Grave insulto del papa ai medici abortisti
Bergoglio: “L'aborto è un omicidio e i medici che si prestano sono sicari”
“Maschilizzare le donne non è umano ”

In quasi tutti i suoi discorsi Bergoglio non perde l'occasione per sferrare le sue crociate antiabortiste.
E così lo ha fatto anche il 29 settembre, parlando come è sua consuetudine ultimamente, con i giornalisti presenti nel volo di ritorno da Bruxelles a Roma.
Questa volta Bergoglio è arrivato a insultare i medici abortisti, criminalizzandoli e definendoli dei “sicari”. Alla domanda di un giornalista su come conciliare il diritto alla vita con quello della donna a non soffrire, Bergoglio ha risposto che i medici che si prestano all'aborto “sono… mi permetta la parola, dei sicari, e di questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi anticoncezionali, sono un’altra cosa, da non confondere. Io adesso parlo solo dell’aborto e su questo non si può discutere, scusami ma questa è la verità”.
Rispondendo sul comunicato dell’Université Catholique di Lovanio dove il papa è stato rimproverato per le posizioni reazionarie sul ruolo delle donne nella società espresse nel discorso pronunciato nell’ateneo, e poi sulla questione dei ministeri ordinati nella Chiesa, Bergoglio ha affondato un altro colpo contro le donne e la loro aspirazione alla parità fra i sessi e all'emancipazione, ribadendo il concetto oscurantista che la donna per “natura” ha la “maternalità” da conservare, cioè il suo esclusivo, subalterno e principale ruolo deve essere quello di madre e sposa: “ciò che è caratteristico della donna non viene sancito dal consenso o dalle ideologie. È brutto quando la donna vuole fare l’uomo... maschilizzare le donne, non è umano, non è cristiano”.
Il giorno prima, in Belgio, Bergoglio aveva visitato la tomba del re Baldovino, sovrano cattolico che nel 1992 abdicò per 36 ore per non firmare la legge sulla legalizzazione dell’aborto, e nel suo discorso aveva elogiato Baldovino chiedendo di guardare al suo esempio in un momento in cui “si fanno strada leggi criminali”, intendendo alla legge 194. Continuando a elogiare il coraggio di Baldovino, Bergoglio lo ha definito un “politico con i pantaloni”, affermazione che riflette in pieno la concezione reazionaria, patriarcale, oscurantista e antifemminile del papa e del Vaticano, ma anche che lancia un chiaro messaggio al governo neofascista Meloni per spronarlo a essere ancora più incisivo nel contrastare la legge 194.
A seguito di tale vergognoso e grave attacco ai medici abortisti, ai quali va tutta la solidarietà militante del PMLI e de Il Bolscevico , immediata è stata la risposta dell'ordine dei Medici di Torino, con il suo presidente Guido Giustetto, che ha infatti inviato una lettera al ministro della Salute Orazio Schillaci e al vicepremier con delega agli Esteri Antonio Tajani per chiedere di prendere una posizione ufficiale sulle dichiarazioni di Bergoglio con richiesta di valutare eventuali ingerenze del Vaticano negli affari interni dello Stato. “Come mediche e medici - scrive Giustetto - rispettiamo i diritti riconosciuti dallo Stato, rispettiamo sempre e non giudichiamo le decisioni assunte dalle persone sulla propria salute. Rinnoviamo dunque la sorpresa e il dispiacere che esprimemmo direttamente al Papa nell'ottobre del 2018, quando già allora appellò pubblicamente con il termine 'sicari' i medici non obiettori”.
Lettera cui la Santa Sede non ha mai risposto, “nonostante la nostra richiesta di incontro e confronto” ricorda Giustetto, e chiede un intervento del governo “a tutela dell'indipendenza sovrana dell'Italia e delle sue norme – continuando - Come sanitari, incaricati di pubblico servizio, tenuti all'osservanza delle leggi del nostro Paese, chiediamo quindi di valutare una ferma presa di posizione nei confronti dello Stato della Città del Vaticano per il marchio di infamia impresso, con le parole del Pontefice, sulla categoria medica, affermazione al limite dell'ingerenza nella legittimità di una norma di legge del nostro Stato”.
