Grande manifestazione antifascista a Bologna contro il corteo di Casapound e Rete dei patrioti
Sciogliere e chiudete le sedi dei gruppi neofascisti anche a Bologna
La polizia di Piantedosi e Meloni difende i fascisti e manganella gli antifascisti. Coro dei neofascisti contro antifascisti e centri sociali, Salvini: “Bisogna chiuderli”

Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Erano partiti dichiarando “Riprendiamoci Bologna. Contro degrado, spaccio e violenza”, Casa Pound e Rete dei Patrioti che sabato 9 novembre hanno tenuto una manifestazione a Bologna, e invece si sono presi solo insulti, secchiate d’acqua, e poteva andare loro molto peggio se non fossero stati difesi, come sempre, dalle “forze dell’ordine” neofascista del ministro Piantedosi e del governo neofascista Meloni che ha impedito a suon di manganellate che migliaia di manifestanti antifascisti li ricacciassero nelle fogne da dove se ne sono usciti.
Anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore si era espresso contro la sfilata neofascista (“Ci hanno mandato 300 camicie nere”) che doveva terminare in Piazza XX settembre, a pochi passi dalla stazione centrale di Bologna, teatro della strage fascista del 2 agosto 1980, che causò 85 morti e 200 feriti, ispirata dalla loggia massonica golpista P2 di Licio Gelli per creare il clima favorevole all’attuazione del suo “piano di rinascita democratica” che doveva sostituire la repubblica parlamentare con la repubblica presidenziale. Lepore aveva chiesto che la manifestazione neofascista venisse almeno spostata altrove, ma la questura ha ribadito il “diritto di manifestare a tutti, primario compito di una polizia democratica al servizio di uno Stato democratico”, peccato che ha garantito così il diritto di manifestare ai neofascisti che per legge e Costituzione, sulla quale si fonda lo “Stato democratico” italiano, non dovrebbero goderne per gli enormi crimini di cui si è macchiato il regime fascista che sostengono e per essere da sempre la manovalanza della borghesia più reazionaria. Nella mattinata si era tenuto un presidio antifascista in Piazza Nettuno organizzato da Anpi e Cgil, al quale hanno partecipato anche la segretaria del PD Elly Shlein e il segretario di AVS Nicola Fratoianni.
Mentre nel pomeriggio si è svolta una grande manifestazione organizzata dalla rete antifascista bolognese, con cortei partiti da più punti della città, e che ha giustamente cercato di impedire lo svolgimento della manifestazione neofascista scontrandosi più volte con le “forze dell’ordine” che avevano il compito di difendere i fascisti, e che hanno respinto gli antifascisti facendo largo uso del manganello mussoliniano e meloniano.
Ovviamente al termine degli scontri è partito il coro contro gli antifascisti a partire dal ministro dell’Interno Piantedosi: “A Bologna ancora una volta le forze di polizia, schierate a difesa della sicurezza pubblica e della libertà di manifestare, sono state oggetto di vergognose aggressioni e violenze da parte di gruppi di facinorosi. Confido che tutte le forze politiche e sociali del paese, senza tentennamenti o speciosi distinguo, sappiano prendere le distanze da comportamenti pericolosi ed inaccettabili in democrazia”. La ducessa Meloni ha espresso "totale solidarietà agli uomini e alle donne delle Forze dell’Ordine, che con fermezza e professionalità hanno affrontato i soliti violenti, tra lanci di petardi e sassi, rischiando la loro incolumità". Non poteva mancare il fascio-leghista Salvini che si è distinto per il suo livore anticomunista secondo il quale "centinaia di delinquenti rossi che hanno dato la caccia al poliziotto nel centro di Bologna: quelli non sono manifestanti di sinistra, quelli sono criminali Rossi il cui posto giusto è la galera”, annunciando: “Chiederò una ricognizione di tutti i centri sociali di sinistra occupati abusivamente perché sono covi di delinquenti”, “Bisogna chiuderli questi centri sociali occupati dai comunisti e lo chiederò oggi stesso al ministro Piantedosi". Contro gli antifascisti anche il sindacato della polizia di matrice fascista Sap che ha attaccato il segretario della Cgil Landini, “colpevole” di aver parlato nei giorni scorsi di “rivolta sociale”, mentre ha auspicato “che il decreto sicurezza, ora all'esame del Senato, venga approvato celermente poiché contenente norme per contrastare e punire i professionisti del disordine con sanzioni più gravi".
Nessuno di costoro, tutti facenti parte in un modo o nell’altro del regime neofascista e del governo neofascista Meloni, ha espresso una sola parola di condanna e di presa di distanza dall’illegale, benché autorizzato (illegalmente) dalla questura, corteo neofascista che ha violato leggi e Costituzione e che ha costituito l’ennesimo affronto alla memoria storica del nostro Paese, al sacrificio di migliaia di partigiani per liberare l’Italia dal mostro nazifascista, ma anche alle vittime civili come quelle della strage fascista alla stazione di Bologna. Questo perché da sempre i fascisti in camicia nera sono servi fedeli della borghesia che, come in questo caso, li utilizza per creare situazioni nelle quali sia più facile far passare i propri provvedimenti, come il “decreto sicurezza”, gli attacchi ai centri sociali e al diritto di manifestare, e da strumentalizzare in campagna elettorale come quella che si sta svolgendo in Emilia-Romagna dove il 17 e 18 novembre si terranno le elezioni regionali.
Il PMLI esprime il proprio appoggio e solidarietà militante alle antifasciste e agli antifascisti che hanno fronteggiato le “forze dell’ordine”, condanna la manifestazione neofascista chiedendo ancora una volta che tutti i movimenti neofascisti vengano sciolti e chiuse le loro sedi anche a Bologna, e invita gli antifascisti, gli antimperialisti e i democratici conseguenti a costruire un grande fronte unito contro il governo Meloni, come si legge nel Documento del CC del PMLI “Uniamoci contro il governo neofascista Meloni. Per il socialismo e il potere politico del proletariato” del 25 ottobre 2022: “un fronte unito più ampio possibile composto dalle forze anticapitaliste, a cominciare da quelle con la bandiera rossa, dalle forze riformiste e dai partiti parlamentari di opposizione. Senza settarismi, pregiudizi ed esclusioni. Deve contare solo l'opposizione a questo governo. Sul campo di battaglia antineofascista c'è posto per tutti, il PMLI ci sarà senz'altro adottando la politica di unità e lotta, di dialettica e combattività. In questo fronte unito le forze anticapitaliste con la bandiera rossa dovrebbero svolgere un ruolo di avanguardia, di esempio e di spinta, concertando un'unità più stretta tra di esse, sulla base di un progetto comune sul futuro dell'Italia, che occorre discutere e approvare quanto prima, come abbiamo proposto pubblicamente il 17 febbraio 2021 nel documento contro il governo Draghi. In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo. Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista ”.

13 novembre 2024