Contributi
La mia testimonianza sulla fine del “PC” di Rizzo


di Marte - Napoli
Vista da fuori, l’ingloriosa fine del “Partito Comunista” di Marco Rizzo sembra qualcosa di insignificante, o tutt’al più la fine di uno dei tanti micro-partiti di falsi “comunisti” che inquinano il panorama politico. Io, che sono stato tesserato in tale partito come “simpatizzante” dall’ottobre 2023 fino al gennaio-febbraio 2024, avendo testimonianze dirette e indirette da dentro dell’intera vicenda, ho ritenuto fosse mio dovere riportare in modo quanto più oggettivo possibile e con cura di dettagli la verità dei fatti avvenuti.

Dal “PC” a DSP
Come è già chiaro a molti, il “PC” di Marco Rizzo, nella sua ultima fase, ha tentato una specie di “fronte unito” con la formula di “Italia Sovrana e Popolare” (divenuta poi “Democrazia Sovrana e Popolare”). Quello che molti non sanno sono i motivi del cambio di nome e dei “rimpasti” interni, dovuti all’opportunismo del duo Rizzo-Toscano. Nella sua fase finale “DSP” ha cercato di intavolare degli accordi e delle trattative con soggetti i più disparati, formando una vera e propria “armata Brancaleone” costituita di individui senza arte né parte. Lo stesso incontro che Rizzo ebbe con Alemanno (condannato per mafia ed ex ministro del fu neoduce Berlusconi) al “congresso fondativo” del suo “partito” è stata una sorpresa non solo da fuori, ma anche da dentro, e io stesso ricordo come nessuno abbia comunicato niente se non all’ultimo, e come mi fu detto, di persona, ad un incontro della “sezione provinciale” avvenuto in itinere a Napoli, che tale incontro fu un’iniziativa personale di Rizzo che non aveva avuto l’approvazione di nessuno del “comitato centrale” del partito, ma solo una consultazione da parte di Rizzo presso alcuni suoi “collaboratori personali” più stretti. Mi venne detto che tale incontro sarebbe stato un “caso sporadico” fatto da Rizzo per “accontentare” Toscano, l’altra “faccia” di DSP, e ricordo anche quando ebbi i primi contatti per avvicinarmi al PC/DSP mi che mi fu detto che DSP sarebbe rimasto un “cartello elettorale” o quantomeno una “lista civetta” di fatto controllata dal PC, assimilabile idealmente ai “fronti uniti” delle Democrazie Popolari o della Nuova Democrazia di Mao. Si trattava solo di menzogne meschine. Ricordo anche la sera dell’incontro della “sezione regionale” di “DSP” a Napoli, avvenuta presso la sede di Via Toledo della libreria del nazi-maoista Pietro Golia, la “Nuova Controcorrente”. Tale “assemblea” si tenne in una piccola stanza di questa libreria, con sedie messe lì alla rinfusa solo per l’occasione, di fronte a noi c’era questo “bancone”, dove si sarebbero seduti e avrebbero discusso alcuni “esponenti campani” di “DSP”, tra cui alcuni dei personaggi che ho descritto in precedenza, insieme allo stesso Rizzo; prima che la “discussione” potesse cominciare, lo stesso Rizzo disse a me e agli altri presenti di “stringerci” di più, di modo da fare “più bella figura” e “sembrare di più” sia davanti alle telecamere del Tg regionale campano di Rai3 (che altro non ha fatto che un paio di riprese “ambientali” e una breve “intervista” pillola di Rizzo che ripete i pochi slogan di “DSP”, in tutto neanche mezzo minuto di servizio televisivo). Iniziò poi il “comizio”, i cui principali punti di discussione furono un tentativo abbastanza grottesco di demagogia da “antipolitica” in salsa berlusconiana e “indignata", ma soprattutto una “giustificazione” abominevole del “supporto alla “piccola borghesia in fase di proletarizzazione” da parte dello stesso Rizzo, che arrivò addirittura ad affermare che “i precari e i disoccupati che vivono di 1.000 euro al mese possono vivere anche con 800 euro al mese, mentre il proprietario di un ristorante o di un lido balneare, se si trova costretto a chiudere la propria attività, si ritrova in mezzo ad una strada”.
Terminato poi questo orrendo spettacolo, ricordo di aver chiesto durante il momento dedicato alle “domande” se noi “militanti” del PC dovremo poi “tesserarci” anche a DSP, domanda che invece resta senza alcuna risposta da parte sia di Rizzo che dei “compagni” seduti in sala affianco a me. A questa sconcertante disorganizzazione segue una conversazione “privata” tra me e i “dirigenti” locali del partito: mi viene detto che il PC, lungi dall’essere “unito sotto un’unica linea” come dovrebbe essere da partito autoproclamatosi “marxista-leninista”, è in realtà diviso in due “correnti”, la “destra” di Rizzo (in teoria “Presidente Onorario” e non più “capo” del partito) favorevole alla piena “unificazione” e quindi “all’entrismo” in DSP come “nuovo partito”, e la “sinistra” guidata da Salvatore Catello (in quel momento vice-segretario del PC) e da Alessandro Pascale (in quel momento “responsabile stampa” per il PC e capo della “scuola di partito”), contraria a DSP ma favorevole ad “unità comuniste” con i falsi “comunisti” neorevisionisti e trotzkisti. Mi viene detto che Marco Rizzo avrebbe adottato la tecnica della “rana bollita”, che il partito sarebbe “destinato a disciogliersi” in DSP, e che ci sarebbero state una “scissione di maggioranza” e un “tentativo di rapprochement” con tutti coloro che nell’anno precedente erano fuoriusciti dal PC, ma viene precisato che “mai e poi mai” avrebbero tentato di intavolare discussioni con formazioni politiche che hanno abbandonato, o che piuttosto mai hanno aderito, al marxismo-leninismo.

