16° incontro dei paesi che contendono agli USA il dominio del mondo
Il vertice BRICS, egemonizzato dal socialimperialismo cinese, invoca il multilateralismo contro il polo dell'imperialismo dell’Ovest egemonizzato dall'imperialismo americano
Sull'Ucraina si prende atto delle singole posizioni nazionali e si auspica una risoluzione pacifica. Ribadita la lotta al terrorismo, cioè ai movimenti islamici antimperialisti.
Sviluppo di un nuovo sistema finanziario internazionale alternativo a FMI e Banca Mondiale anch’esso egemonizzato dal socialimperialismo cinese
Dal 22 al 24 ottobre si è svolto a Kazan, nella Federazione russa, il 16° vertice dei BRICS, l’organizzazione mondiale che raccoglie 9 paesi membri, Brasile, Russia, Cina, India, Sudafrica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran, e a cui hanno già chiesto l’adesione Arabia Saudita, Argentina, Bangladesh, Bahrein, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Honduras, Indonesia, Kazakistan, Kuwait, Nigeria, Palestina, Senegal, Thailandia, Turchia, Venezuela e Vietnam. Un blocco di Paesi, guidato dal socialimperialismo cinese, che già ora rappresenta il 45% della popolazione mondiale e il 37% del Pil globale, una quota che supera quella del G7, con una enorme potenzialità di crescita economica e finanziaria, temuto dall’imperialismo occidentale, che giustamente lo vede come massimo avversario per il dominio del mondo.
Nel testo finale del vertice, la Dichiarazione di Kazan, “Rafforzare il multilateralismo per uno sviluppo e una sicurezza globali giusti”, i paesi membri si fanno promotori di “un ordine internazionale più rappresentativo e più equo, un sistema multilaterale rinvigorito e riformato, sviluppo sostenibile e crescita inclusiva”, “attraverso la promozione della pace”. Ossia un “altro mondo è possibile” rispetto a quello unilaterale finora dominato dagli USA e dall’imperialismo occidentale. Un inganno vero e proprio verso i popoli e paesi del Sud del mondo che rivolgono le loro aspirazioni di libertà e indipendenza dall’imperialismo dell’Ovest verso l’imperialismo dell’Est, egemonizzato da Cina e Russia.
A Kazan, sotto la presidenza russa, i BRICS hanno infatti ospitato i leader di ben 35 Paesi, 6 Organizzazioni, nonché il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, provenienti da Africa, Asia, Europa, America Latina e Medio Oriente all’insegna della parola d’ordine “BRICS e Sud del mondo: costruire insieme un mondo migliore”. Il nuovo imperatore cinese Xi Jinping al vertice ha rassicurato che “BRICS è forse una delle piattaforme più importanti per consolidare il vasto mondo in via di sviluppo e i paesi emergenti. È un fattore di formazione del sistema nella creazione di una multipolarità equa e ordinata e di una globalizzazione economica inclusiva generalmente accessibile”. Per il padrone di casa Putin “Sembra che la tendenza a mantenere le posizioni di leadership dei BRICS nell’economia mondiale si consoliderà, principalmente grazie a fattori oggettivi quali la crescita demografica, l’accumulazione di capitale, l’urbanizzazione e la maggiore produttività del lavoro, sostenuti dalle innovazioni tecnologiche. Per realizzare appieno il potenziale delle nostre economie in crescita e trarre vantaggio dalla nuova ondata di crescita economica globale, i nostri paesi devono rafforzare la cooperazione in settori quali tecnologia, istruzione, sviluppo efficiente delle risorse, commercio e logistica, finanza e assicurazione. Inoltre, dobbiamo aumentare significativamente la portata degli investimenti. A questo proposito, proponiamo di istituire una nuova piattaforma di investimento BRICS che diventerebbe un potente strumento per sostenere le nostre economie nazionali e fornire risorse finanziarie ai paesi del Sud e dell’Est del mondo”.
La dichiarazione finale multilateralista
Nel testo finale i BRICS ribadiscono in questo quadro “l’impegno a migliorare la governance globale promuovendo un sistema internazionale e multilaterale più agile, efficace, efficiente, reattivo, rappresentativo, legittimo, democratico e responsabile. Chiediamo di assicurare una partecipazione maggiore e più significativa dei paesi meno sviluppati, in particolare in Africa, America Latina e nei Caraibi, nei processi e nelle strutture decisionali globali e di renderli più in sintonia con le realtà contemporanee. Chiediamo inoltre di aumentare il ruolo e la quota delle donne, a diversi livelli di responsabilità nelle organizzazioni internazionali. Come passo positivo in questa direzione, riconosciamo la chiamata all'azione del G20 sulla riforma della governance globale”. Così come il “sostegno al sistema commerciale multilaterale basato su regole, aperto, trasparente, equo, prevedibile, inclusivo, equo, non discriminatorio e basato sul consenso, con l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) al suo centro, con trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo, compresi i paesi meno sviluppati, e respingiamo le misure restrittive commerciali unilaterali che sono incoerenti con le regole dell'OMC. Accogliamo con favore i risultati della 13a conferenza ministeriale di Abu Dhabi (EAU) e ribadiamo il nostro impegno a lavorare per l'attuazione delle decisioni e delle dichiarazioni delle conferenze ministeriali dell'OMC.
