Riunito a Bruxelles per un vertice straordinario
Il Consiglio dell’Unione europea ribadisce il “diritto di Israele di difendersi e l'impegno a favore della sua sicurezza e della stabilità regionale”
Confermati la condanna dell’aggressione della Russia all’Ucraina e l’appoggio al governo di Kiev. Ulteriore stretta antimmigrati
Meloni esalta il ruolo dell’Italia all’interno dell’imperialismo europeo
Il Consiglio europeo straordinario svoltosi il 17 e 18 ottobre a Bruxelles ha fatto registrare una sostanziale identità di vedute delle componenti più importanti dell’imperialismo europeo. Nelle conclusioni pubblicate al termine della prima giornata i 27 capi di Stato e di governo dell’UE, esprimendosi sul Medio Oriente, hanno condannato “con la massima fermezza gli attacchi iraniani contro Israele del 1º ottobre 2024 e le azioni gravemente destabilizzanti compiute dall'Iran in tutto il Medio Oriente tramite gruppi terroristici e armati - tra cui gli Houthi, Hezbollah e Hamas - che costituiscono una grave minaccia per la stabilità regionale. Ribadisce il diritto di Israele di difendersi e l'impegno dell'Unione europea a favore della sicurezza di Israele e della stabilità regionale”.
Il Consiglio europeo ha altresì espresso “la massima preoccupazione per l'escalation militare in Libano e deplora il numero inaccettabile di vittime civili, lo sfollamento forzato causato dall'intensificarsi delle violenze e l'uso persistente della forza militare... Gli attacchi con razzi da parte di Hezbollah devono cessare” e condannato gli attacchi contro la forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), che hanno causato il ferimento di diversi operatori di pace. Tali attacchi costituiscono una grave violazione del diritto internazionale, sono del tutto inaccettabili e devono cessare immediatamente”.
La chiosa finale i 27 dell’UE la dedicano al “tragico anniversario dei brutali attacchi terroristici di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023”, condannando “ancora una volta con la massima fermezza tali atti ingiustificati di violenza deliberata ed è dalla parte delle famiglie delle vittime e degli ostaggi presi da Hamas”.
Il Consiglio europeo ha altresì ribadito la “ferma condanna della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina, che costituisce una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite, e riafferma il suo perdurante sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Riconferma inoltre il risoluto impegno dell'Unione europea a continuare a fornire all'Ucraina e alla sua popolazione un sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo necessario e con l'intensità necessaria. La Russia non deve prevalere”, nonché “il suo sostegno a una pace globale, giusta e duratura basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale, in linea con i principi e gli obiettivi chiave della formula di pace dell'Ucraina”. Fatto salvo “il diritto dell'UE, i beni della Russia dovrebbero rimanere bloccati” fino a quando essa “non avrà cessato la sua guerra di aggressione nei confronti dell'Ucraina e non l'avrà risarcita per i danni causati da tale guerra”.
Un capitolo è stato dedicato alla “Competitività” della superpotenza imperialista europea. “A seguito delle conclusioni dell'aprile 2024 e in linea con l'agenda strategica 2024-2029, il Consiglio europeo – si legge nelle conclusioni - chiede maggiori sforzi per rafforzare la competitività dell'Unione, potenziare la resilienza economica di quest'ultima, assicurarne il rinnovamento industriale e realizzare appieno il potenziale del mercato unico, garantendo condizioni di parità a livello sia interno che mondiale. Sottolinea l'urgenza di intraprendere azioni efficaci”. Per questo “il Consiglio europeo invita l'insieme delle istituzioni, degli Stati membri e dei portatori di interessi dell'UE, in via prioritaria, a portare avanti i lavori, segnatamente per rispondere alle sfide individuate nelle relazioni di Enrico Letta ("Much more than a market" – Molto più di un mercato) e di Mario Draghi ("The future of European competitiveness" – Il futuro delle competitività europee). La questione sarà affrontata nella riunione informale che si terrà a Budapest in novembre e il Consiglio europeo continuerà a fornire periodicamente orientamenti strategici al fine di garantire l'attuazione dell'ambizioso patto dell'Unione per la competitività.
