Per rivelazione di segreto d'ufficio e per “violazione dei doveri di imparzialità e terzietà propri della funzione del giudice disciplinare”
Il Csm sospende Natoli, eletta in quota FdI
Il governo neofascista Meloni fa quadrato attorno alla consigliera indagata, che rifiuta di dimettersi

L'11 settembre il Consiglio superiore della magistratura (Csm), alla prima riunione dopo la pausa estiva, ha votato a scrutinio segreto e con maggioranza di due terzi come prevede la procedura, la sospensione della consigliera eletta in quota FdI Rosanna Natoli, membro della Sezione disciplinare, a seguito dell'apertura a suo carico il 29 luglio di un'indagine penale della procura di Roma per i reati di abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio. La legge 195 del1958 prevede infatti che i consiglieri laici, cioè i 10 non magistrati eletti dal parlamento in seduta comune, possono essere sospesi se sottoposti a procedimento penale non colposo, e decadono qualora ne segua una sentenza di condanna. Per i membri togati, invece, la decadenza scatta anche con una sanzione superiore all'ammonimento.
L'avvocata di Paternò e amica stretta del concittadino presidente del Senato, il fascista La Russa, è accusata di aver rivelato, in qualità di componente e vicepresidente della Sezione disciplinare, alla giudice del tribunale di Catania Maria Fascetto Sivillo, informazioni riservate sulle sedute che discutevano provvedimenti disciplinari a suo carico e alle quali partecipava la stessa Natoli. La quale le dava anche consigli su come comportarsi negli interrogatori per meglio “venirne fuori”, e le assicurava tutto il suo appoggio in quanto la Fascetto le risultava essere “amica degli amici”.

Una vicenda di gravità inaudita, come lo scandalo Palamara
Si tratta di una vicenda di gravità inaudita, che getta ulteriore discredito sull'organo di autogoverno dei magistrati, questa volta da parte della destra neofascista, dopo lo scandalo Palamara delle nomine pilotate alle procure addebitato alla “sinistra” borghese e alle “toghe rosse”; e che rischia di paralizzare a tempo indefinito la funzionalità del Consiglio, visto che la Natoli, intorno a cui fa quadrato FdI con tutta la destra e i suoi fogliacci come “Libero”, “Il Giornale” e “Il Tempo”, si rifiuta di dare le dimissioni da consigliera, in barba anche alla “moral suasion” dello stesso Mattarella esercitata come presidente del Csm, e anzi proclama di voler impugnare anche il provvedimento di sospensione.
Lo scandalo era scoppiato il 18 luglio, con una notizia de “La Repubblica”, subito ripresa e confermata da “Il Fatto” e “Domani”, in cui si rivelava che nella seduta della Sezione disciplinare del Csm del 16 luglio l'avvocato Carlo Taormina, legale della Fascetto, aveva messo agli atti una pennetta usb contenente una registrazione di due ore, trascritta in 130 pagine di documento, di un colloquio intercorso il 3 novembre 2023 tra la consigliera Natoli e la sua assistita. Il colloquio era avvenuto presso lo studio di Paternò dell'avvocato Salvatore Milazzo, amico della Natoli, alla presenza del di lui collega di studio ed ex sindaco di Paternò, Giuseppe Failla, anch'egli vicinissimo a La Russa. La giudice dirà poi a “Il Fatto” che l'incontro le era stato sollecitato dalla stessa Natoli tramite Milazzo.
Maria Fascetto Sivillo è stata sottoposta a diversi procedimenti disciplinari nel corso della sua carriera, di cui quello in discussione alla Disciplinare del Csm oggetto della vicenda riguarda la condanna penale a tre anni e sei mesi inflittale dal tribunale di Catania per aver preteso la cancellazione di una cartella esattoriale da parte dell'agenzia delle riscossioni siciliana. Tra le persone che l’avevano denunciata c’è la sua collega al tribunale di Catania, Marisa Acagnino, nota per aver difeso l’altra giudice catanese, Iolanda Apostolico, dagli attacchi di Salvini nella vicenda dei migranti detenuti illegalmente nel cpr di Pozzallo.

