Appalti truccati, corruzione e concussione tra i reati contestati
Arrestato il presidente PD della provincia di Salerno Alfieri
È anche sindaco di Capaccio Paestum. Indagato il consigliere regionale deluchiano Zannini
Redazione di Napoli
È del 3 ottobre l’arresto del presidente della provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri (PD, vicino al presidente della regione Campania Vincenzo De Luca), per turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio per appalti truccati nel salernitano riguardanti “l’intervento di adeguamento, ampliamento ed efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale-primo lotto funzionale” e quello relativo “ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica amministrazione stradale del Comune con corpi illuminati al led”.
Il Gip del Tribunale di Salerno, Valeria Campanile, nella sua ordinanza scrive anche dell’appetito per un altro appalto ossia quello per la realizzazione della strada Fondovalle Calore per cui gli appalti erano ormai attraversati “da doni, collusioni e mezzi fraudolenti”, al punto da eseguire anche il sequestro di circa 500mila euro di cui 250mila della “Alfieri Impianti srl”, con la sorella Elvira finita agli arresti domiciliari. Altri quattro tra dirigenti e tecnici della pubblica amministrazione sono stati arrestati dal giudice procedente con una serie di provvedimenti restrittivi della libertà personale, come gli arresti domiciliari.
Nella stessa giornata la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha indagato e perquisito decine di abitazioni per un altro filone sgamato dai pm sammaritani e relativo ad un sistema di corruzione messo in piedi nel casertano, che vede tra i protagonisti il consigliere regionale campano Giovanni Zannini, fedelissimo di De Luca, tanto da farsi eleggere alle ultime regionali in una sua lista civica. In sostanza in cambio di “aiuti” in regione, Zannini avrebbe avuto dei ricchi ricambi come la gita su un lussuoso yacht o l’acquisto dei motorini per i figli; il consigliere avrebbe addirittura costretto un ex dirigente dell’Asl di Caserta a dimettersi, ossia Enzo Iodice, ex segretario del PD provinciale di Caserta. Secondo il pool guidato dal procuratore capo Pierpaolo Bruni i reati contestati che vanno dalla corruzione alla concussione, truffa, falso, riciclaggio, nonché alcuni reati finanziari per due imprenditori. Tra gli indagati anche Antonio Postiglione, direttore generale della “Tutela della salute e coordinamento del SSR della Regione Campania” e Alfredo Campoli, titolare di diverse aziende del settore ambientale.
Chiamato in causa per l’arresto e l’indagine su due suoi fedelissimi, De Luca si difendeva sul social network Facebook affermando che “la Campania è la prima regione d’Italia in tema di trasparenza e legalità”, richiamando le decine di accordi intercorsi con le “forze dell’ordine” su gare pulite e senza la partecipazione di imprese in odore di mafia fatti dalla sua giunta; eppure non è la prima inchiesta che attraversa il suo esecutivo come più volte denunciato su “Il Bolscevico”.
D’altronde la linea di Elly Schlein rappresentata dal parlamentare giornalista Sandro Ruotolo e dal segretario provinciale PD Marco Sarracino parla di fine del mandato di De Luca e svolta alle elezioni regionali del 2025 con l’impossibilità per legge del terzo mandato. In sostanza si apre una spaccatura netta tra De Luca e Schlein che potrebbe inficiare non solo il fantomatico “campo largo” in Campania ma anche un possibile “centro-sinistra” compatto alla prossima tornata elettorale, con il PD sempre più travolto dagli scandali provenienti da reati contro la pubblica amministrazione.
9 ottobre 2024