Attiva partecipazione del PMLI all’iniziativa contro il Ddl sicurezza
Il presidio di Milano si trasforma in corteo sotto la spinta dei manifestanti

Redazione di Milano
Presidio anche a Milano contro il Ddl fascista “sicurezza”, approvato i giorni scorsi alla Camera. Diverse centinaia di manifestanti si sono radunati mercoledì 25 settembre in corso Monforte, nei pressi della Prefettura. Tra gli altri, c’erano rappresentanti dei partiti con la bandiera rossa e la falce e martello quali PMLI, PRC, PCI; presenti anche le bandiere dei partiti dell’opposizione aventiniana quali PD, AVS e SI, oltre a quelle degli organizzatori CGIL, ANPI e ARCI di Milano.
Militanti della Cellula “Mao” di Milano del PMLI, che ha aderito alla manifestazione, hanno tenuto alta la rossa bandiera del Partito portando nei “corpetti” la riproduzione del manifesto del PMLI che rappresenta la ducessa Meloni in divisa fascista mentre brandisce un manganello e con le manette appese alla cintura, con su scritto “Affossare il decreto fascista sicurezza. Buttiamo giù il governo neofascista Meloni”. Lo stesso manifesto era riprodotto sui volantini diffusi dai nostri compagni con l’aggiunta di un QR-Code che riconduce all’articolo de “Il Bolscevico” dal titolo “ll fascista ddl sicurezza non deve passare”. Il volantino è andato letteralmente a ruba tra i manifestanti, in molti l'hanno richiesto prima che gli venisse proposto, alcuni hanno anche espresso ai nostri compagni la loro approvazione: “bisogna dirlo: Meloni e il suo governo sono fascisti”, “siamo alle leggi fascistissime e qui (rivolto agli organizzatori) non si ha il coraggio di dirlo!”.
Effettivamente gli interventi delle organizzazioni promotrici sono stati al di sotto del livello di gravità che meritava essere denunciato. Luca Stanzione, segretario generale CGIL Milano, ha infatti affermato che il DDL 1660 rappresenta “una politica fallimentare” perché “se devono intervenire con un disegno di legge ulteriore dopo che negli ultimi 10 anni hanno fatto altri interventi allora stanno sconfessando tutto quello che hanno fatto prima”. Una grave sottovalutazione politica dell'esecutivo della ducessa Meloni, presentato come incapace e in balia dell'improvvisazione, mentre è evidente che sta attuando un preciso piano repressivo neofascista che supera a destra lo stesso codice fascista Rocco. Lungi dal rilanciare lo sciopero generale nazionale politico antifascista e la lotta di piazza, Stanzione ha preso atto che “il governo non sopporta né il dissenso nei suoi confronti né il dissenso e il conflitto che la Costituzione preserva” per poi cavarsela con un imbelle “ci aspettiamo il ritiro del disegno di legge e di aprire un’interlocuzione seria con il governo che ascolti le organizzazioni sindacali”.
Il presidente ANPI provinciale di Milano, Primo Minelli, non si è spinto oltre a definire il Ddl Sicurezza come “vicino all’autoritarismo”, e non una piena espressione delle origini politiche mussoliniane del principale partito di governo e dell'ormai imperante regime neofascista di stampo piduista in via di completamento con la dittatura presidenzialista del premierato, con la definitiva sottomissione all’esecutivo della magistratura (tramite la “separazione delle carriere” di quest’ultima) e con l’autonomia differenziata regionale che fa letteralmente a pezzi l’unità nazionale.
Per il PD ha parlato Alessandro Capelli, segretario milanese del principale partito neo-aventiniano: “è un Ddl che confonde la parola sicurezza con la parola repressione”, “rischia di essere una legge liberticida contro studenti e studentesse che manifestano per il clima, per i lavoratori che manifestano per il loro posto di lavoro”. Secondo Capelli non è il governo neofascista a voler confondere l'opinione pubblica nascondendo la sua risaputa politica repressiva dietro il termine “sicurezza” (neanche fosse la prima volta!) ma sarebbe lo stesso governo ad essere confuso “rischiando” di varare una legge liberticida quasi senza rendersene conto.
Gli organizzatori hanno concluso i loro interventi poco dopo mezz'ora dall'inizio ufficiale del presidio che volevano chiudere lì. Ma centinaia di manifestanti antifascisti sono rimasti nella piazza comprendendo spontaneamente che la gravità della situazione meritava di più che mezz'ora di presidio.
Sotto la pressione della piazza gli organizzatori hanno quindi guidato un corteo che ha percorso Corso Monforte fino a Piazza San Babila.
Per noi marxisti-leninisti questo Ddl liberticida e fascista è inemendabile e da affossare con tutte le forze e tutti i metodi di lotta. Anche se non siamo d'accordo con alcune posizioni politiche contenute nell'appello “Fermiamo insieme il ddl 1660” - su cui si basava il presidio - vi aderiamo in un'ottica di fronte unito e nell'interesse delle masse popolari e daremo tutto il nostro contributo affinché questo movimento si sviluppi in lotta di massa per respingere e far fallire questa sporca operazione fascista del governo Meloni.

2 ottobre 2024