Manifestazioni a Roma, Torino, Firenze e in altre città
L'Italia antisionista in piazza per la-Palestina libera
Decine di migliaia di persone chiedono lo stop del genocidio a Gaza e la fine dell'attacco al Libano da parte di Israele nazisionista. Contestato pesantemente anche il decreto “sicurezza”. Unire le piazze, senza pregiudizi, per rispondere con una sola grande voce al nazisionista Netanyahu e al governo neofascista Meloni.

Durante la scorsa settimana le piazze di tante città italiane si sono nuovamente riempite rivendicando la fine immediata del genocidio del popolo palestinese da parte dello stato sionista d'Israele e l'attacco armato al Libano, ma anche ma anche per chiedere sanzioni al settore militare israeliano e la cancellazione dell’accordo di associazione UE-Israele.

Ancora in diecimila nella capitale
Sabato 12 ottobre la capitale ha registrato la manifestazione più ampia e partecipate delle molte altre messe in piedi dal fronte pro-Palestina in tutta Italia durante questa settimana di lotta.
La piazza di Roma stavolta è stata organizzata dagli organismi, i partiti e le associazioni palestinesi che non avevano partecipato alla manifestazione non autorizzata del 5 ottobre, quelli cioè che, senza giochi di parole, avevano accettato la proposta della questura e di Piantedosi di slittare il corteo di una settimana, poiché troppo a ridosso del 7 ottobre.
Il corteo, organizzato dal Movimento degli Studenti Palestinesi, dall’Associazione dei palestinesi in Italia-Api e dalla Comunità Palestinese d’Italia con la partecipazione di Usb, Udu, Cambiare Rotta, Pci, ARCI, la CGIL di Roma e Lazio e altre sigle, è partito ancora una volta da piazzale Ostiense alle 16 per poi raggiungere piazza Vittorio, passando anche per l'Esquilino dove Osa e Cambiare Rotta manifestavano anche in difesa della scuola pubblica.
Ad aprire lo spezzone composto da oltre diecimila persone di tutti i generi ed età, lo striscione “Stop al genocidio della popolazione palestinese, stop al massacro in Libano”, seguito immediatamente da una grandissima bandiera palestinese, e da tante altre più piccole e da altre libanesi, ma anche cartelli in difesa della Palestina e contro Netanyahu ed Israele sionista. Tanti i cori, da “Free Palestine”, “Stop al genocidio”, “Intifada fino alla vittoria”, a “Siamo tutti antisionisti”.
Importantissimi anche lo striscione “Di padre, madre in figlio, liberemo ogni miglio”, e le numerosissime dichiarazioni dei partecipanti secondo i quali “Il 7 ottobre non è responsabilità di Hamas ma della comunità internazionale”, a testimoniare che gli slogan, le richieste, i cori e le posizioni emerse dalla piazza sono sostanzialmente le stesse usate sette giorni prima.
“Tutto ciò che sta accadendo, ci devasta - scrive il Movimento degli studenti palestinesi su Instagram - ma questo dolore ci spronerà a non cessare la nostra Resistenza rivoluzionaria e multi generazionale”.
A rendere più combattivo il corteo c'erano anche i collettivi universitari, fa i quali il coordinamento della Sapienza ed il Collettivo Zaum, che avevano già partecipato alla manifestazione vietata dalla Questura dello scorso 5 ottobre, e che proprio il 7 ottobre si erano resi protagonisti di una nuova manifestazione anch'essa non autorizzata che dalla metro Laurentina avrebbe dovuto raggiungere la Nuvola dell'Eur dov'era in corso la Cybertech Europe, evento internazionale sulla sicurezza informatica che ha la partnership di Leonardo Spa, che gli studenti e gli antimperialisti contestano per la vendita di armi ad Israele.
Imponente anche stavolta lo schieramento delle forze dell'ordine borghese che hanno atteso studenti e studentesse di fronte all'ingresso della metro e che hanno blindato metro per metro il corteo.
Cori anche sotto il palazzo dove ha sede la Fao, i cui dirigenti avevano rimosso le bandiere solitamente esposte sulle cancellate. “Pupazzi!”, hanno gridato i manifestanti, per denunciare l'immobilismo della comunità in ternazionale incapace di far rispettare alcuna delle oltre settanta risoluzioni contro lo stato sionista d'Israele.
Nel mirino dei manifestanti anche il PD per le sue politiche concilianti verso la politica estera imperialista e filosionista dell'Italia e per aver “aperto la strada con le sue riforme al Ddl sicurezza”, ma soprattutto il governo Meloni, invitato provocatoriamente a non vendere armi a Israele ma a farlo a Palestina e Libano, e criticato per il Ddl 1660 definito “fascista”.
Infine, alla manifestazione ha aderito anche la Rete European Jews for Palestine, composta da numerosi collettivi ebraici presenti in vari paesi europei che “rifiutano i crimini di Israele contro il popolo palestinese e l’ideologia suprematista ebraica dello stato sionista”. “Nel giorno dello Yom Kippur – hanno scritto – siamo in piazza in quanto ebrei per dimostrare la nostra solidarietà al popolo palestinese (e a tutte le vittime libanesi, yemenite, israeliane, etc.) e perché siamo stanchi che l’antisemitismo venga strumentalizzato per silenziare le critiche ad Israele”.

