Alle elezioni regionali del 17 e 18 novembre
Sfida elettorale tra fazioni della borghesia per la guida dell'Emilia-Romagna
Astenersi, per l'Emilia-Romagna governata dal popolo e al servizio del popolo, e per il socialismo
Dal Corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Domenica 17 e lunedì 18 novembre si rinnoveranno il Consiglio regionale e il presidente della giunta dell'Emilia-Romagna, dopo l’elezione il 9 giugno scorso del presidente uscente Stefano Bonaccini al Parlamento europeo (il mandato sarebbe scaduto il prossimo anno) e le sue dimissioni presentate il 12 luglio in quanto vi è incompatibilità tra le due cariche.
Nel frattempo il posto di Bonaccini è stato preso dalla vice-presidente della Regione Irene Priolo, che avrebbe dovuto solo fare da “ponte” tra il vecchio e il nuovo governatore ma si è trovata ad affrontare ben due alluvioni nel giro di un mese (dopo le due dello scorso anno), e alla quale il 22 settembre è stata affidata la carica di Commissario straordinario per gli interventi urgenti, nomina che l’anno scorso era stata negata a Bonaccini (e affidata al Generale Figliuolo che ha fatto ben poco per aiutare le masse colpite e ripristinare i territori danneggiati) proprio per evitare che potesse utilizzare i fondi per garantirsi un bacino elettorale, e che in questa occasione il governo neofascista Meloni ha deciso di affidare alla Priolo proprio per potergli poi addebitare anche sue inadempienze e responsabilità, in vista delle elezioni.
Il candidato designato dal “centro-sinistra” a succedere a Bonaccini è il sindaco di Ravenna Michele De Pascale. La sua elezione non è certamente scontata, anche perché nelle ultime tornate elettorali sono caduti tanti “feudi” storici della “sinistra” borghese in Regione, e non è detto che in particolare la candidata della destra Elena Ugolini, non possa dargli del filo da torcere.
Già alle regionali del 2020 Bonaccini l’aveva spuntata col 51,42% dei voti validi contro il 43,63% della candidata leghista della destra.
De Pascale, che è anche presidente dell’Unione province d’Italia, è sostenuto da
Pd, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Emilia-Romagna Futura, e da una propria lista civica, Civici per De Pascale.
Elena Ugolini, preside degli istituti Malpighi di Bologna, e in precedenza commissario straordinario dell'Istituto Invalsi e sottosegretaria del MIUR, dopo aver annunciato la propria candidatura da “indipendente” ha raccolto il sostegno di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, e da una propria lista civica, Rete Civica-Elena Ugolini Presidente, e anche Unione di Centro. Alternativa Popolare, Indipendenza! e Popolo della Famiglia hanno dichiarato di appoggiarla.
Federico Serra, lavoratore nelle cooperative sociali e sindacalista dell'Unione Sindacale di BaseEmilia-Romagna per la Pace, è il candidato della lista "Emilia-Romagna per la Pace, l'Ambiente e il Lavoro" costituita da Potere al Popolo, PCI, Rifondazione Comunista.
Luca Teodori è il candidato della lista “Lealtà, coerenza, verità” ed era già stato capolista nelle precedenti elezioni regionali del Movimento no vax 3V (“Vaccini vogliamo verità”).
De Pascale si pone in continuità col lavoro fatto da Bonaccini nei 10 anni dei suoi 2 mandati. Tra i punti principali del suo programma la sanità: “L’obiettivo è difendere e potenziare il sistema sanitario regionale, per garantire cure di qualità e accesso equo ai servizi per tutti e tutte… Un sistema sanitario forte e accessibile è la base su cui costruire il benessere della comunità e tutelare la salute dei cittadini e delle cittadine, soprattutto delle fasce più vulnerabili”. In pratica i soliti slogan elettorali, ben lontani dalla realtà che vede un sistema sanitario regionale in declino già da molti anni, con strutturali carenze d’organico, liste d’attesa sempre più lunghe, il fatto che è la sanità in Emilia-Romagna sia migliore rispetto ad altre Regioni non vuol certo dire che sia soddisfacente e che rispecchi le necessità delle masse. E la tanto osannata “soluzione” escogitata da Bonaccini con la creazione dei Cau, cioè Centri di assistenza e urgenza, si prefigura piuttosto sempre più l’ennesima riorganizzazione che a conti fatti rischia di vedere tagliati personale e servizi piuttosto che implementarli, ma non potendo procedere con ulteriori pesanti tagli “diretti” si è pensato piuttosto di “mischiare le carte” e ridistribuirle nuovamente, ma probabile che in questo modo qualche “carta” andrà persa.