“È amica degli amici” e per lei “ sto violando il segreto”
Nella registrazione la Natoli si presenta alla Fascetto in quanto sollecitata a contattarla da comuni amici: “La sua causa l'hanno perorata in tanti”, le dice citando lo stesso Failla e una sua collega laica in quota Lega nel Csm, Claudia Eccher (“che mi ha chiesto un occhio … un occhio di riguardo su tante cose”), e che è stata tra i difensori di Salvini quando era indagato (e poi archiviato) per diffamazione nei confronti di Carola Rackete: “È amica degli amici...di lei me ne hanno parlato sempre bene”, insiste la Natoli rivolta alla giudice, aggiungendo che “noi questa situazione la vogliamo risolvere, e la dobbiamo risolvere, però lei deve dare una mano”. Ed esorta la Fascetto a cambiare atteggiamento durante le udienze, rinunciando alla sua intenzione di ricusare l'intero collegio (“diremo che questo Csm è peggiu 'i Palamara”, aveva minacciato infatti la giudice), e di smetterla di sclerare platealmente, come aveva fatto in udienza all'indirizzo della Acagnino, dopo che lei era riuscita a convincere i colleghi su un semplice provvedimento di censura; commutato in sospensione con blocco dell'anzianità proprio in seguito alla sua scenata.
“No, perché poi alla fine, quando ci siamo riuniti, e sto violando il segreto della Camera di Consiglio, dicono tutti ‘è vero che ha subito un sopruso ma a me mi sembra, poverina, che sia andata in tilt’”, le spiega infatti la consigliera, consapevole di commettere l'illecito che poi le frutterà a sua volta la sospensione. “Lei quel giorno ha avuto uno sfogo bestiale contro l'Acagnino”, le fa osservare, e alle sue rimostranze di essere stata provocata le viene incontro così: ““Però noi ora dobbiamo dare una dimostrazione. Di avere mentalmente superato sta biniditta Acagnino, che lo sappiamo tutti che è una cessa”. E le consiglia anche di “pigliare un co-difensore, un tecnico in disciplinare”, da affiancare a Taormina, e che quella di fare “duemila ricusazioni, pur nel giusto che ha nel merito”, processualmente “non è la strada giusta, per questo io ho chiesto a Turi (l'avvocato Milazzo, ndr) di incontrarla, perché ... se lei se ne vuole uscire, deve assestare un po’, da un punto di vista processuale”.

Per conto di chi Natoli si è compromessa?
Viene da chiedersi per conto di chi la Natoli abbia messo a disposizione la sua funzione istituzionale per la Fascetto, che afferma di non essere stata lei a richiederlo, e chi sono questi “amici” suoi e della giudice che hanno sollecitato il suo intervento e perché. Intanto è un fatto che all'incontro hanno partecipato due “creature”, più che amici, di La Russa: la stessa Natoli e “Pippo” Failla, e questo non può che far sospettare un coinvolgimento della seconda carica dello Stato. La Natoli, che ha dato le dimissioni dalla Sezione disciplinare appena scoppiato lo scandalo, ma non da membro del Csm, ammettendo solo di aver fatto “una leggerezza” parlando con la Fascetto, ha cercato subito di allontanare ogni sospetto dal suo padrino politico, precisando che “nessuno degli esponenti politici provinciali, regionali e men che meno nazionali del mio partito è mai stato a conoscenza diretta o indiretta di questa vicenda”.
C'è anche la sua collega in quota Lega, Claudia Eccher (la quale non ha ancora smentito di essere implicata nella vicenda), che potrebbe avere in comune con la Fascetto l'ostilità tutta politica verso l'Acagnino, giudice catanese finita nel mirino di Salvini dopo l'annullamento del decreto Cutro sul trattenimento illegale dei migranti. Certo è che l'intervento di Natoli non può essere solo farina del suo sacco, tant'è vero che il suo partito e i giornali neofascisti fiancheggiatori non l'hanno scaricata, e anzi hanno cercato di minimizzare la gravità della vicenda e sostengono tacitamente tutt'ora il suo sfacciato rifiuto di dare le dimissioni. Dimissioni sollecitate peraltro dallo stesso Mattarella, allora appena tornato dal Brasile, al vicepresidente del Csm, il leghista Pinelli, presidente di diritto anche della Sezione disciplinare, convocato appositamente al Quirinale.

