Destra e “sinistra” del regime neofascista unite sulla legge anticomunista
Votato all'unanimità il museo sulle foibe
Un regalo al fascismo storico, al neofascismo e all'anticomunismo
Il 17 ottobre 2024 la Commissione Cultura della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità in sede legislativa, senza modificazioni rispetto al testo trasmesso dal Senato e da quest'ultimo approvato lo scorso 16 luglio, il disegno di legge governativo che istituisce a Roma il cosiddetto 'museo del ricordo' dedicato alle foibe, che così diventerà legge.
Si attende quindi ora la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale della legge che - fortemente voluta dall'ex ministro Gennaro Sangiuliano e da Giorgia Meloni in persona – concretizza in sede legislativa quello che da sempre è uno dei principali cavalli di battaglia ideologici del nazifascismo nostrano.
Il disegno di legge si compone di due articoli.
Il primo dispone che il museo del ricordo avrà sede a Roma, sarà di diritto privato, vigilato dal Ministero della Cultura e gestito da una fondazione, alla quale potranno partecipare le Regioni Lazio e Friuli - Venezia Giulia oltre a Roma Capitale e altri soggetti pubblici e privati, il cui patrimonio sarà alimentato dal Ministero della Cultura e da altri donatori pubblici e privati. Al primo comma dell'articolo 1 si dichiara che il museo viene istituito “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, dei fiumani e dei dalmati nel secondo dopoguerra, nonché di ricostruire e narrare la storia degli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e della più complessa vicenda del confine orientale italiano”: si noti che non una parola viene detta sulle responsabilità, pienamente documentate, del regime fascista italiano per la raccapricciante e devastante repressione attuata contro la popolazione slava che portò alla doverosa e necessaria condanna a morte di alcune migliaia di italiani che finirono davanti ai plotoni di esecuzione non in quanto italiani ma in quanto responsabili diretti di quei massacri perché appartenenti al partito fascista, alle forze armate, a quelle di polizia, alla pubblica amministrazione, alla magistratura, e l'elenco potrebbe continuare.
Il secondo articolo della futura legge prevede uno stanziamento complessivo di 8 milioni nel triennio fino al 2026 e una spesa annua di 50 mila euro per il funzionamento della struttura museale.
Il fatto vergognoso è che a questa farsa legislativa antistorica e anticomunista hanno partecipato, oltre che i componenti della destra del regime neofascista, ossia i partiti che sostengono il governo promotore del disegno di legge il cui voto era scontato, anche i componenti dei partiti di opposizione: dei ventisei componenti la Commissione, infatti, hanno votato a favore di questo aberrante provvedimento legislativo anche i deputati Mauro Berruto, Giovanna Iacono, Irene Manzi, Matteo Orfini e Roberto Speranza del Partito Democratico, Gaetano Amato, Antonio Caso, Anna Laura Orrico del Movimento 5 Stelle, Valentina Grippo di Azione, Roberto Giachetti di Italia Viva ed Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra, undici parlamentari la cui opposizione, o quanto meno la cui astensione, avrebbe fatto la differenza, perché li avrebbe quantomeno contraddistinti come antifascisti e non come complici di un regime neofascista che sta gradualmente riscrivendo la storia a proprio uso e consumo, spacciando, per fare un solo esempio, la cosiddetta “foiba di Basovizza” come un luogo dove, secondo la propaganda nazifascista governativa creata dal nulla e senza alcuna base storica, sarebbero stati gettati i cadaveri di migliaia di italiani ma sul cui fondo, lo testimoniò già una serie di ricognizioni nell'immediato dopoguerra, non c'era neppure un cadavere. Gli undici deputati della “sinistra” borghese hanno invece assunto, spalleggiati dai rispettivi partiti, la responsabilità storica di perpetrare la menzogna antistorica delle foibe e di non dire una sola parola – e avrebbero potuto farlo attraverso opportuni emendamenti – sui crimini perpetrati dal regime fascista e dai suoi aguzzini che hanno contribuito al massacro di 900 mila civili jugoslavi.
