Dati Istat 2023
Povertà record in Italia
5,7 milioni di persone in povertà assoluta, 8,5 milioni di lavoratori in povertà relativa

Mentre il governo neofascista Meloni si vanta di aver “raggiunto grandi successi” e la sera del 21 ottobre 2024 addirittura sul sito di Palazzo Chigi ha pubblicato un “Documento dettagliato” per celebrare i “Due anni di risultati e traguardi per l’Italia”, il Report sulla povertà in Italia pubblicato dall'Istat il 17 ottobre 2024 (dati 2023) ci dice invece che la povertà nel corso del primo anno di governo della ducessa Meloni ha raggiunto livelli record mai visti prima.
Secondo i dati Istat infatti in Italia si contano oltre 2,2 milioni di famiglie povere, pari all’8,4% del totale, che raggruppano quasi 5,7 milioni di persone, il 9,7% della popolazione, a cui si aggiungono 8,5 milioni di persone e 2,8 milioni di famiglie che sono lavoratori poveri e vivono in una condizione di “povertà relativa”.
A soffrire letteralmente la fame sono soprattutto i nuclei familiari più numerosi, con figli minori, le famiglie operaie, quelle del Mezzogiorno, quelle in affitto e i migranti.
L’incidenza della povertà assoluta raggiunge infatti il 20,1% tra i nuclei con oltre 5 componenti e l’11,9% tra quelli con quattro persone. Se ci sono almeno tre figli minori, poi, l’indice di povertà schizza fino al 21,6%.
Anche le famiglie atipiche, quelle in cui per esempio coabitano più nuclei o componenti aggregati, soffrono un livello di povertà assai superiore alla media (15,9%) così come quelle monogenitoriali (12,5%). Dai dati risulta inoltre che la povertà è cinque volte più alta tra le famiglie di stranieri (30,4%) contro il 6,3% delle famiglie composte solo da italiani.
In condizioni di povertà assoluta ci sono anche 1,29 milioni di bambini e ragazzi, ben il 13,8% sul totale che è il record dal 2014. La povertà colpisce anche l’11,8% dei giovani tra i 18 e 34 anni (pari a circa 1 milione 145mila individui) e si attesta al 9,4% per i 35-64 enni raggiungendo anche in questo caso il valore massimo della serie storica) . Sostanzialmente invariata rispetta la 2022 risulta invece l’incidenza di povertà assoluta fra gli over 65 (6,2%, quasi 887mila persone).
L’intensità della povertà assoluta, che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia in media al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”) colpisce duro anche il 16,5% di famiglie con persona di riferimento operaio o assimilato. Un dato che in un solo anno di governo Meloni segna un balzo di quasi 2 punti percentuali visto che nel 2022 era al 14,7%.
Salari da fame e inflazione che galoppa oltre il 18% hanno eroso a tal punto il potere di acquisto da rendere povero anche chi ha un lavoro stabile e a salario pieno. Dai dati infatti emerge che l’incidenza della povertà per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione scende dal 22,4% al 20,7%, andando ad assottigliare la differenza di condizioni di vita tra disoccupati e lavoratori poveri.
L'aumento esponenziale dei lavoratori poveri è in continua crescita e il dato lo si può cogliere in tutta la sua drammaticità osservandolo in un arco temporale più lungo. Infatti risulta che nel 2006 l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata era pari all’1,9% (per i nuclei di operai arrivava al 2,8%); oggi l’incidenza per le famiglie di occupati è all’8,2%, ed è più che raddoppiata per quanto riguarda le famiglie operaie.
Altro che “record di occupati in un anno” di cui cianciano Meloni e i suoi tirapiedi, la verità è che il lavoro non riesce più a garantire un tenore di vita dignitoso non solo ai pensionati, ai disoccupati, ai cassaintegrati, ai precari, ai giovani e ai minorenni ma anche ai lavoratori.
“Nel 2023 - rileva l'Istat - la crescita dei prezzi al consumo è risultata ancora elevata (+5,9% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), con effetti che, tra l’altro, risultano più marcati proprio sulle famiglie meno abbienti (+6,5% la variazione su base annua dei prezzi stimata per il primo quinto di famiglie ossia il 20% delle famiglie con la spesa più bassa (famiglie meno abbienti). Le spese per consumi di questo gruppo di famiglie, che include anche quelle in povertà assoluta, non hanno tenuto il passo dell’inflazione e, pur in forte crescita in termini correnti, hanno subito un calo dell’1,5% in termini reali della spesa equivalente.
Dal Report dell'Istat risulta inoltre che a livello geografico l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta nel Mezzogiorno (dove coinvolge oltre 859mila famiglie, 10,2%,), seguita dal Nord-ovest (8,0%, 585mila famiglie) e Nord-est (7,9%, 413mila famiglie), mentre il Centro conferma i valori più bassi (6,7%, 360mila famiglie).
Tra le famiglie povere, il 38,7% risiede nel Mezzogiorno (41,4% nel 2022) e il 45,0% al Nord (42,9% nel 2022). Il restante 16,2% risiede nel Centro (15,6% nel 2022).
L’intensità della povertà assoluta risulta in forte aumento anche al Nord (arriva a 18,6% dal 17,6% del 2022, con un incremento maggiore nel Nord-est, dove arriva al 18,0% dal 16,5% del 2022), e nel Centro (18,0 %, dal 17,1% del 2022).
Il vero record della Meloni è che in termini assoluti, in un solo anno, anche nelle regioni settentrionali i poveri sono aumentati e sono passati da 2,298 milioni del 2022 ai 2,413 milioni del 2023.

30 ottobre 2024