A Milano
Festa nazionale per gli 80 anni dell’ANPI
Passi avanti ma ancora insufficiente la denuncia e la mobilitazione contro il governo neofascista Meloni
Redazione di Milano
L’Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI) fu fondata dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) a Roma, il 6 giugno 1944, mentre ancora il Nord Italia era sotto l’occupazione nazifascista. I suoi primi 80 anni sono stati celebrati il 12 novembre a Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza, dove ogni anno si tiene anche la manifestazione nazionale per il 25 Aprile.
Le celebrazioni si sono svolte al mattino presso la Camera del Lavoro Metropolitana, sede della Cgil cittadina e provinciale, e nel pomeriggio alla Loggia dei Mercanti e al Piccolo Teatro, ed hanno avuto come titolo “Mai senza Resistenza” che è “oggi, più di ogni altro tempo, un imperativo civile e morale irrinunciabile, oltreché la marca di operosità”. Gli argomenti trattati sono stati: “la pace, contro questa autonomia differenziata e il premierato, per il contrasto giuridico e culturale ai neofascismi e dunque per una sempre più consistente diffusione della memoria delle Partigiane e dei Partigiani, in particolare tra i giovani”.
Nella celebrazione mattutina, il presidente dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo, ha denunciato che “ci sono pulsioni di tipo autoritario, oscurantista, addirittura neofascista, in alcuni casi neonazista, che vanno contrastate”. “Non mi riferisco solamente agli ammiccamenti alle formazioni propriamente neofasciste e uomini delle istituzioni, in particolare di FdI e della Lega - ha aggiunto - mi riferisco al cosiddetto ‘pacchetto sicurezza’, ad una serie di provvedimenti di carattere repressivo” specificando poi in merito ai recenti fatti di Bologna che “ci sono pesantissime responsabilità del ministero dell’interno che avrebbe dovuto vietare la manifestazione di Casapound, cioè i ‘fascisti del III millennio’” che oggi l’ANPI rivendica siano messi giustamente fuorilegge come predisposto dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione e dal suo dispositivo attuativo previsto dalla legge Scelba (n. 645) del 1952.
Il segretario milanese della CGIL, Luca Stanzione, ha affermato che “siamo di fronte ad un neofascismo, vogliono rievocare quel fascismo lì; e allora sono loro che ci chiamano ad una nuova azione democratica, ad una nuova azione partigiana”, intesa e sottointesa però in senso assolutamente nonviolento, costituzionalista ed elettoralista. Piuttosto che “partigiana”, l’azione che si intende rievocare sa molto di aventiniana.
Tutti gli interventi alla fine sono stati al di sotto del livello di gravità che meritava essere denunciato. È evidente, infatti, che l’operato del governo Meloni non si basa sulle semplici “pulsioni autoritarie”, di cui parla Pagliarulo, ma è la piena espressione delle origini politiche mussoliniane del principale partito di governo e dell’ormai imperante regime neofascista di stampo piduista in via di completamento con la dittatura presidenzialista del premierato, con la definitiva sottomissione all’esecutivo della magistratura (tramite la “separazione delle carriere” di quest’ultima), con l’autonomia differenziata regionale che fa letteralmente a pezzi l’unità nazionale, con provvedimenti fascistissimi come il DDL 1660 che intende palesemente attuare un preciso piano repressivo neofascista che supera a destra lo stesso codice fascista Rocco.
Se, come ammette Stanzione, col governo Meloni “siamo di fronte ad un neofascismo” che rievoca quello mussoliniano, cosa aspetta la CGIL a dare un senso politico allo sciopero generale del 29 novembre per buttare giù il governo neofascista Meloni, così come ad esempio fece assieme all’ANPI nel ’60 mobilitando le masse lavoratrici e antifasciste contro il governo clerico-fascista Tambroni fino ad abbatterlo?
In merito alla politica estera, nei discorsi ufficiali dei vertici dell’ANPI e dei suoi ospiti intervenuti, si condannano giustamente gli aggressori russo in Ucraina e israeliano in Palestina senza però trovare alcuna analogia (che ai fatti è evidente) con il feroce imperialismo hitleriano che li qualifica rispettivamente, secondo noi marxisti-leninisti, come nazizarista e nazisionista. Si fatica addirittura ad ammettere che si stia perpetrando un genocidio contro il popolo palestinese.
Ancora più paradossale, se detta da chi dovrebbe difendere “ora e sempre” i valori universali della Resistenza, è l’assoluta mancanza di appoggio alla Resistenza nazionale dei popoli ucraino e palestinese.
Pagliarulo ha inoltre sottolineato la crescita dell’ANPI e in particolare delle donne iscritte, che sono il 41%. “Questo per dire che siamo un’associazione in forte salute, nonostante i tempi che corrono”, ha affermato. “Al termine del tesseramento del 2023 gli iscritti all’ANPI erano poco più di 153mila, di cui circa 24mila nuovi iscritti. L’anno precedente gli iscritti erano poco più di 141mila. Abbiamo fatto davvero tanta strada dal nostro quattordicesimo congresso nazionale, quando nel 2006 a Chianciano Terme, modificando lo statuto, l’associazione si è aperta a tutti gli antifascisti. In quel congresso avveniva un cambiamento strutturale, essendo fino a quel momento l’iscrizione esclusiva ai partigiani”.
Altri interventi hanno sottolineato che il 20% degli iscritti ANPI ha meno di 30 anni di età e che a Milano l’Associazione conta più di 14mila membri. Buone notizie, ma la quantità numerica deve giustificare la qualità politica!
Occorre, quindi, che dalle Sezioni di base (che in più occasioni hanno dimostrato di essere più avanzate del Comitato Nazionale) si prema dal basso verso l’alto affinché, dopo 80 anni di vita, l’ANPI torni ad essere un’organizzazione conseguentemente antifascista che, abbandonando ogni fallimentare illusione costituzionale, parlamentare, elettorale e riformista, mobiliti le masse antifasciste per chiedere il ritiro dell'Italia da tutte le missioni militari, l'immediato cessate il fuoco e permanente a Gaza e in Libano e la cessazione di ogni invio di armi e accordo militare, o con ricadute militari, col governo nazisionista e genocida israeliano e l'uscita dell'Italia dalle alleanze imperialiste della NATO e della UE, che tra l’altro rischiano di coinvolgerla in una terza guerra mondiale. Ogni Resistenza nazionale contro qualsiasi aggressore imperialista (sia esso dell’Ovest o dell’Est) dev’essere appoggiata indipendentemente da chi la dirige o la sostiene. Bisogna chiedere anche lo scioglimento immediato di tutti i gruppi e organizzazioni neofasciste e neonaziste e la chiusura di tutti i loro covi. Contemporaneamente occorre lavorare per unire tutte le masse antifasciste, anticapitaliste e progressiste in un fronte unito di lotta più ampio possibile, senza settarismo, pregiudizi ed esclusioni, che non si limiti alle giuste battaglie referendarie contro premierato e autonomia differenziata ma che si mobiliti risolutamente per abbattere nelle piazze il governo neofascista Meloni e il suo disegno mussoliniano presidenzialista e imperialista!
27 novembre 2024