Per De Pascale il “Patto per il Lavoro e il Clima” varato il 14 dicembre 2020 costituisce “un fiore all’occhiello” della giunta Bonaccini, rappresenta "un modello di concertazione sociale unico a livello nazionale. Il nuovo programma intende rinnovare questo impegno, aggiornando le politiche regionali alle sfide contemporanee, con l’obiettivo di coniugare crescita economica e tutela dell’ambiente”, “Patto” non sottoscritto però da una Rete di oltre 70 associazioni e comitati dell’Emilia-Romagna secondo i quali “Occorre abbandonare i piani estrattivi che favoriscono l’utilizzo di fonti energetiche climalteranti (carbone, petrolio e gas, biomasse, termovalorizzatori, idrogeno da fossili) e incentivare le comunità energetiche, la microproduzione e microdistribuzione di rinnovabili. Dobbiamo rivedere i modelli di produzione alimentare (agroindustriale e allevamenti), che sono la seconda causa di cambiamenti climatici. Servono forti investimenti su mobilità pubblica e dolce, una rete ciclistica regionale efficiente su modello delle più evolute città europee, incentivi alla mobilità elettrica, e abbandonare progressivamente la motorizzazione a scoppio. Dobbiamo salvaguardare il patrimonio naturale, le risorse idriche e la loro gestione, che deve tornare ad essere pubblica. Per tutto questo occorrono tempi certi e obiettivi intermedi, con l’applicazione di indicatori differenti dal PIL, che non sempre racconta la verità sul benessere e la vivibilità di un territorio”, obiettivi che non si raggiungeranno certo con le misure di Bonaccini e De Pascale, anzi anche l’annunciata “Semplificazione e partecipazione” sembra un’ulteriore modo per liberare le imprese capitalistiche dai “vincoli” che ne frenano lo sviluppo sfrenato.
Il “Contrasto al dissesto idrogeologico in termini di prevenzione, costituendo una struttura dedicata e realizzando un piano speciale di opere per proteggere la nostra comunità dagli eventi estremi" mal si coniuga con l’incuria del territorio che da decenni caratterizza le politiche regionali, testimoniata dagli ingenti danni (e morti) causati dalle 4 alluvioni che hanno colpito la Regione in un anno mezzo, e che non possono essere addebitati esclusivamente alle piogge “eccezionali”, con l’odioso e continuo rimpallo di responsabilità tra amministrazioni di “centro-sinistra” e di destra mentre le masse popolari continuano a spalare il fango dalle proprio case. La realtà è che in base ai dati dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) proprio l’Emilia-Romagna nel 2021 è stata la terza Regione italiana per consumo di suolo, più 658 ettari cementificati in un solo anno, pari al 10,4% di tutto il consumo di suolo nazionale, ed è la prima regione in Italia per cementificazione in aree alluvionali, più 78,6 ettari nel 2021 nelle aree ad elevata pericolosità idraulica; più 501,9 in quelle a media pericolosità. In pochi anni la Regione è arrivata ad avere una superficie impermeabile dell’8,9% contro una media nazionale del 7,1%. E nessun provvedimento è andato a contrastare questa situazione, anzi, le “Disposizione regionali sulla tutela e l’uso del territorio” varate nel 2017 e le deroghe apportate fanno assomigliare la legge sull’urbanistica più a un “colabrodo” che a una “diga” contro la cementificazione: prevedendo ad esempio che le opere pubbliche e i parchi urbani, gli insediamenti strategici di rilievo regionale e gli ampliamenti delle attività produttive esistenti non avrebbero concorso al raggiungimento del limite del 3%, la possibilità di costruire nuovi fabbricati se funzionali alle aziende agricole o se inseriti in un piano di ammodernamento dell’attività rurale. Per i progetti, agricoli o urbani, sarebbe valso lo scomputo dei contributi di costruzione fino al 50% dei costi sostenuti per lo svolgimento di concorsi di progettazione. Rendendo di fatto il limite al consumo di suolo solo virtuale, reale invece il sostegno ad un’ulteriore urbanizzazione delle imprese, con una legge incostituzionale che toglie potere decisionale ai Comuni.