L'apertura dell'indagine penale e la sospensione
Taormina aveva reso pubblica la registrazione del colloquio allo scopo di inficiare il provvedimento di sospensione della sua assistita presentando istanza di ricusazione per falso ideologico dei “componenti tutti della sezione disciplinare”, in quanto nel dispositivo di condanna disciplinare non sarebbe stato riportato il particolare della decisione di cambiare la sanzione da censura a sospensione con perdita di anzianità. Il plenum del Csm ha poi giudicato inammissibile l'istanza di Taormina perché troppo generica e fuori tempo massimo. Tuttavia il presidente Pinelli, data la gravità dei fatti, e poiché nella registrazione avrebbero potuto esserci altre rivelazioni su atti coperti da segreto, ha deciso di inviare subito la pennetta e i documenti alla procura di Roma, che dopo alcuni giorni ha iscritto la Natoli nel registro degli indagati.
Ma neanche l'apertura dell'indagine penale a suo carico ha convinto la consigliera di FdI a dare le sue dimissioni “spontanee”, senza le quali il parlamento non può procedere alla sua sostituzione. A questo punto il plenum del Csm poteva solo sospenderla dalle sue funzioni in quanto sottoposta a procedimento penale non colposo. Procedura che è stata prima rinviata a causa della pausa estiva, e poi attuata con la seduta dell'11 settembre, quando la protetta di La Russa è stata sospesa con 22 voti a favore, 5 contrari e 2 astenuti, dalla funzione per rivelazione di segreto d'ufficio e con “con violazione dei doveri di imparzialità e terzietà propri della funzione del giudice disciplinare”. Hanno votato contro tutti i 4 consiglieri laici della destra (che sarebbero 5 su un totale di 10, ma la Natoli non ha partecipato al voto). Al suo posto, nella Sezione disciplinare, è entrato il consigliere in quota PD Roberto Romboli.

Natoli non si dimette, spalleggiata da FdI e dal governo
La sospensione di Rosanna Natoli non risolve comunque il grave e imbarazzante problema del seggio in Consiglio occupato indegnamente ma lo prolunga indefinitamente nel tempo. E inoltre rischia di sollevarne altri non meno imbarazzanti. Infatti la consigliera, non solo continua a rifiutarsi di dare le dimissioni, ma proclama di impugnare il provvedimento davanti al Tar, atto di cui non ci sono precedenti. Contemporaneamente attacca la procura di Roma accusandola di istruire contro di lei un “procedimento sommario”, basato su un reato come quello di abuso d'ufficio che sarebbe stato estinto dopo pochi giorni con la firma di Mattarella, e l'altro della rivelazione di segreto che non è di sua competenza, bensì della procura di Catania, e in più basandosi su una registrazione non certificata secondo procedure legali e da lei considerata manipolata. E così via, appellandosi a tutti i cavilli possibili.
Ma soprattutto Natoli cerca di rovesciare la frittata sul piano politico, sostenendo come ha fatto davanti al plenum, che la sua sospensione “avalla un pericoloso precedente. Basta che una Procura iscriva uno di voi nel registro degli indagati, anche per reati inesistenti, abrogati o in via di abrogazione, per farvi sospendere dalla carica. Sono queste l’autonomia e l’indipendenza?”. In precedenti interviste ai fogliacci neofascisti “La Verità” e “Il Giornale”, aveva già espresso questa tesi, aggiungendo però più esplicitamente che “se il parlamento non riprende in mano le proprie prerogative non riuscirà a portare avanti la tanto agognata riforma della giustizia”.
Questo è infatti il vero nocciolo politico della vicenda, non meno sporca e squallida di quella Palamara. La Natoli può tenere in ostaggio l'intero Csm perché si sente le spalle protette dalla politica, ossia dal suo partito e dalla stessa Meloni, che assecondano il suo ostruzionismo in quanto - come La Russa ha fatto presente alla premier neofascista per convincerla a resistere alle pressioni istituzionali - sostituirla con un altro laico di destra eletto dal parlamento, e per giunta di FdI, non sarebbe scontato, e comunque richiederebbe tempi lunghi. Nel frattempo, se la Natoli desse ora le dimissioni, la destra andrebbe in minoranza nella componente laica del Csm.
Meglio allora congelare l'attuale situazione, per quanto indecente essa sia, in attesa che venga realizzata la controriforma piduista della separazione delle carriere dei magistrati, quando il Csm sarà sciolto e scisso in due e sottoposto, con l'aumento dei consiglieri laici, al completo controllo della maggioranza di governo neofascista in parlamento.

16 ottobre 2024