Sciopero generale scuola e università
Manifestazioni, cortei, presìdi e flash mob in 40 città
Docenti, ricercatori e personale Ata uniti per il rinnovo del contratto e aumenti stipendiali in linea con l'inflazione, contro il precariato, i tagli della Finanziaria, il blocco delle assunzioni e le controriforme di Valditara. Gli studenti medi e universitari sostengono la protesa.
A Firenze presente anche il PMLI
Al grido di "Un contratto giusto e un lavoro stabile" decine di migliaia di docenti della scuola e dell'università, ricercatori, lavoratori delle accademie e dei conservatori, personale Ata e studenti hanno aderito allo sciopero generale del comparto scuola e università indetto dalla Flc-Cgil e il 31 ottobre hanno dato vita in oltre 40 città dal Nord al Sud Italia a una serie di manifestazioni, cortei, presìdi e flash mob di carattere territoriale e regionale davanti alle prefetture e agli uffici scolastici per rivendicare il rinnovo del contratto e aumenti stipendiali in linea con l'inflazione, rilanciare la lotta contro il precariato, contro gli odiosi tagli lineari della Finanziaria, il blocco delle assunzioni e le controriforme di Valditara.
Da Milano a Napoli fino a Santa Teresa Gallura (Sassari) docenti, ricercatori e personale Ata hanno rivendicato il rinnovo del contratto già scaduto a dicembre 2022; la stabilizzazione di tutto il personale precario; aumenti stipendiali in linea con l'inflazione galoppante oltre il 18% a fronte del misero “adeguamento” del 5,4% offerto dal governo che invece continua a ignorare il fatto che i salari nella scuola italiana sono tra i più bassi della media Ocse; contro la legge di bilancio appena varata dal Consiglio dei ministri che fra l'altro prevede un blocco del turnover del 25% e quindi una ulteriore riduzione del personale di 5660 docenti e 2174 unità di personale ATA già a partire dal prossimo anno scolastico.
Dito puntato anche contro il blocco delle assunzione per gli oltre 250mila docenti e personale Ata precario (un lavoratore su quattro) e le controriforme del ministro fascioleghista all'Istruzione e al “Merito” Giuseppe Valditara inerenti la “filiera tecnologico-professionale”; il “liceo made in Italy”; l'istituzione delle “classi differenziali” razziste per gli alunni non italofoni; la riforma dei PCTO ex alternanza scuola lavoro per fornire mano d'opera gratis ai padroni; la controriforma dell'autonomia scolastica e la regionalizzazione dell'istruzione in combinato disposto con la legge sull'autonomia differenziata delle Regioni; i nuovi sistemi punitivi, selettivi e meritocratici di valutazione e il giro di vite fascista sul comportamento degli studenti imposto da Valditara che obbliga i dirigenti scolastici ad impugnare il manganello giudiziario e disciplinare per colpire con le sospensioni, il voto in condotta e la bocciatura le studentesse e gli studenti “sediziosi” e “indisciplinati” che promuovono scioperi e occupazioni degli istituti per difendere i propri diritti e osano mettere in discussione le istituzioni, gli ordinamenti e gli insegnamenti scolastici borghesi.
L'adesione allo sciopero è stata molto più alta della media fra il personale Ata rispetto a docenti e ricercatori costringendo centinaia di dirigenti scolastici a chiudere le rispettive scuole e istituti.
Allo sciopero hanno aderito anche tanti Collettivi, Organizzazioni e Associazioni studentesche fra cui Unione degli Universitari, Unione degli studenti medi e Rete della Conoscenza.
Lo sciopero della Flc-Cgil ha anticipato di due settimane odierno quello degli studenti che scenderanno in piazza il 15 novembre.
A Milano
al grido di "Più scuole, meno carri armati" Docenti e Ata hanno manifestato in Piazza Santo Stefano. Dal palco la segretaria generale della FLC CGIL, Gianna Fracassi, ha fra l'altro denunciato che: “I salari sono bassi e del tutto inadeguati, non si fa nulla contro il precariato dilagante. La manovra del Governo non dà alcuna risposta, non ci fermeremo qui”.
