Riflettere sulla ricetta di Lenin per la vittoria e applicarla

di Ugo - Genova
Compagne e compagni, nell’edizione n° 38 de “Il Bolscevico” è stato pubblicato un brano di un importante discorso del Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi. Discorso integralmente pubblicato, e dedicato, in occasione della Commemorazione, tenuta il 21 gennaio del 2024, in ricordo del centenario della scomparsa del compagno Vladimir Ilic Lenin. Nell’immediato si trattava di un messaggio rivolto ai partecipanti presenti all’iniziativa politica avvenuta a Cavriago e spostato, a causa del maltempo e in alternativa a Capri, a Napoli. Tuttavia, quell’importante messaggio, simile a un sasso lanciato nello stagno, si deve ampliare, per consegnare a ogni membro del Partito, a ogni proletario in lotta per la propria emancipazione, l’insegnamento tattico e strategico per conseguire la via che ha permesso alla Russia del 1917 di arrivare al socialismo.
Quell’eterno atto rivoluzionario non cadde dall’alto, non avvenne per caso. Avvenne perché fu voluto. E perché fu preparato, da Lenin e dai bolscevichi, nei minimi particolari. Quell’idea crebbe fra il proletariato. Simile a un infante quell’atto fu educato, fu istruito. E questo sviluppo, come lo ha definito, con il suo abituale acume, il compagno Scuderi, è la ricetta di Lenin per la vittoria. Così sintetizzata: Studiare approfonditamente il marxismo, applicare con intelligenza tattica il marxismo, studiare attentamente la situazione del proprio Paese e nel mondo, unire le masse sfruttate e oppresse, a partire dal proletariato e dai contadini, e le forze rivoluzionarie, anche quelle culturali e religiose, combattere senza tregua il riformismo e revisionismo di destra e di “sinistra”, spendere interamente la propria vita per la causa.
Passo necessario per dipanare l’orizzonte e scorgere la strada da percorrere per ottenere il potere politico e raggiungere il socialismo, sostiene il compagno Scuderi, è lo studio approfondito del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Questa presupposto permette di comprendere come si evolve la società in cui si vive. Permette di individuare la strategia da affrontare nelle lotte. Di capire che mostro sia l’imperialismo, il capitalismo nostrano e quello internazionale. Permette di trasmettere e propagandare le proprie idee. Di aprire contraddizioni, di mettere in discussione ciò che sorregge la cultura borghese, e di minare le assurde, e antistoriche, teorie pacifiste e parlamentari dei revisionisti e dei riformisti.
Studiare attentamente, attraverso il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, la situazione del proprio Paese, come indica nel suo brano, ma soprattutto nell’articolo da cui è stato estrapolato, il compagno Scuderi, diventa per cui un passaggio tattico e programmatico fondamentale. La società capitalistica, senza affermare niente di nuovo, è divisa in classi; borghesia e proletariato. Spesso si sente raccontare che siamo tutti nella stessa barca. E che quella barca perché non affondi bisogna che tutti remino. Ma la verità è assai differente. Ai remi non ci sono tutti, ci sono sempre i soliti; i proletari. Gli altri, i borghesi, quando le cose si complicano saltano su un’altra barca, oppure si recano in qualche paradiso fiscale. Ma questo non meraviglia. Il sistema di produzione capitalistico può esistere solo a quelle condizioni. E le istituzioni borghesi, espressione del capitalismo, nulla hanno a che vedere con il proletariato e con i suoi bisogni. D’altronde sono assolutamente incapaci, persino impossibilitati, a risolvere questioni come lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per non dire poi della redistribuzione del reddito, o della soluzione corretta della proprietà privata dei mezzi di produzione. C’è la borghesia e c’è il proletariato. È bene, quindi, che il proletariato, sorretto dalle conoscenze determinate dallo studio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, abbandoni definitivamente le false speranze che il parlamentarismo, a voce dei revisionisti, infonde. Una regola tattica perché avvenga questa condizione, necessaria perché si sviluppi una cultura rivoluzionaria, è aprire, nel sistema borghese e in chi gli porta le borracce, delle contraddizioni.