A Torino studenti e studentesse si prendono la piazza
Nella città della Mole è stato soprattutto il 7 ottobre il giorno di lotta per la Palestina quando oltre un migliaio di persone hanno organizzato e svolto un corteo che da piazza Castello ha percorso via Po fino a piazza Vittorio Veneto, nonostante il divieto del Questore.
In piazza i collettivi studenteschi medi ed universitari e gruppi della sinistra “antagonista” che sono stati subito accerchiati dalle forze dell'ordine borghese fin quando, intorno alle 21 ci sono stati alcuni contatti con lancio di petardi, uova e frutta contro i blindati e contro gli agenti in assetto anti-sommossa. Alla fine del corteo i manifestanti hanno acceso un falò nel quale è stata bruciata una bandiera di Israele. Scontri anche sotto la sede RAI, dove sono state lanciate alcune bombe carta per protestare contro l'allineamento filo-sionista dell'informazione pubblica.
"Il diritto a manifestare (...) è un diritto costituzionale, - ha affermato in una nota, il coordinamento cittadino torinese per Gaza - non usciamo in piazza soltanto per la Palestina e il Libano ma per i nostri stessi diritti calpestati da censura, intimidazioni istituzionali e repressioni violente”, con chiaro riferimento al famigerato Ddl 1660.

A Firenze presidio sotto la sede RAI
Fra le iniziative nelle altre città italiane citiamo quella di Firenze, dove qualche centinaio di persone hanno realizzato un presidio promosso da “Firenze per la Palestina” davanti alla sede RAI regionale per denunciare l'assoluta mancanza di solidarietà nei confronti dei 175 colleghi giornalisti palestinesi uccisi a Gaza ed in Cisgiordania dall'esercito di occupazione israeliano, protestando anche per l'asservimento dell'informazione pubblica alla linea governativa.
Pesanti le critiche anche al governo: “Perché Crosetto, – si legge in un post di lancio dell'iniziativa dalla pagina facebook del CPA Firenze Sud, uno degli organismi promotori - a nome del suo governo pronunciasse le parole 'crimini di guerra' c'è voluto che il fuoco sionista colpisse due basi italiane, ancorché sotto bandiera ONU. Ma di cosa si stupisco lor signori? È chiaro che, come fu per la Germania nazista prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando uno Stato viene lasciato libero di intervenire militarmente ovunque ritenga necessario, quello stesso Stato si senta poi legittimato a farlo contro chiunque consideri un ostacolo. Anche contro i suoi stessi alleati. Questo è appunto il caso di oggi: Israele che spara sulle "forze di interposizione ONU”.

Allargare il fronte unito antisionista
Insomma, date diverse ma piazze che rilanciano e portano sostanzialmente gli stessi contenuti; ecco perché oggi più che mai è necessario unire le lotte in un unico grande movimento che chieda l'immediato cessate il fuoco a Gaza ed il ritiro delle truppe d'occupazione israeliane. Comprendiamo la difficoltà e le contraddizioni che emergono quando anche coloro che in qualche modo fanno parte della “sinistra” istituzionale e borghese, si fanno vive nelle piazze a sostegno del popolo palestinese a differenza dei loro partiti e della loro opposizione di cartone sia ad Israele sionista, sia al governo neofascista Meloni; è pur vero però che nei fronti uniti, se li vogliamo influenti, forti e vincenti, deve esserci spazio per tutti coloro che in quel momento appoggiano quella stessa piattaforma.
Le mobilitazioni di questa settimana segnano certamente nuovi e importanti tasselli di questa battaglia antisionista, eppure questa similitudine di obiettivi sottolinea ancora una volta l'errore politico e strategico commesso da chi ha rimandato al 12 la partecipazione anziché convergere unitariamente alla piazza del 5 ottobre. Infatti, oltre ad aver perso l'occasione per formare una manifestazione da decine di migliaia di persone che avrebbe complicato e reso più difficile la repressione messa in atto dalla polizia di governo, ciò avrebbe dato anche un colpo ancora più duro di quello che è stato effettivamente inferto al governo neofascista Meloni ed al suo decreto sicurezza.
In ogni caso, che mille piazze si riempano a sostegno della resistenza palestinese, di quella libanese e di tutti gli altri popoli oppressi dall'imperialismo di qualunque sorta, e contro il governo Meloni, complice dei sionisti e dei padroni, e nemico principale delle masse popolari italiane che devono mandarlo a casa il prima possibile con la lotta di piazza.

16 ottobre 2024