A proposito di pogrom e antisemitismo
Quando Netanyahu “assolveva” Hitler
Ora attacca il processo per genocidio alla corte dell'Aja e difende la provocazione sionista a Amsterdam

"Una linea chiara collega due attacchi antisemiti contro Israele che abbiamo visto di recente sul suolo olandese: l'attacco legale e criminale contro lo Stato di Israele presso la Corte internazionale di giustizia dell'Aja e l'attacco violento e criminale contro i cittadini di Israele per le strade di Amsterdam. In entrambi i casi, si tratta di un pericoloso antisemitismo che mira a rendere gli ebrei e il loro Paese indifesi, a privali del diritto alla vita stessa", dichiarava il nazisionista Benyamin Netanyahu in un video pubblicato dal suo ufficio l'11 novembre, “non permetteremo mai che gli orrori della storia si ripetano. Non ci arrenderemo mai, né all'antisemitismo né al terrorismo. Continueremo a difendere il nostro Paese e i nostri cittadini dovunque, di fronte a qualsiasi minaccia, in particolare quella iraniana", utilizzando ancora una volta da spregiudicato criminale la palesemente falsa equazione antisemitismo uguale antisionismo e indicando la nuova missione del cane da guardia sionista per conto dell'imperialismo dell'Ovest nel medioriente.
Il bilancio del ministero della Sanità all'11 novembre raggiunge i 43.603 morti e 102.929 feriti, sono le cifre del genocidio palestinese che l'esercito nazisionista continua scientemente a perseguire con azioni dirette contro la popolazione civile, e confermate dalle agenzie Onu che si occupano di profughi, infanzia, assistenza medica e aiuti umanitari. Dati di fatto e non un “attacco legale e criminale contro Israele”. Le bande sioniste tra i tifosi del Maccabi che ad Amsterdam la sera del 7 novembre prima di recarsi allo stadio hanno strappato bandiere palestinesi per le strade, così come nel marzo scorso a Atene, e intonato cori “che vinca l’Idf, ammazzate tutti gli arabi” e a Gaza “non ci sono più scuole perché non ci sono più bambini” sono i “cittadini di Israele” di cui Netanyahu va fiero ma che non rappresentano affatto tutti gli ebrei, anzi. Ma tanto serve alla propaganda sionista per presentare i carnefici come vittime, una stomachevole campagna che nell'Italia della neofascista Meloni viaggia a reti unificate dei principali notiziari.
Eppure la spregiudicatezza sionista di Netanyahu nel falsificare la storia non è una novità, a partire dalla sua che si potrebbe oggi definire premonitrice affermazione del 20 ottobre 2015, al 36esimo congresso sionista mondiale a Gerusalemme, quando dichiarò che Adolf Hitler non aveva alcuna intenzione di sterminare gli ebrei, voleva solo espellerli, ma fu convinto dal gran muftì di Gerusalemme nel loro incontro alla fine del 1941. “Se li espelli verranno tutti qui in Palestina”, raccontava Netanyahu, avrebbe detto il muftì e alla domanda di Hitler “cosa dovrei fare con loro” rispondeva “bruciali”. Come dire che la tragedia dell'Olocausto non l'ha voluta Hitler ma i palestinesi e questo gli serviva per collegare strumentalmente il religioso, tra i padri storici del nazionalismo palestinese, all'attualità, a insinuare che era l’odio antiebraico, l'antisemitismo, a incitare la rivolta palestinese e non la rivolta di un popolo oppresso in difesa dei suoi diritti negati dal progetto sionista che vuole cacciarli dalla loro terra, dalla Palestina.
Una bestialità che aveva già sostenuto in un discorso tenuto alla Knesset nel 2012, quando definì il gran muftì Husseini "uno dei principali architetti" della soluzione finale e respinta come tale dai più accreditati ricercatori sull'Olocausto e storici ebrei. "C'è un limite alla deformazione della storia" e le affermazioni di Netanyahu "fanno il gioco dei negazionisti dell'Olocausto", attaccava l'allora leader dell'opposizione israeliana Itzjak Herzog, quello che oggi è presidente di Israele in carica e sodale del criminale nazisionista. Anche il maggiore storico della Shoah, Yehuda Bauer, dichiarava che “riscrivere la storia a fini politici è il più grave degli errori”, definiva quelle di Netanyahu “affermazioni senza fondamento” perché “abbiamo il documento su quell’incontro e spiega come fu Hitler a parlare, chiedendo al mufti di fare propaganda nazista in Medio Oriente”. Moshe Zimmermann, germanista all’ateneo di di Gerusalemme, concludeva “Netanyahu si è aggiunto alla lunga lista di coloro che definiamo negazionisti” per aver ridimensionato le responsabilità dei nazisti nella Shoah.
L'opportunista Netanyahu, colto in fallo, fingeva di fare marcia indietro, “non ho avuta alcuna intenzione di sollevare Hitler dalla responsabilità per l'Olocausto e la soluzione finale. Hitler è stato responsabile della soluzione finale e dello sterminio dei sei milioni di ebrei. Fu lui a prendere la decisione", commentava “ma è ugualmente assurdo ignorare il ruolo avuto dal mufti. Che incoraggiò Hitler, Ribbentrop, Himmler e altri a sterminare gli ebrei europei". Sottinteso: oggi i palestinesi vanno parimenti sterminati per pareggiare il conto, secondo l'interpretazione sionista del biblico “occhio per occhio dente per dente”, che pure definiva un limite alla vendetta. Limite che per i nazisionisti e i loro complici imperialisti non esiste nel genocidio palestinese.

20 novembre 2024