Iran
Una ragazza si spoglia nel campus per protesta
Ahou Daryaee, 30 anni, studentessa iscritta al dottorato di ricerca in letteratura francese ha sfidato il 2 novembre scorso le ingiuste e discriminatorie leggi verso le donne in Iran spogliandosi nel campus universitario.
Dopo varie ipotesi, fra cui quella che alcuni membri della forza paramilitare Basij l'avrebbero fermata perché aveva il velo messo male, è venuta fuori quella più attendibile e cioè che Ahou Daryaee sarebbe stata molestata dai paramilitari della Basij, all’interno dell’università islamica Azad.
Secondo alcuni siti la polizia morale avrebbe molestato la ragazza, strappandole i vestiti e il velo e la studentessa si sarebbe spogliata per protesta.
Alcune studentesse da una finestra adiacente al fatto, hanno girato un primo video dove si vede Ahou in reggiseno e mutande, seduta nel cortile dell'università, mentre discute con gli agenti di sicurezza, poi si allontana camminando con calma. In un altro video girato subito dopo si vede Ahou che continua a camminare per strada e fare il gesto come se si togliesse gli slip. Il video continua con le forze di sicurezza che la fermano e la trascinano in un'auto.
In un primo momento era incerta la sorte di Ahou, poi ci ha pensato il ministro della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia, Hossein Simai Saraf, a far sapere che la studentessa “non ha osservato l’obbligo sul velo e ha disturbi psichici” e che è stata trasferita in una struttura psichiatrica. E così il governo iraniano ha scelto la teoria della “pazzia”, fra l'altro presa come pretesto per secoli dalle cultura dominante borghese, anche negli Stati occidentali, per rinchiudere nei manicomi le donne che che si ribellavano ai suoi dogmi, soprattutto religiosi.
Amnesty International ha subito dichiarato: “Le autorità iraniane devono rilasciare immediatamente e senza condizioni la studentessa universitaria che è stata arrestata in modo violento dopo che si era spogliata per protestare per gli abusi subiti dagli agenti che fanno rispettare l’obbligo del velo”, sembra che al momento di essere stata trascinata nel veicolo della sicurezza, gli agenti le abbiano fatto sbattere violentemente la testa procurandole un'emorragia.
Cresce la preoccupazione sull'incolumità di Ahou fra le attiviste e gli attivisti di “Donna, vita, libertà” il movimento sorto dopo l'uccisione di Mahsa Amini, morta appunto mentre era in “custodia”, considerando la repressione delle forze di sicurezza della Repubblica islamica nei confronti delle giovani donne ribelli.
L'azione di Ahou è stata considerata come un “atto di protesta radicale contro l'hijab forzato” da Narges Mohammadi, premio Nobel per la Pace detenuta in carcere a Teheran per la sua lotta attiva per i diritti delle donne in Iran. Dal suo account Instagram aggiunge: “Le donne pagano il prezzo della sfida, ma non si piegano alla forza. Il corpo della donna che protesta all'università diventa un simbolo di ribellione e dell'intensità della rabbia”.
Qualunque sia stata la causa scatenante del gesto di Ahou esso va inquadrato come un atto coraggioso contro la pesante discriminazione delle donne imposta dal governo di Teheran. Che il sacrificio di Ahou sia preludio di nuove proteste del popolo iraniano con alla testa le donne contro la reazionaria e antifemminile politica e la sanguinaria repressione nei confronti delle donne del governo iraniano.
20 novembre 2024