Riconoscendo la Dichiarazione di Johannesburg II del 2023, riaffermiamo il nostro sostegno a una riforma completa delle Nazioni Unite, incluso il suo Consiglio di sicurezza, al fine di renderlo più democratico, rappresentativo, efficace ed efficiente e di aumentare la rappresentanza dei paesi in via di sviluppo tra i membri del Consiglio in modo che possa rispondere adeguatamente alle sfide globali prevalenti e supportare le legittime aspirazioni dei paesi emergenti e in via di sviluppo di Africa, Asia e America Latina, inclusi i paesi BRICS, a svolgere un ruolo maggiore negli affari internazionali, in particolare nelle Nazioni Unite, incluso il suo Consiglio di sicurezza. Riconosciamo le legittime aspirazioni dei paesi africani, riflesse nel Consenso di Ezulwini e nella Dichiarazione di Sirte, lanciato dal Brasile durante la sua presidenza del G20. Riconosciamo anche dialoghi e partnership che rafforzano la cooperazione con il continente africano come il Summit del Forum sulla cooperazione Cina- Africa, il Summit del Forum India-Africa, il Summit Russia-Africa e la Conferenza ministeriale”.
Nel ribadire “che le differenze e le controversie tra i paesi dovrebbero essere risolte pacificamente attraverso il dialogo e la consultazione”, eppure tra i fautori di quest’organizzazione c’è il nuovo zar del Cremlino e criminale di guerra Putin aggressore dell’Ucraina, i BRICS invitano “la comunità internazionale a cercare risposte collettive alle sfide globali e regionali e alle minacce alla sicurezza, incluso il terrorismo”.
Dietro la lotta al terrorismo la guerra aperta ai movimenti islamici antimperialisti
Lotta al terrorismo che vuol dire guerra aperta ai movimenti islamici antimperialisti. “Ribadiamo – specificano i BRICS dedicando nel testo finale ben 5 punti sul tema - la nostra inequivocabile condanna del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, in qualsiasi momento, luogo e da chiunque venga commesso, ribadendo che non dovrebbe essere associato ad alcuna religione, nazionalità, civiltà o gruppo etnico. Sottolineiamo che il terrorismo è una minaccia comune, che richiede un approccio globale ed equilibrato a livello globale e regionale, tenendo in debita considerazione le priorità nazionali degli Stati. Ci impegniamo a rafforzare ulteriormente la cooperazione internazionale e regionale per prevenire e contrastare le minacce terroristiche… Riconosciamo che qualsiasi atto di terrorismo è criminale e ingiustificabile, indipendentemente dalle sue motivazioni, e sottolineiamo la necessità di garantire una forte risposta collettiva alle minacce terroristiche persistenti ed emergenti senza doppi standard. Respingiamo qualsiasi tentativo di politicizzazione delle questioni antiterrorismo e l'uso di gruppi terroristici per raggiungere fini politici. Ci impegniamo ad adottare misure decisive per prevenire e interrompere la diffusione dell'ideologia terroristica e la radicalizzazione, l'uso improprio delle moderne tecnologie per scopi terroristici, i movimenti transfrontalieri di terroristi, il finanziamento del terrorismo e altre forme di sostegno al terrorismo, l'incitamento a commettere atti terroristici, nonché il reclutamento di combattenti terroristi stranieri”.
Anche “il conflitto nella Striscia di Gaza” alimenta “tensione, estremismo e gravi conseguenze negative sia a livello regionale che globale. Invitiamo tutte le parti interessate – scrivono ancora i BRICS - ad agire con la massima moderazione e ad evitare azioni di escalation e dichiarazioni provocatorie. Riconosciamo le misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia nei procedimenti legali istituiti dal Sudafrica contro Israele. Riaffermiamo il nostro sostegno alla piena adesione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite nel contesto dell'impegno incrollabile alla visione della soluzione a due stati basata sul diritto internazionale”. Sull’Ucraina i BRICS ricordano “le posizioni nazionali relative alla situazione in Ucraina e nei dintorni, come espresse nei forum appropriati, tra cui l'UNSC e l'UNGA. Sottolineiamo che tutti gli stati dovrebbero agire in modo coerente con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite nella loro interezza e interrelazione. Prendiamo atto con apprezzamento delle pertinenti proposte di mediazione e buoni uffici, volte a una risoluzione pacifica del conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia”.
