Continua il genocidio palestinese a Gaza e in Cisgiordania
Una larga maggioranza dei paesi dell'Onu chiede la fine dell'occupazione dei territori palestinesi e sanzioni contro Israele
La risoluzione dell'Assemblea generale ignorata dai nazisionisti e dai loro padrini imperialisti

La mattina del 22 settembre gli aerei sionisti hanno bombardato la scuola Kafr Qassem, nel campo profughi di al-Shati nella parte occidentale della città di Gaza che ospitava famiglie sfollate, causando 7 morti e diversi feriti. Il giorno precedente i raid aerei erano stati diretti sulla scuola di Al-Falah, nel quartiere di Al-Zeitoun di Gaza, che causavano 21 vittime, tra cui 13 bambini, 6 donne e un neonato, e altri 30 feriti. La preparazione dell'attacco sionista al Libano che negli stessi giorni occupava le cronache dei mezzi di informazione oscurava di fatto la guerra di genocidio dei nazisionisti a Gaza che in un anno registrava 41.431 morti e 95.818 feriti, la maggior parte dei quali sono bambini e donne, mentre migliaia di persone scomparse rimangono sotto le macerie. Le ultime vittime registrate all’alba di lunedì 23 settembre sono cinque palestinesi, quattro bambini e la loro madre, colpiti nella loro casa nei pressi dell’ospedale dei martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah. L'ennesimo e impunito crimine di guerra dei nazisionisti che al momento puntano al controllo militare della striscia di Gaza, dietro il paravento della farsa dei negoziati per il cessate il fuoco condotto dai complici imperialisti americani e egiziani, in parallelo con la realizzazione della quasi completa occupazione della Cisgiordania, con l'espansione degli illegali insediamenti dei coloni. Un piano che ha quale precondizione per assere attuato quella di eliminare la resistenza palestinese, che è stata l'obiettivo delle naziste rappresaglie militari in Cisgiordania fra agosto e settembre, e di cacciare dalle loro terre i residenti palestinesi attraverso la quotidiana repressione della comunità palestinese dall'azione criminale congiunta di soldati e coloni.
Per non avere altri testimoni che i giornalisti compiacenti dei complici imperialisti i nazisionisti intimidiscono o tappano la bocca a una parte della stampa indipendente come è avvenuto nella notte del 22 settembre quando soldati in assetto di guerra hanno invaso gli uffici di al Jazeera a Ramallah, nei territori illegalmente occupati in Cisgiordania e hanno consegnato ai responsabili un ordine militare che chiude la tv per 45 giorni, rinnovabili automaticamente. I militari hanno confiscato le telecamere e strappato lo striscione con il volto della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, assassinata dai soldati sionisti a Jenin l’11 maggio 2022. L'emittente del Qatar era già stata cacciata da Gaza e messa al bando da tutta l'entità sionista con una apposita legge approvata dalla Knesset di Tel Aviv e l'accusa di “incitamento e supporto al terrorismo”. La “libera e democratica” stampa dei paesi imperialisti non ha mosso ciglio e ha coperto la repressione e censura dell'informazione in quello che viene ancora definito “l'unico paese democratico” del Medioriente quello che a Gaza in un anno ha assassinato 173 reporter palestinesi.
Il genocidio palestinese a Gaza e in Cisgiordania, che avviene palesemente sotto gli occhi del mondo, continua a opera dei nazisionsti che con il loro criminale e arrogante comportamento così rispondono anche alla nuova condanna dell'Assemblea generale dell'Onu del 19 settembre che approvava una risoluzione che “chiede a Israele di porre fine all’occupazione dei Territori palestinesi”, con il voto favorevole di una larga maggioranza di Stati, 124 rispetto ai 14 contrari e a 43 astensioni. La risoluzione si è basata sul giudizio espresso dalla Corte internazionale di giustizia (ICJ) del 19 luglio scorso e lo richiama laddove afferma che “La presenza continua di Israele nei Territori Palestinesi Occupati è illegale. Israele ha l'obbligo di porre fine alla sua presenza illegale nei Territori Palestinesi Occupati il più rapidamente possibile. Israele ha l'obbligo di cessare immediatamente tutte le nuove attività di insediamento e di evacuare tutti i coloni dai Territori Palestinesi Occupati. Israele ha l'obbligo di risarcire i danni causati a tutte le persone fisiche o giuridiche interessate nei Territori Palestinesi Occupati. Tutti gli Stati hanno l'obbligo di non riconoscere come legale la situazione derivante dalla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati e di non prestare aiuto o assistenza al mantenimento della situazione creata dalla continua presenza
di Israele nei Territori Palestinesi Occupati. Le organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, hanno l'obbligo di non riconoscere come legale la situazione derivante dalla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati. Le Nazioni Unite, e in particolare l'Assemblea Generale, che ha richiesto
questo parere, e il Consiglio di Sicurezza, dovrebbero considerare le modalità precise e le ulteriori azioni necessarie per porre fine il più rapidamente possibile alla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati”.