Il programma di De Pascale considera la mobilità, "un diritto fondamentale. Gli investimenti riguarderanno il trasporto pubblico locale e la sostenibilità delle infrastrutture, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità della vita nelle città e nelle aree periferiche. La mobilità sostenibile sarà potenziata attraverso nuove reti ciclabili, progetti di smart mobility e una maggiore integrazione tra i trasporti pubblici e privati”, parole contraddette dal “Passante di mezzo”, per la realizzazione del quale sono partiti i lavori dopo la sua prima approvazione nel 2016, che porterà all’allargamento dell’attuale tangenziale e dell’autostrada che per un tratto saranno composte addirittura da 18 corsie, comprese quelle di emergenza, che scorreranno tutte parallelamente, 72 metri di larghezza, 25 ettari asfaltati, in un territorio, quell’Emilia-Romagna che è già il terzo in Italia per consumo di suolo, e la Pianura Padana che è già il luogo più inquinato d’Europa, e che vedrà un’emissione di 1.850 tonnellate di CO² in più ogni anno.
I lavori, che dovrebbero terminare entro 6 anni, prevedono una spesa di 1,5 miliardi di euro, più 250 milioni per gli interventi sulla viabilità di accesso, urbana ed extra urbana.
Anche su rifiuti e acqua non c’è da aspettarsi nessun miglioramento, rispetto al “Piano regionale sui rifiuti” che ha mantenuto aperti gli inceneritori di Piacenza, Parma, Modena, Granarolo, Ferrara e Forlì, e alle “Misure urgenti a sostegno del sistema economico” che hanno tradito ancora una volta gli esiti del referendum del 2011, con la volontà popolare che aveva sancito la mai avvenuta ripubblicizzazione dell’acqua, e con le quali la regione Emilia-Romagna ha prorogato l'affidamento dell'acqua ai privati fino al 2027.
I 469 omicidi sul lavoro a metà di quest’anno, con un incremento del 4,2% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso, con anche i 2 morti nella recente esplosione alla Toyota di Borgo Panigale a Bologna, mal si coniugano con l’obiettivo di far sì che l’Emilia-Romagna rappresenti “un modello di sviluppo sostenibile, in grado di coniugare innovazione, inclusione sociale e crescita economica".
Ovviamente dalla candidata della destra, Elena Ugolini, non c’è da aspettarsi niente di meglio, in quanto il suo obiettivo è quello di dare ulteriore spazio ai privati, togliere ancor più vincoli alle imprese capitalistiche, puntare ancor di più sulle politiche familiste. Mentre Federico Serra, candidato della lista "Emilia-Romagna per la Pace, l'Ambiente e il Lavoro", costituisce l’ennesimo tentativo dei partiti sedicenti comunisti, Potere al Popolo, PCI, Rifondazione Comunista, di ritagliarsi un piccolo spazio di mera rappresentanza, una bandierina da sventolare nelle istituzioni borghesi, come se questo influisse in alcun modo nelle politiche antipopolari e costituisse un “incitamento alla lotta” per le masse, al contrario è l’ennesimo imbroglio elettorale che depotenzia le masse, al di là di certe rivendicazioni condivisibili e sulle quali è possibile costruire un’unità di lotta nelle piazze e nei luoghi di lavoro e di studio.
È evidente come, indipendentemente da chi uscirà vincitore dalle elezioni regionali del 17 e 18 novembre, l’Emilia-Romagna continuerà ad essere governata dalla borghesia per la borghesia.
Noi marxisti-leninisti, che ci battiamo da sempre perché i Comuni, le Regioni, e l’Italia, siano governati dal popolo e al servizio del popolo, sosteniamo l’astensionismo elettorale per delegittimare le istituzioni borghesi e invitiamo le masse lavoratrici e popolari a partecipare, ad essere protagoniste, della lotta di classe per la conquista dei propri diritti e per il soddisfacimento dei propri bisogni immediati, nell’ottica dell’abbattimento del sistema capitalista e della conquista del socialismo, solo così sarà possibile pianificare realmente l’economia, sia a livello locale che nazionale, in base alle esigenze delle masse lavoratrici e popolari e nel rispetto dell’ecosistema.
6 novembre 2024