Un nuovo sistema finanziario alternativo a FMI e Banca mondiale
Grande spazio al vertice di Kazan è stato dedicato all’aspetto che attualmente più interessa al rampante imperialismo dell’Est, ossia quello finanziario. In particolare allo sviluppo di un nuovo sistema finanziario internazionale alternativo a FMI e Banca Mondiale egemonizzato dal socialimperialismo cinese. In questo quadro "Il ruolo chiave della New Development Bank (NDB)" con sede a Shanghai è stato sancito nei punti dedicati della Dichiarazione finale. “Sottolineiamo la necessità – vi si legge - di riformare l’attuale sistema finanziario internazionale” con una “architettura per rispondere alle sfide finanziarie globali, tra cui la governance economica globale, per rendere l'architettura finanziaria internazionale più inclusiva e giusta… Riconosciamo il ruolo chiave della NDB nella promozione delle infrastrutture e dello sviluppo sostenibile dei suoi paesi membri. Sosteniamo l'ulteriore sviluppo della NDB e il miglioramento della governance aziendale e dell'efficacia operativa verso l'adempimento della strategia generale della NDB per il 2022-2026. Sosteniamo la NDB nell'espansione continua del finanziamento in valuta locale e nel rafforzamento dell'innovazione negli strumenti di investimento e finanziamento. Incoraggiamo la Banca a seguire principi guidati dai membri e guidati dalla domanda, l'impiego di meccanismi di finanziamento innovativi per mobilitare finanziamenti da fonti diversificate e, a questo proposito, riconosciamo l'iniziativa di creare una nuova piattaforma di investimento per sfruttare l'infrastruttura istituzionale esistente della NDB per aumentare il flusso di investimenti nei paesi dei BRICS e nei meccanismi del Sud del mondo”.
Di fatto la Cina mira a un cambiamento graduale, anche sull'utilizzo del dollaro come moneta principe delle transazioni internazionali. Lo ha spiegato in questi giorni in un’intervista Wang Wen, presidente dello Chongyang Institute for Financial Studies dell'influente Renmin University di Pechino, nonché tra i componenti del centro di ricerca finanziaria dell'ufficio di consulenza del governo cinese. “Il renminbi – ha affermato - ha promosso un sistema di pagamento transfrontaliero autonomo già da diversi anni, anche se a un ritmo relativamente lento, ma tale determinazione strategica e volontà rimangono immutate. Negli ultimi due anni, gli Stati Uniti hanno utilizzato la finanza come un'arma, abusando del sistema di pagamento in dollari per colpire e sanzionare altri Paesi. Questo ha costretto molti a essere disposti ad accettare un nuovo sistema di pagamento transfrontaliero e la costruzione del sistema in renminbi
sta accelerando. Si ritiene che svolgerà un ruolo più importante tra almeno dieci anni. Attualmente, molte grandi banche internazionali stanno ‘scommettendo su entrambi i lati’ del sistema di pagamento transfrontaliero e l'emergere del sistema di pagamento Cips fornisce nuove opzioni e accordi diversificati. Questo renderà l'internazionalizzazione della valuta cinese ancora più veloce in futuro… La de-dollarizzazione è un processo lungo. Senz'altro il futuro deve essere un sistema monetario internazionale diversificato”.
Chiaro è stato anche il presidente russo Putin intervenendo al vertice il 23 ottobre: “Uno sforzo per riformare le istituzioni di sviluppo delle Nazioni Unite e le strutture finanziarie globali è atteso da tempo. I paesi in via di sviluppo non svolgono più il ruolo che avevano in passato nell’economia globale. Tutto è cambiato negli ultimi decenni. Tuttavia, questo non ha aperto la strada a cambiamenti o spostamenti nella gestione del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale o di altre banche multilaterali di sviluppo… È abbastanza chiaro che i paesi della maggioranza globale saranno quelli che porteranno la prossima ondata di crescita economica globale. Pertanto, è giunto il momento di discutere l’idea di creare una nostra piattaforma per sbloccare il potenziale delle nostre economie emergenti. Deve consentire ai paesi del gruppo BRICS, così come a quelli del Sud e dell’Est del mondo, di attrarre più investimenti e concentrarsi sugli investimenti in progetti infrastrutturali e tecnologici. È essenziale creare meccanismi finanziari multilaterali alternativi e catene di fornitura affidabili e libere da qualsiasi imposizione, stabilire canali per lo scambio di tecnologie e competenze avanzate, sviluppare nuovi corridoi di trasporto internazionali e aumentarne la capacità”.
