Offesa a Genova, città Medaglia d’Oro per la Resistenza
Nessuna parata fascista deve rimanere senza risposta
Successo del presidio antifascista

Dal corrispondente di Genova de “Il Bolscevico”
Sabato 23 novembre, a Genova città Medaglia d’Oro per la Resistenza, si è tenuto un presidio antifascista organizzato dal collettivo Genova antifascista cui hanno aderito anche alcuni Centri sociali, fra i quali LSOA Buridda; assenti i partiti che si definiscono antifascisti e di sinistra dell’”arco costituzionale”. Il concentramento è stato allestito a Corte Lambruschini, accanto alla stazione ferroviaria di Genova Brignole, nel pieno centro cittadino e davanti allo Starhotels President in cui si teneva una riunione di nostalgici missini.
La manifestazione è stata convocata per contestare la presentazione del libro “L’invenzione dell’antifascismo”. Testo scritto da Pietro Cappellini, noto autore di saggi nostalgici legati al passato fascista italiano. Madrina della presentazione Giuliana De Medici, figlia del fascista reduce del fucilatore di partigiani e dirigente missino Giorgio Almirante. Moderatore dell’iniziativa, dall’imprescindibile sapore reazionario, Francesco Tringale, responsabile ligure dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della cosiddetta “Repubblica sociale italiana”. Naturalmente all’appuntamento non potevano mancare altre realtà nostalgiche del fascismo locale come l’Associazione Croce al Manfrei o il Ramo d’Oro di Genova; associazione vicina a Casa Pound.
“L’invenzione dell’antifascismo” di Pietro Cappellini, descrive la presunta ghettizzazione che il MSI avrebbe subito dopo i fatti del 30 giugno 1960 a Genova con la caduta del governo Tambroni e la relativa sconfitta strategico-politica dell’asse DC e MSI. A opinione del fascista Pietro Cappellini, il MSI a partire da quel periodo storico avrebbe patito l’emarginazione politica diventando bersaglio privilegiato dell’antifascismo militante, della violenza politica e fisica dei comunisti; quindi, vittima sacrificale e magari persino innocente. Ancora oggi - lamenta l’autore - viene utilizzato l’antifascismo in assenza di fascismo per mascherare il proprio fallimento. In breve, ciò che il nostalgico missino Cappellini propone è la pacificazione nazionale.
Che questi personaggi presentino un libro sull’antifascismo deve preoccupare. Soprattutto se a farlo sono individui strettamente legati alla ignobile figura di Giorgio Almirante. Tuttavia, che i nostalgici del fascismo si impegnino a riscrivere, a proprio vantaggio, la storia non deve sorprendere, e non deve soprattutto lasciare impreparati gli autentici antifascisti. È una operazione di riscrittura revisionista che viene più volte e da più parti proposta e riproposta. E deve in ogni modo fare indignare e drizzare le antenne. Perché questo tipo di narrazione permette al revisionismo, passo dopo passo, di infiltrarsi sottopelle e introdurre nel dibattito l’idea del colpo di spugna; cavallo di Troia che azzererebbe la differenza tra i caduti del fascismo e quelli della Resistenza; l’idea che il fascismo sia una filosofia, una opinione e non invece un progetto criminoso e una realizzazione criminale.
La manifestazione di sabato 23 novembre a Genova, contro la presentazione del libro di Cappellini, è stata per i partiti della “sinistra” istituzionale un’altra occasione persa. Oppure non è stata un’occasione persa, ma voluta. E allora, in quel caso, la “disattenzione” dovrebbe fare davvero riflettere.
Nessuna pacificazione con il fascismo e i suoi reduci sarà mai possibile. Nessuna agibilità politica deve essere data ai nostalgici del MSI e del ventennio mussoliniano.

27 novembre 2024