A Roma
la manifestazione si è svolta sotto le finestre del MIM in Viale Trastevere. Tanti gli striscioni e i cartelli contro il governo e il ministro Valditara fra cui “Valditara bocciato”; “Dignità per la scuola”.
Data la concomitanza dello sciopero con la festa di Halloween molti manifestanti hanno preso parte al presidio travestiti da strega e da dinosauro e hanno esposto cartelli in tema ironico fra cui quello indossato da una docente precaria di sostegno vestita da strega che recita: "Dolcetto o scherzetto. Solo scherzi pessimi nella manovra. Tagli e blocco del turnover per scuola, università, ricerca e Afam".
Alessandro Tatarella, segretario della Flc Cgil Roma e Lazio, ha denunciato l’inadeguatezza degli aumenti salariali previsti dalla Legge di Bilancio, a fronte di un’inflazione galoppante. “Il taglio del 5% alla scuola – ha precisato Tatarella – si traduce in un’ulteriore riduzione di 8.000 unità di personale ATA. La mobilitazione prosegue, con lo sciopero generale del 29 novembre”.
Natale Di Cola, segretario generale Cgil Roma e Lazio, ha aggiunto che: “Senza investimenti nel futuro delle nuove generazioni, non c’è futuro per il Paese”.
A Napoli
il presidio di protesta si è svolto davanti alla sede dell'Ufficio Scolastico Regionale dove il segretario generale della Flc Cgil Campania, Ottavio De Luca ha fra l'altro chiarito che: "Oggi scioperiamo perché il governo Meloni non ha saputo dare risposte alle esigenze dei lavoratori della scuola. Con un'inflazione del 18 %, ci propongono poco più del 5% di aumento. Gli stipendi dei nostri colleghi europei sono di gran lunga superiori ai nostri... Servono fondi per strutture, docenti, personale Ata. Con l'autonomia differenziata aumenterà ancora il divario tra Nord e Sud, con importanti ricadute sul mondo della scuola nel Mezzogiorno".
Mentre il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci ha aggiunto: “Se non ci mobilitiamo ora, ci ritroveremo con riforme strutturali che saranno lacrime e sangue e il potere d'acquisto e gli aumenti contrattuali non saranno diritti acquisiti ma da riconquistare e questo lo si fa con la battaglia e con la mobilitazione che ci porterà allo sciopero generale del 29 novembre". Al presidio sono intervenuti anche esponenti dell'Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca in Italia, Udu e Uds.
A Firenze
sotto le finestre della prefettura in via Cavour oltre un migliaio di manifestanti provenienti da varie province della Toscana fra cui Livorno hanno dato vita a un combattivo presidio di protesta di carattere regionale a cui hanno preso parte anche alcuni compagni e simpatizzanti del PMLI.
Sugli striscioni e i cartelli esposti dai manifestanti fra l'altro si legge: “Soldi per l'educazione e la cura non per la guerra”; “Salviamo l'istruzione pubblica”; “Oggi dottorato, domani emigrato”.
Altri presidi si sono svolti a Pisa e Grosseto
. In tutta la Toscana ha scioperato oltre il 50% fra docenti e Ata. A Livorno la punta massima di adesione con oltre l'80% del personale scolastico che è sceso in piazza per denunciare “stipendi inadeguati, troppi precari, tagli eccessivi all’Università e l'assunzione di tutti i precari idonei al concorso del 2020”.
Il segretario regionale Pasquale Cuomo durante il suo intervento ha fra l'altro ribadito che i fondi stanziati in Finanziaria per il rinnovo del contratto sono “insufficienti a mantenere il potere d'acquisto delle retribuzioni rispetto all'inflazione del triennio 2022-2024: in legge di bilancio è del 5,78% a fronte dell’inflazione IPCA che si attesta al 17,3%”.