L’obiettivo resta comunque fissato, per il momento gettare le basi non di una moneta comune dei BRICS, ma di un sistema dei pagamenti interbancari a rete che aggiri quello euro-americano basato su dollaro ed euro, che va sotto il nome di Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications). Così, secondo i russi e i cinesi, le banche dei Paesi emergenti potrebbero scambiare fra loro senza rischiare sanzioni secondarie. La proposta prevede soluzioni che metterebbero al centro la superiorità tecnologica e commerciale di Pechino, anche nella moneta digitale di banca centrale: si parla di una rete di transazioni fra banche commerciali su “una piattaforma basata su tecnologie di messaggistica finanziaria che permetta di condurre pagamenti attraverso gettoni (stablecoin, ndr) sostenuti da monete nazionali, anche digitali”.
Non cadere nella trappola del socialimperialismo cinese e dell’imperialismo russo
Intervenendo sul compiacente “Il Fatto Quotidiano” del 25 ottobre, Paolo Ferrero, già segretario di Rifondazione comunista e attualmente del coordinamento nazionale di Unione Popolare, ha scritto che il vertice di Kazan “apre una speranza: ai popoli europei la necessità di coglierla”. Si sarebbe cioé trattato di “una tappa di un processo storico che sta cambiando, in meglio, la realtà del mondo… Noi veniamo da un mondo unipolare in cui gli Stati Uniti hanno fatto il bello e cattivo tempo per vari decenni. I Brics pongono con chiarezza la necessità di superare questa situazione per arrivare ad un mondo multipolare maggiormente democratico ed egualitario”.
Stessi concetti che da tempo fungono da cavallo di battaglia nella politica estera dei partiti nominalmente comunisti del nostro Paese, dai Carc al PCI di Alboresi, dal PRC di Acerbo alle vedove dell’ex PC di Rizzo, dall’imbroglione patentato Fosco Giannini a tutta una schiera di putiniani e filo socialimperialisti cinesi come Manlio Dinucci o Alberto Fazolo, che non fanno altro che avvalorare posizioni errate che circolano anche tra i sinceri comunisti e gli antimperialisti sulla guerra all’Ucraina e sul ruolo attuale della Cina.
Infine non possiamo non denunciare un apologetico commento a favore dell'imperialismo dell'Est scritto dall'ex ambasciatrice Elena Basile su “Il Fatto” del 29 ottobre dall'emblematico titolo: “La riunione BRICS, esempio di cooperazione globale. Nel quale tra l'altro si legge: “Si è trattato di un evento storico che ha riunito i rappresentanti di civiltà millenarie... Come l’impero inglese nel suo intento di scalzare l’impero olandese nel Diciannovesimo secolo e quello americano in grado di spodestare nel Ventesimo il Regno Unito. I Brics costruiscono la loro potenza puntando sullo sviluppo economico, manifatturiero e tecnologico, guardando alla Cina, in grado di liberare dalla povertà 800 milioni di persone in soli 40 anni, come un esempio... Contro le regole create a proprio piacimento dall’unipolarismo Usa, i Brics si appellano al multilateralismo basato su parametri oggettivi, espressione della volontà comune, della mediazione tra interessi differenti.”
Noi marxisti-leninisti abbiamo le idee chiare, capaci di conoscere l’imperialismo e di analizzarlo concretamente in riferimento alla realtà in corso e alle contraddizioni interimperialiste rispetto agli altri citati. Grazie agli insegnamenti di Mao, Lenin e Stalin sull’imperialismo e la lotta all’imperialismo quanto mai illuminanti e utili a comprendere la guerra del nuovo zar Putin all’Ucraina e i pericoli di guerra imperialista mondiale che fanno da sfondo alla lotta senza quartiere tra l’imperialismo dell’Ovest e l’imperialismo dell’Est per la conquista dell’egemonia mondiale. Non possiamo appoggiare né l’imperialismo dell’Est né l’imperialismo dell’Ovest, bisogna essere contro ogni imperialismo. L’imperialismo, qualsiasi sia la sua faccia, è il nemico mortale di tutti i popoli del mondo. Tanto più che i BRICS non sono neppure gli eredi di Bandung degli anni ‘50 e neppure del Movimento dei paesi non allineati degli anni ‘70 e ‘80 come vorrebbero far credere i loro sostenitori. Che i rivoluzionari e antimperialisti non cadano nella trappola del socialimperialismo cinese e dell’imperialismo russo.
30 ottobre 2024