Il PMLI in occasione di elezioni politiche, regionali, o comunali, sostiene e indica la diserzione dalle urne. Le testate giornalistiche, quelle dei media, e le tutte voci della politica parlamentare, descrivono l’astensionismo come un comportamento d’indifferenza nei confronti del proprio Paese. Giudicano chi si astiene persona disinteressata della politica, del proprio futuro e chissà che altro. Costoro fingono di non capire, in verità sanno che l’astensione è un voto contro il potere borghese, un voto anticapitalista e antimperialista. Un voto che fa, appunto, barcollare il loro sistema. Poi ci sono quei partiti che si definiscono anticapitalisti e contro la borghesia. Che si presentano con le loro liste alle elezioni e che raccolgono un nulla di voti, ma che nella realtà svolgono un ruolo persino essenziale; danno credito alle elezioni borghesi, danno fiato al parlamentarismo, reggono il sacco a chi gli sta svuotando le tasche; tutte queste sono contraddizioni che vanno aperte.
Compito di ogni militante è di assumere in sé l’efficace risorsa ideologica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Questo dovere è imprescindibile perché la forza di un partito si realizza con la preparazione teorica dei propri militanti, che sono la base, le fondamenta, di un Partito rivoluzionario. Assimilare la teoria diventa per cui un passo indispensabile perché il socialismo, la giustizia sociale, non avviene perché deve venire, ma arriverà solo grazie al peso politico che un Partito rivoluzionario, come il PMLI, ha nella società. Il PMLI ha ottime credenziali. E questo lo conferma la stessa borghesia; se non fosse così non verrebbe censurato. Nello stesso tempo, però, un Partito rivoluzionario ha bisogno di ricambi di qualità che gli consentano di applicare e di sviluppare, in ogni luogo, in ogni tempo, la teoria marxista-leninista della Rivoluzione proletaria e socialista.
Il messaggio che lancia con forza il compagno Scuderi è un messaggio di unità ed è rivolto al proletariato, ai veri rivoluzionari, ma pure ai credenti, agli atei e a tutti coloro che confusi dalla retorica borghese, da quella revisionista e riformista, non sapendo come comportarsi e a chi credere, ma consapevoli nello stesso tempo che occorre un cambio di rotta, in conclusione si adagiano all’andazzo generale facendo il gioco di chi tira le fila perché ama fare il burattinaio.
La ricetta di Lenin sono i suoi insegnamenti. Sono la saggezza contenuta dentro i suoi testi; Che fare? L’imperialismo fase suprema del capitalismo, Stato e rivoluzione. Saggi che hanno formato e istruito una generazione di rivoluzionari. Che hanno dato al proletariato internazionale la teoria e la pratica per approdare al socialismo. È una ricchezza che deve essere studiata per formare centomila e anche più rivoluzionari. Ed è la stessa ricetta che ci indica di seguire il nostro Maestro e compagno Giovanni Scuderi. Studiare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, non solo perché è come immergersi nella storia e nella cultura, ma soprattutto perché è necessario essere preparati ad affrontare il futuro, a lavorare politicamente fra le masse nella costruzione di un fronte anticapitalista, antifascista, antimperialista, presupposto, nell’immediato, indispensabile per abbattere il fascistissimo governo della ducessa Meloni. Questo però dovrà essere solo il primo passo. Passo più importante sarà quello di costruire, fra le masse, una cultura e una coscienza proletaria e rivoluzionaria. Le indicazioni e l’esperienza vissuta dal compagno Lenin ci confortano, ci danno la certezza del loro valore, della loro saggezza. Le dobbiamo raccogliere, farle nostre, adattarle alla nostra realtà nazionale. Ci condurranno sulla via del nostro Ottobre, verso il nostro futuro; l’Italia rossa e socialista.
Con i Maestri e il PMLI vinceremo.

6 novembre 2024