Sull’immigrazione il Consiglio europeo ha tenuto “una discussione strategica approfondita” chiedendo una maggiore cooperazione con i paesi di origine e di transito, attraverso partenariati globali reciprocamente vantaggiosi, per affrontare le cause profonde e combattere il traffico e la tratta di esseri umani al fine di prevenire la perdita di vite umane e le partenze irregolari. L'allineamento della politica in materia di visti da parte dei paesi vicini è un elemento importante a tale riguardo. Percorsi sicuri e legali in linea con le competenze nazionali sono fondamentali per una migrazione regolare e ordinata”. La stretta antimmigrati è contenuta nella richiesta di un'”azione risoluta a tutti i livelli per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri dall'Unione europea, mediante il ricorso all'insieme delle politiche, degli strumenti e dei mezzi pertinenti di cui l'UE dispone, compresi la diplomazia, lo sviluppo, il commercio e i visti. Invita la Commissione a presentare con urgenza una nuova proposta legislativa”. Il Consiglio europeo ha ricordato “la sua determinazione ad assicurare il controllo efficace delle frontiere esterne dell'Unione attraverso tutti i mezzi disponibili. Dovrebbero altresì essere presi in considerazione nuovi modi per prevenire e contrastare la migrazione irregolare in linea con il diritto dell'UE e internazionale”. A margine del vertice di Bruxelles si è svolto un incontro informale tra 11 paesi UE più la presidente della Commissione Ursula von der Leyen sulle soluzioni per la gestione dei flussi migratori, a cui hanno partecipato oltre a quelli di Italia, Danimarca e Olanda, i leader di Austria, Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta e, Slovacchia. Il formato 11+1 comprendeva gran parte dei leader dei 15 Paesi che avevano lanciato la discussione su "nuovi modi" per gestire l'immigrazione irregolare nell'UE, firmando una lettera del 15 maggio scorso alla Commissione europea, che veniva sollecitata a esplorare "soluzioni innovative". Rispetto ai 15 Paesi firmatari della lettera, mancavano Bulgaria, Finlandia, Romania e i tre paesi baltici, mentre era presente, in più, l'Ungheria. Tra i "big" - che non figuravano però tra i 15 - erano assenti Francia, Germania e Spagna.
In preparazione del vertice di Bruxelles si era svolto il dibattito parlamentare italiano con la premier Meloni impegnata a dimostrare come la nomina di Raffaele Fitto come commissario e vicepresidente della nuova Commissione europea di Ursula von der Leyen sia un segno della centralità dell'Italia. Poi ha ribadito la condanna agli attacchi israeliani all'Unifil, aggiungendo che "giustificare Hamas e Hezbollah è antisemitismo". Nella sua comunicazione della mattina al Senato la ducessa Meloni aveva sentenziato che "L'Italia, come sempre farà la sua parte, pronta a indicare la rotta su molti temi sui quali ha ampiamente dimostrato di poter dire la sua. Perché - ha continuato - a questa nazione non manca nulla. Non le manca la solidità, la visione, la creatività, l'affidabilità per poter essere un punto di riferimento. Le è mancata, a volte sì, la consapevolezza del suo ruolo, l'orgoglio per la sua tradizione, il coraggio per tracciare la rotta, invece di limitarsi a seguire le rotte tracciate da altri. Ma quella stagione, fortunatamente, ce l'abbiamo alle spalle". Nel pomeriggio alla Camera per le repliche, Meloni ha invece affermato che "le recenti elezioni europee" hanno rappresentato "un punto di non ritorno" con una "indicazione chiara da seguire: l'UE di domani non può essere quella di ieri e di oggi, deve cambiare e ripensare priorità, approccio, postura, ripensare il suo ruolo nella storia". Per la premier bisogna decidere "quale futuro intendiamo costruire per l'Europa non solo come istituzione ma come autorità politica e come attore imprescindibile sulla scena globale". Un osanna dell’imperialismo europeo.
23 ottobre 2024