Morti sul lavoro
Continua la strage di operai
A Roma precipita un ascensore, un morto e due feriti
Il 13 ottobre si è celebrata la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Abbiamo assistito alla manifestazioni istituzionali, con tanto di intervento del Capo dello Stato Mattarella. Come sempre si sono rivelate solo parole di circostanza, perché la realtà non cambia di una virgola. Il giorno seguente, il 14 ottobre, a Roma, in pieno centro storico, l'ennesima tragedia durante i lavori di manutenzione alla cabina dell'ascensore in una palazzina in ristrutturazione.
È morto un operaio di origini nigeriane di 48 anni, deceduto sul colpo per il distacco delle cinghie di ancoraggio che hanno fatto precipitare la cabina. Feriti altri due lavoratori, un italiano di soli 16 anni e uno di 39, anch'egli di origini nigeriane. La dinamica dell'incidente non è ancora chiara ma a quanto pare gli operai della ditta coinvolta erano tutti inquadrati al primo livello, il più basso. “Possibile – si chiedono i sindacati – che nessun operaio era specializzato?”. Domanda più che legittima visto che si trattava di un intervento molto delicato, tanto più per un ragazzo di soli 16 anni “che da almeno un anno svolgerebbe l'attività di ascensorista. Eppure è una mansione per cui è richiesta un'abilitazione rilasciata da parte della prefettura, che naturalmente è preclusa ai minorenni", ha denunciato la Fillea Cgil di Roma.
La mattina del 16 ottobre è invece morto Domenico Capacci, mentre stava consegnando del materiale a un'azienda di Grotte di Castro, comune della provincia di Viterbo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti l'operaio 64enne, impiegato presso una ditta, la TLE di Arezzo, e residente nella città toscana, al momento dell'accaduto si sarebbe trovato in piedi sulla pedana mobile del mezzo, intento probabilmente a caricarvi sopra il bancale contenente la merce da consegnare. Improvvisamente ha perso l'equilibrio scivolando a terra e finendo schiacciato dal peso della cassa d'imballo.
Il 17 ottobre un altra vittima, stavolta nel bresciano. È morto folgorato da una violenta scarica elettrica un giovane operaio di soli 27 anni, mentre stava lavorando su di un traliccio dell'alta tensione nel paese di Bagolino. Il giovane, Pablo Alejandro Inga Pari, di origini peruviane, era in arresto cardiaco quando è stato soccorso dai paramedici, giunti sul posto con elisoccorso, auto infermieristica e ambulanza. Il personale del 118 ha cercato di rianimare il 27enne durante il trasporto all'ospedale di Brescia, ma gli sforzi dei sanitari sono stati vani.
Un altra morte sul lavoro venerdì 18 ottobre nei pressi di Cesena. Un operaio di 62 anni ha perso la vita dopo essere stato schiacciato da un piccolo escavatore, un cosiddetto bobcat, che stava scaricando dal cassone di un camion. La tragedia è avvenuta poco prima di mezzogiorno mentre l’uomo stava operando in un cantiere in allestimento sotto un ponte della E45, in località Borello di Cesena.
Il dramma in pochi attimi: per motivi ancora tutti da chiarire, il mezzo per il movimento terra si è ribaltato e lo ha schiacciato senza dargli via di scampo. La terribile scena davanti ai colleghi del 62enne che hanno provato ad aiutarlo, ma senza nessun esito.
Quelli descritti sono purtroppo solo una minima parte di un lungo e tragico elenco, che si allunga continuamente, poiché in media muoiono sul lavoro 3 persone al giorno. Una ecatombe inaccettabile, che vede spesso vittime lavoratori giovanissimi o con età da pensione, con una larga percentuale di lavoratori di origine straniera, con i contratti precari e gettati tra gli ingranaggi dello sfruttamento capitalistico con poca o nessuna formazione sulla valutazione dei rischi.
E il governo neofascista Meloni, al di là della retorica, nei fatti anziché contrastare questa vera e propria strage, si preoccupa di legiferare in favore delle imprese per allentare gli obblighi sulla sicurezza perché, come disse ancor prima della sua investitura a premier, il motto del suo governo sarebbe stato: “Non disturbare chi vuole fare, chi vuole produrre ricchezza, chi vuole lavorare”, ovvero allentare i controlli e dare mano libera ai padroni.
23 ottobre 2024