Negli interventi dei docenti viene rievocata più volte la "beffa" riservata a 1.500 docenti idonei del concorso ordinario 2020, finiti in coda rispetto ai vincitori del concorso 2023 del Pnrr.
Le scuole della Toscana a settembre scorso hanno riaperto con circa il 70% di docenti assunti dei 2.367 posti assegnati, su 3.549 disponibilità, denunciano i docenti nei loro interventi, i contratti a tempo determinato sono 10 volte superiori alle assunzioni e i precari sono aumentati, oltre 1.000 in più secondo i dati della Flc Cgil.
“Siamo l'unica categoria – denunciano ancora gli insegnati e i precari nei loro interventi - costretta a pagare per la formazione. Quasi 3.000 euro per seguire un corso online dopo aver vinto il concorso e ore di studio che si sommano all'insegnamento e senza la certezza di un contratto a tempo indeterminato”.
Non a caso denunciano alcuni insegnati precari: “Sono preferiti i contratti a termine così si risparmia lo stipendio dei mesi estivi di luglio e agosto, a livello nazionale sono tanti soldi ma per noi è uno stress”.
Stessa situazione di carenza di organico e di assunzioni anche sul fronte dei collaboratori scolastici, assistenti amministrativi, assistenti tecnici e funzionari di elevata qualificazione dove si contano poco più di 600 assunzioni su oltre 2.000 posti disponibili, con oltre 1.000 supplenti Ata autorizzati da Usr Toscana. Con questi numeri non è possibile garantire la piena sicurezza nelle scuole.
A Genova
centinaia di docenti di sostegno specializzati ma ancora precari, ricercatori del Cnr che aspettano un contratto a tempo indeterminato da sei anni e insegnanti che devono spendere migliaia di euro per l’abilitazione hanno ingrossato le fila del presidio di protesta organizzato dalla Flc sotto la prefettura a cui hanno in centinaia tra docenti, personale ata e ricercatori ma anche tanti precari che aspettano da anni la stabilizzazione, docenti di sostegno specializzati ma ancora precari, ricercatori del Cnr che aspettano un contratto a tempo indeterminato da sei anni e insegnanti che devono spendere migliaia euro per l’abilitazione.
L'adesione allo sciopero è andata oltre ogni aspettativa con una decina di scuole che sono rimaste chiuse (tra cui il liceo classico Colombo , la scuola primaria Daneo, l’infanzia Bertani , l’istituto alberghiero Bergese).
A Imperia
numerosi plessi hanno sospeso le lezioni mentre a Chiavari
la scuola Mazzini è rimasta chiusa per l’adesione compatta del personale ata.
Diverse scuole chiuse anche nel piacentino
con percentuali molto alte di adesione allo sciopero si registrano fra l'altro nel campus Raineri-Marcora, al liceo Colombini, al terzo e il settimo circolo didattico di Piacenza, il comparto Faustini-Anna Frank, Monticelli, Gropparello e altri.
Il presidio di protesta a cui hanno preso parte centinaia di manifestanti si è svolto davanti alla prefettura.
In Sardegna
la Flc Cgil Olbia Tempio ha invitato tutte le scuole del territorio a scendere in piazza a Santa Teresa Gallura “luogo simbolo per rivendicare il diritto all'Istruzione per tutti” in quanto l'istituto comprensivo del paese gallurese racchiude in se tutte le condizioni di disagio che vivono tante scuole del territorio.
“Da oltre dieci anni, l'istituto di Santa Teresa è in regime di reggenza senza un dirigente scolastico titolare, un record di precarietà che lo distingue in negativo nell'intera provincia di Sassari”.
L'istituto della reggenza “ha inflitto un duro colpo alle autonomie scolastiche portando all'accorpamento di istituti come Monti con Oschiri, Budoni con San Teodoro e i licei Dettori e De Andrè a Tempio”.
Tra i disagi elencati dai manifestanti c'è l'insufficienza di spazi adeguati nelle scuole di Olbia e la mancanza di personale specializzato nell'assistenza degli studenti con disabilità.