La posizione dell'ordine dei Medici di Torino è stata condivisa dalla segretaria del PD Elly Schlein ma anche dalla numero due del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino. “Non si può criminalizzare chi adempie a una legge dello Stato. Piena solidarietà ai medici che attuano la 194 – ha dichiarato Schlein -. Per questo capiamo e siamo accanto all'Ordine di Torino che si è sentito giustamente toccato da parole che non corrispondono al proprio ruolo professionale a servizio dei diritti riconosciuti dallo Stato. Siamo certi che i ministri interpellati sapranno rispondere tutelando la dignità e il ruolo dei medici. In ogni caso non permetteremo che si calpestino i diritti di donne e ragazze che cercano di accedere al percorso di interruzione volontaria di gravidanza”. A ruota l'Appendino: “Non solo in Italia se vuoi interrompere una gravidanza devi essere fortunata a trovare un medico che pratichi l'aborto. Non solo il governo colpevolizza a ogni occasione te e la tua scelta. Ora i pochi medici che garantiscono questo diritto vengono definiti 'sicari' dal Papa senza che nessuno al governo alzi un dito. Mi schiero al fianco dei medici di Torino che hanno chiesto formalmente al governo di prendere una posizione. Perché se lo Stato italiano garantisce, almeno sulla carta, un diritto alle sue cittadine, è proprio grazie al prezioso lavoro del personale medico, a cui deve andare il nostro rispetto». Vedremo se alle parole di Schlein e di Appendino seguiranno i fatti... anche perché finora i loro partiti hanno fatto un'opposizione di cartone nelle leggi regionali antiabortiste approvate a favore dei finanziamenti alle associazioni ProVita, come quella approvata a settembre dal consiglio regionale umbro che è passata con la non partecipazione al voto del PD e l'astensione del M5S. E non ci pare che abbiamo contrastato efficacemente l'emendamento all'art. 44 del ddl per l'attuazione del PNRR della ducessa Meloni che ha dato il via libera alle Regioni di avvalersi di associazioni Provita nei consultori.
Certo che Bergoglio ha scelto volutamente di lanciare la sua crociata oscurantista mentre in varie città del nostro Paese le donne manifestavano nelle piazze il 28 settembre, Giornata internazionale per l'aborto libero e sicuro, denunciando a unisono come oggi per le politiche antifemminili del governo neofascista Meloni e delle Regioni, per la mancanza di ospedali dove si può abortire in alcune zone del nostro Paese, specie del Sud e per l'alto numero di obiettori nel personale sanitario, sia sempre più difficoltoso l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza (ivg).
In Italia i ginecologi obiettori sono il 63,4%, gli anestesisti il 40,5%, e il personale non medico il 32,8%. Significa che quasi sette medici su dieci non praticano l’ivg. Le regioni sono ormai da anni laboratorio di sperimentazione di leggi volte a ostacolare il funzionamento della 194 come ad esempio l'Umbria dove il consiglio regionale, sopracitato, il 17 settembre ha stanziato 30 milioni di euro per le associazioni oscurantiste e antiabortiste ProVita e sostenitrici della famiglia “tradizionale”. O come il Piemonte che col governatore Alberto Cirio (Forza Italia) sta attuando uno dei piani più feroci contro la 194: la regione infatti è in prima fila nell’erogare finanziamenti alle associazioni ProVita. Prima ha creato il Fondo di Vita Nascente - che in due anni ha raggiunto due milioni di euro - che finanzia tutte quelle associazioni “a sostegno della vita” che nella pratica sono realtà per statuto contrarie all’aborto in ogni sua forma. E a inizio settembre ha inaugurato la “stanza dell’ascolto” all’interno del Sant’Anna di Torino, il principale ospedale ostetrico e ginecologico della regione che effettua metà delle Ivg del Piemonte. E proprio la “stanza dell'ascolto” nell'ambito della mobilitazione del 28 settembre è stata occupata da centinaia di donne ritrovatesi prima in presidio sotto le finestre della struttura, su invito del nodo torinese di Nonunadimeno. Le occupanti hanno poi calato uno striscione “Sant’Anna occupato”, proprio come successe nell’autunno del 1978, quando dopo l’approvazione della 194, il Movimento delle donne pretese che venisse applicata la legge, mentre gli ospedali si rifiutavano.
La “nuova” sparata di Bergoglio contro i medici abortisti conferma di come il pontefice gesuita si sta spogliando via via delle vesti del “poverello di Assisi” indossate all'indomani della sua elezione, smascherandosi per ciò che è realmente e cioè il potente portavoce della chiesa cattolica, che si adatta, si compenetra e si identifica con i sistemi economici, sociali e politici di classe che si alternano sulla scena della storia, oggi nel capitalismo occidentale e nel governo neofascista Meloni, che sostiene per le sue politiche oscurantiste e antifemminili.

9 ottobre 2024