La “scissione di maggioranza” dal PC diretta da Pascale
Pochi giorni dopo, il 21 gennaio 2024, si tenne il “plenum” del “Comitato centrale” del PC, e le carte furono scoperte; poco dopo mi viene comunicato da compagni di altre sezioni d’Italia (ma non dai miei “responsabili” provinciali e regionali) che di fatto il PC si è disciolto, che il “Comitato centrale” si è sfaldato e che Marco Rizzo ha deciso per decreto la “confluenza” di fatto del PC in DSP come “corrente di sinistra” di un unico partito. Segue poi il “congresso fondativo” di DSP in diretta sui canali di “VisioneTV”, una “TV alternativa” che esiste soltanto online ed è guidata da Toscano (uomo di ideologia cattolico-sedevacantista reazionaria di destra, tutt’altro che un “borghese progressista”), e a tale congresso partecipano diversi personaggi: il “capo” di un piccolo sindacato settario che esiste solo a Varese; il monsignor Viganò, nunzio apostolico negli USA e negazionista del COVID-19 e vicino ai “sedevacantisti” rimasugli del cattolicesimo politico di destra DC; e infine Paolo Agnelli, “capo” della Confimi, “scissione” di destra della neofascista Confindustria, che addirittura interviene in videoconferenza “dall’estero”, cioè dalle Maldive, come scopro poi da un “compagno”, e che riceve addirittura un “incoraggiamento” da Rizzo (“Grande Paolo!”). Tale congresso fu boicottato da tutti i militanti del PC e da una consistente fetta di dirigenti.
Segue poi agli inizi di febbraio, pochi giorni dopo, l’annuncio da parte di Pascale, sui suoi canali YouTube, di una “scissione di maggioranza”. Gli “scissionisti” criticano soprattutto l’“abbandono della pregiudiziale antifascista” da parte di Rizzo, un’accusa tanto parziale quanto ironicamente ipocrita, visto quanto sarebbe poi emerso in merito alla vera natura di ciò che gli “scissionisti” avrebbero “creato”. Per quanto sia vero che vi sono stati elementi di tipo neofascista e reazionario che si sono avvicinati a DSP, è incorretto definire tale realtà “politica” come una realtà esclusivamente fascista, ritengo essa piuttosto essere assimilabile a una “brutta copia” dell’“Uomo Qualunque” nel 2024.
Il PC rizziano è caduto in quanto partito che non ha mai veramente aderito al marxismo-leninismo e che quindi non ha mai seguito effettivamente una prassi marxista-leninista che potesse portarlo al “successo” totale. La sua esperienza però non è affatto da buttare, una consistente parte dei suoi aderenti, principalmente la sua base militante, è sempre stata molto valida e sinceramente aderente sia al marxismo-leninismo che ad una più concreta consapevolezza rivoluzionaria e di classe.
I motivi del suo fallimento sono da rintracciare principalmente nel personalismo di Rizzo e nel suo repentino cambio di posizione basato sul più semplice e scabroso opportunismo, piuttosto che su una “analisi concreta della situazione concreta” di cui egli stesso ama riempirsi la bocca; si pensi ad esempio a come il PC sia facilmente passato da posizioni settarie e cripto-trotzkiste quando ha “collaborato” con il degenerato KKE e con i suoi “emissari” in Italia del “fronte comunista” a posizioni neorevisioniste e puramente demagogiche; ma questo non implica che gli altri “dirigenti” del PC non siano esenti da critiche e accuse: al deviazionismo di destra di Rizzo non si è opposta una linea concretamente marxista-leninista, se non solo “nominalmente” e neanche in quel contesto più di tanto, ma una linea deviazionista di sinistra vicina al “pan-sinistrismo” della “Nuova Sinistra” che altro non è che una corrente esterna della “sinistra” borghese i cui principali esponenti in Italia sono rappresentati dal PD. Né Pascale, ex-“rifondazionista” che ha passato per sua stessa ammissione un decennio nel partito neorevisionista e trotzkista nonostante dichiari di essersi “convertito” al marxismo-leninismo nel 2012, “migrando” al PC rizziano solo quando gli fu offerta nel 2021 la candidatura alle comunali di Milano come sindaco, né Catello, “ombra” di Rizzo, possono essere definiti dei “marxisti-leninisti”, essendo entrambi questi individui dei deviazionisti di sinistra che cercano costantemente di ingraziarsi ora i neorevisionisti, ora i trotzkisti, ora altri settori della “sinistra” borghese e capitalista, fallendo a più riprese e ritrovandosi in posizioni sempre più irrilevanti e autoreferenziali a livello politico, ed è stato anche il loro contributo a porre fine non solo al PC, ma anche al potenziale rivoluzionario di buona parte dei suoi ex militanti, ormai disillusi a causa anche del “flirt” che questi ultimi due hanno avuto con infiltrati fascisti conclamati come Paolo Zioni. Alberto Lombardo, “successore” di Rizzo, altro non è stato che il suo “uomo di paglia”, un uomo senza vere idee o posizioni che, per stessa ammissione di ex militanti del PC al sottoscritto, ha avuto per il PC la stessa utilità sia che si trovasse in Italia o all’estero (a Cina o a Cuba, ad esempio).
Se il PCI discioltosi nel 1991 è stato l’artefice di un “grande inganno”, il PC rizziano prossimo a sciogliersi ufficialmente sul finire di quest’anno (stando a quanto lo stesso sito ufficiale del partito riporta in un comunicato del luglio scorso) è stato l’artefice di un “piccolo inganno” vittoriosamente e fortuitamente conclusosi nel gennaio di quest’anno.

30 ottobre 2024