A Perugia
il presidio indetto dalla Flc Cgil si è svolto in Piazza Università di fronte alla sede del Rettorato per ribadire che: “le ragioni dello sciopero sono prioritariamente per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro” in quanto “ad oggi non abbiamo ancora l’emanazione dell’atto di indirizzo, quindi, non è partita neanche la contrattazione”. Tra le rivendicazioni “c’è anche l’assunzione di tutto il personale precario della scuola. In questi anni abbiamo visto al 50 per cento dell’assunzione del personale docente e il 30 per cento per il personale Ata e soprattutto siamo contro i tagli di 5.660 docenti e di 2.174 del personale Ata e il blocco del turnover nelle pubbliche amministrazioni che per le università e l’alta formazione artistico musicale riguarderà il 25 per cento di coloro che andranno in pensione non saranno sostituiti”.
In piazza anche gli studenti medi e universitari per denunciare che “La ministra Bernini ha tagliato i fondi all’università pubbliche e questo potrebbe essere catastrofico per il nostro ateneo”. Federica Bruschi di Adi Perugia ha aggiunto che: “il problema principale della nostra categoria, come dottorandi e dottori di ricerca, è quello del precariato. In particolare, la lunghezza e le poche garanzie che questo ci dà in università. Quindi quello che noi chiediamo al governo è di poter creare un dialogo costruttivo”. Al presidio ha preso parte anche il Rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Maurizio Oliviero, che ha ribadito quanto già espresso nel comunicato stampa del Crui nel quale i rettori delle università del centro Italia “chiedono un intervento immediato da parte del governo per ripristinare i fondi necessari a garantire la sopravvivenza delle università e per evitare un collasso del sistema universitario pubblico, che rischierebbe di compromettere il futuro dell’istruzione superiore e della ricerca in Italia”.
A Terni
la Flc Cgil ha manifestato davanti alla sede dell’Ufficio scolastico per dire “basta tagli ai settori della conoscenza”. Al presidio hanno partecipato anche operatrici dei servizi educativi del Comune di Narni e precari: “tutti a manifestare il proprio dissenso verso il governo Meloni che umilia la scuola e in generale il lavoro nei settori della conoscenza con una politica fatta solo di tagli sul personale, sul numero di suole, sul salario accessorio, su quello indiretto e non prevede alcuna soluzione per il precariato record”.
In Piazza della Repubblica anche i Cobas per chiedere “la stabilizzazione dei docenti precari con almeno tre anni di servizio. Proponiamo un ritorno delle convocazioni in presenza contro quello che chiamiamo ‘algoritmo cannibale’ per avere più trasparenza”. Mentre Patrizia Puri, del Cobas Perugia, ha denunciato “l’attacco ideologico che c’è nei confronti della scuola pubblica statale”.
A Bologna
l'adesione allo sciopero è andata oltre l'86% nei nidi e 150 plessi sono rimasti chiusi a causa della massiccia adesione del personale Ata.
I lavoratori della scuola si sono radunati in Piazza Roosevelt per poi sfilare in corteo fino a Largo Respighi.
Dal palco il segretario generale della Flc-Cgil di Bologna, Gabriele Caforio, ha dedicato la manifestazione “alla scuola dell’infanzia Bolzani di Lavino”, invasa da acqua e fango nell’alluvione del 19 ottobre scorso e rimasta chiusa per una settimana.
Alle rivendicazioni generali della protesta i manifestanti bolognesi aggiungono gli “8.000 tagli al personale Ata e Docente” per effetto del decreto di dimensionamento delle scuole, che “abbassa la qualità del servizio”; “contro l’autonomia differenziata che divide il paese e spezzetta il contratto nazionale in 20 contratti diversi, mettendo in mano alle regioni un diritto che dovrebbe essere uguale in tutto il paese”.
In sciopero anche i lavoratori dei nidi privati, che protestano contro “un contratto pirata firmato da una sola sigla sindacale che riduce le loro tutele”.
6 novembre 2024