Già il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha programmato per il prossimo anno una mostra al Vittoriano dedicata all'esodo e il Roberto Menia, deputato di Fratelli d'Italia, ha affermato che si tratta di “una pagina storica nel percorso di riconciliazione di una memoria storica condivisa”, memoria storica condivisa che è esattamente il boccone avvelenato che i partiti della “sinistra” borghese hanno mangiato, smascherandosi così per ciò che realmente sono, ossia altrettante stampelle del regime neofascista della Meloni che si pongono, così, al di fuori della cultura antifascista per diventare parte integrante dell'attuale regime. Non è un caso che la deputata Debora Serracchiani del Pd abbia ignominiosamente affermato, usando quasi le stesse parole del neofascista Menia, che l'abominevole approvazione del disegno di legge “possa essere un'occasione per far avanzare un processo di pacificazione nel rispetto di esperienze vissute e memorie”.
Del resto, come si fa a pensare che quello stesso Stato borghese che non seppe fare i conti seriamente con il passato fascista possa oggi avere un minimo di autorevolezza a pontificare sulle foibe e sull'esodo giuliano dalmata?
A parlare di foibe è, nel 2024, lo stesso Stato borghese italiano che nell'immediato dopoguerra si rifiutò di sciogliere i corpi militari, i corpi di polizia, la magistratura e, in generale, gli apparati pubblici che furono materialmente responsabili, sotto il fascismo, dei crimini compiuti, entro i confini italiani e all'estero, e la partecipazione italiana agli eventi che portarono alla morte di 900 mila civili slavi non fa eccezione.
A parlare di foibe è, nel 2024, lo stesso Stato borghese che avrebbe dovuto istituire Tribunali del Popolo per giudicare – ed eventualmente condannare anche a morte, come fecero gli jugoslavi nell'Istria, a Fiume e in Dalmazia in quella che viene definita “tragedia delle foibe” – appartenenti al partito nazionale fascista e a quello fascista repubblicano, militari, appartenenti a corpi di polizia, magistrati, questori, prefetti, funzionari e delatori corresponsabili – insieme al regime nazista di Hitler e a quello croato di Pavelic – della morte complessiva di 900 mila civili jugoslavi.
A parlare di foibe, infine, è nel 2024 lo stesso Stato borghese italiano che ha tradito la Resistenza, permettendo che criminali che si macchiarono di efferatezze indicibili in Jugoslavia come i generali dell'esercito Roatta e Robotti, solo per fare un piccolo esempio, non abbiano fatto un solo giorno di galera, ma anche che il presidente della Corte d'appello di Addis Abeba, Guerrazzi, sia diventato dopo la fine della guerra giudice della Cassazione, che il presidente e il vicepresidente del tribunale della razza Azzariti e Manca sino diventati, nel dopoguerra, rispettivamente presidente della Corte costituzionale e Procuratore generale presso la Cassazione, che il questore di Macerata Ceniti, responsabile della cattura di cittadini italiani e stranieri ebrei e della loro consegna ai nazisti, sia stato nel dopoguerra semplicemente trasferito a Viterbo.
Solo comprendendo che i Tribunali del Popolo jugoslavi hanno fatto ciò che la neonata Repubblica italiana avrebbe dovuto fare, ovvero semplicemente giustizia, si rende onore all'antifascismo e alla lotta partigiana italiana e slava e si comprende altresì che anche l'esodo di parte delle popolazioni italiane dalla Jugoslavia fu purtroppo provocato, indirettamente e come riflesso condizionato, dalla barbarie nazifascista, della quale non c'è un solo cenno nel testo della legge istitutiva del museo delle foibe, e che invece spiega tutto.
Noi marxisti-leninisti non rinunceremo mai alla battaglia contro l'impostura storica delle foibe – macroscopica è l'impostura di Basovizza – e per ribadire che non può esserci una memoria storica condivisa tra fascisti e antifascisti: i partiti della 'sinistra' borghese invece, con il loro esecrabile voto, si sono smascherati definitivamente come altrettante stampelle dell'attuale regime neofascista e, per non avere minimamente proposto emendamenti – durante l'iter parlamentare - che mettessero in evidenza i crimini italiani in Jugoslavia, si sono rivelati veri e propri complici ideologici del nazifascismo e dei suoi crimini. E con ciò hanno fatto un altro regalo al fascismo storico, al neofascismo e all'anticomunismo.
6 novembre 2024