La risoluzione afferma che “le politiche e le pratiche di Israele, che durano da decenni, (…) costituiscono una violazione prolungata del diritto fondamentale del popolo palestinese all'autodeterminazione”, che “Israele non ha diritto alla sovranità o all'esercizio di poteri sovrani in nessuna parte dei Territori Palestinesi Occupati a causa della sua occupazione, né le preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza possono prevalere sul principio del divieto di acquisizione del territorio con la forza” e che quindi “Israele ha l'obbligo di porre fine alla sua presenza nei Territori Palestinesi Occupati (Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, ndr)” entro 12 mesi; deve “restituire la terra e altri beni immobili, nonché tutti i beni sequestrati a qualsiasi persona fisica o giuridica dall'inizio dell'occupazione nel 1967, e tutti i beni e le proprietà culturali sottratti ai palestinesi e alle istituzioni palestinesi; permettere a tutti i palestinesi sfollati durante l'occupazione di ritornare al loro luogo di residenza originario; riparare i danni causati a tutte le persone fisiche e giuridiche interessate nei Territori Palestinesi Occupati; adempiere immediatamente agli obblighi di diritto internazionale indicati nelle rispettive ordinanze di misure provvisorie della Corte Internazionale di Giustizia nel caso riguardante l'applicazione della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (Sudafrica contro Israele) in relazione al diritto del popolo palestinese nella Striscia di Gaza di essere protetto da tutti gli atti che rientrano nell' ambito degli articoli II e III della Convenzione”. Invita quindi gli Stati membri tra le altre a “non fornire aiuto o assistenza per mantenere la situazione creata dalla presenza illegale di Israele nel Territorio Palestinese occupato”, a partire dalla rottura dei rapporti diplomatici, economici, commerciali e finanziari, oltreché militari, che possono rafforzare la presenza illegale di Israele nei territori palestinesi. Chiede infine che i paesi membri si impegnino “per porre fine alla discriminazione sistemica basata, tra l'altro, sulla razza, la religione o l'origine etnica, anche per prevenire, proibire ed eliminare le violazioni da parte di Israele dell'articolo 3 della Convenzione Internazionale sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Razziale”.
Registriamo che l’Assemblea Generale ha denunciato il regime di apartheid di Israele e la prima volta in 42 anni ha chiesto sanzioni per porre fine all’occupazione illegale di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est come stabilito a luglio dalla Corte Internazionale di Giustizia. Gli Stati membri dovrebbero adottare sanzioni militari, economiche, commerciali, accademiche contro l’occupazione illegale e il regime di apartheid di Israele. Ma i paesi imperialisti non hanno nessuna intenzione di farlo. Non certo quelli che hanno votato contro, dagli Usa alla Repubblica Ceca, l'Ungheria di Orban, il camerata amico della neofascista Meloni e di Salvini, l'Argentina di Milei e a diverse nazioni insulari del Pacifico. La larga maggioranza a favore è stata determinata dai paesi del sud del mondo e dal gruppo dei BRICS, tranne l’India che si è astenuta. Così come si sono astenuti i paesi imperialisti dell'Ovest, Italia compresa, una astensione ipocrita che vale come un voto contro per il costante supporto alle palesi violazioni della legalità internazionale e al genocidio palestinese dei nazisionisti che col loro supporto stanno anche demolendo i principi stessi del diritto internazionale. Come conferma se ce ne fosse bisogno il video che mostra i soldati nazisionisti il 19 settembre sul tetto di una casa della cittadina palestinese di Qabatiya, nel nord della Cisgiordania, che prima calpestano e prendono a calci poi buttano di sotto i corpi esanimi di tre palestinesi, neanche fossero sacchi di spazzatura.

25 settembre 2024