarelli e Meloni del PD, De Luca M5S, mentre Bianconi del Gruppo misto si è astenuto.
Gli emendamenti alla legge già in vigore sono stati presentati e proposti da una Commissione ad hoc guidata da Paola Fioroni (Lega), benedetta anche dalla presenza in aula a Palazzo Cesaroni dall'ex senatore leghista Simone Pillon, autore del ddl Pillon in materia di separazione e divorzio che ha commentato “30 milioni di euro strutturali per mamme, papà, figli, nonni, disabili, famiglie in crisi. Una pagina di civiltà, un investimento per il futuro della nostra regione”.
La fascio-leghista governatrice regionale Donatella Tesei, gongolante per la l'investitura a candidata per il “centro-destra” alle prossime elezioni regionali, ha ribadito che “la famiglia è quanto di più prezioso abbiamo nella vita, per me in primis... abbiamo deciso di dare priorità all'ideazione di quanti più incentivi possibili a favore della genitorialità e delle famiglie umbre”. D'altronde quale altro commento avremmo potuto aspettarci da chi già nel 2019 all'indomani della sua elezione a governatore dell'Umbria, firmò il Manifesto valoriale per la vita , la famiglia e la libertà educativa promosso da sette associazioni tra cui ProVita&Famiglia, da chi in piena pandemia nel 2020, abrogò una precedente legge regionale che prevedeva il diritto di usufruire dell'aborto farmacologico, con ciò ripristinando il ricovero obbligatorio e rendendo ancora oggi l'Umbria una tra le regioni d'Italia in cui è più difficile abortire.
Ed è proprio la famiglia il tema centrale di questa legge e dei suoi 30 milioni di euro regionali che andranno a finanziare progetti volti alla conservazione della famiglia “tradizionale” costituita da un uomo e una donna, sposati e con prole, discriminando le varie tipologie di famiglie composte in forme variegate, dei loro diritti e anche di chi una famiglia sceglie di non averla e/o di non avere figli. Questa legge è ispirata dal concetto che vuole la famiglia al centro della vita economica, educativa e sociale.
Essa pone le basi legali per contrastare la libertà di scelta delle donne in materia di aborto e “procreazione medicalmente assistita”, favorendo al suo posto un percorso di affidamento o adozione, sostenendo un'ideologia figlia dei tempi del ventennio mussoliniano di chi ha “una famiglia feconda”, “fate figli, noi vi paghiamo” asseriva Mussolini, elargendo aiuti economici e vantaggi che poi nella realtà sono briciole economiche. E così via ai “bonus-mamme” o “aiuti” alle donne con politiche di welfare aziendali per conciliare la vita lavorativa con quella familiare, genitoriale e assistenziale verso disabili e anziani. Verrà istituito il Fondo regionale di solidarietà in favore dei figli orfani, proprio come quando Mussolini si prodigava ad inaugurare i Collegi per gli orfani di guerra.
Saranno potenziati i consultori ma non per rivestire il loro ruolo e funzione di nascita del 1975 sotto la spinta del movimento di lotta studentesca del 1968 che li vedeva come centri di salute per le donne (contraccezione, aborto, gravidanza, prevenzione), bensì per fornire informazioni sulla genitorialità e la maternità, adozione e affidamento. Nascerà il “Fattore famiglia dell'Umbria”, uno strumento che valuterà non solo l'Isee delle famiglie ma a livello regionale anche il numero dei figli all'interno per premiare con vantaggi e aiuti chi ha più prole. Nasceranno i “Distretti famiglia”, aggregazioni di associazioni e organizzazioni che si occupano delle politiche familiari (evidentemente anche private) ed infine l'Elenco regionale degli organismi di rappresentanza delle famiglie.
Mentre veniva approvata questa legge fascista e oscurantista, in piazza per protesta era presente la Rete Umbra per l'Autodeterminazione a cui è stata negata dalla maggioranza la parola durante i lavori in Aula. Critiche anche dal presidente dell'associazione LGBTI di Perugia Omaphalos Stefano Bucaioni.
Noi marxisti-leninisti siamo nettamente contrari a questa legge. In merito alla famiglia facciamo nostri gli insegnamenti del grande Maestro del proletariato internazionale Engels autore de “L'Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”, che la famiglia borghese è un caposaldo del sistema capitalistico, essa è l'unità economica della società capitalistica. Attraverso la famiglia il capitalismo si assicura ogni giorno la riproduzione della forza lavoro, non solo come riproduzione della specie, ma anche come soddisfacimento di tutta una serie di bisogni della vita materiale e spirituale che permettono alla forza lavoro di rigenerarsi, rinfrancarsi e modellarsi in base alle esigenze dello sfruttamento capitalistico.
Alle ricette fasciste del “centro-destra” vanno contrapposte le due leve dell'emancipazione della donna, ossia il lavoro e la socializzazione del lavoro domestico, essenziali per combattere lo sfruttamento e l'oppressione, contrastare il patriarcato e la cultura neofascista, antifemminile e oscurantista che è il terreno della cultura della violenza, della discriminazione ed emarginazione delle donne e di chi le vuole solo “angeli del focolare”. Infine ma non per ultimo, occorre adoperarsi per buttare giù dalla piazza il governo della ducessa Meloni ispiratrice di queste leggi e delegittimare le istituzioni borghesi alle prossime elezioni regionali astenendosi.

25 settembre 2024