Grande manifestazione a Biella contro la violenza sulle donne e di genere
In piazza uno striscione rosso di 200 metri con i nomi delle 104 donne uccise nel 2024. Il PMLI tiene alto il cartello “Fermare il femminicidio e trasformare questa marcia società capitalista e borghese”

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Biella del PMLI
La manifestazione contro la violenza sulle donne svoltasi a Biella nel pomeriggio di sabato 23 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza di genere, è stata un successo sotto tutti i punti di vista.
Fin dal ritrovo in via Italia era evidente che l'evento, promosso dalla Rete femminista biellese, avrebbe riscosso una massiccia partecipazione. Lo spettacolo introduttivo del "Cerchio delle donne" con una performance particolarmente stimolante ha portato numerosi spunti di riflessione sul ruolo della donna nella società contemporanea. In seguito la Consigliera provinciale per le pari opportunità, Ilaria Sala, ha evidenziato la necessità di un cambiamento culturale profondo per superare i dogmi patriarcali che ancora relegano le donne in una posizione subordinata rispetto agli uomini.
Sotto lo striscione di apertura "Bruciamo la paura", la manifestazione è proseguita con lo srotolamento di un lungo striscione rosso di 200 metri, su cui erano scritti i nomi delle 104 donne uccise dall'inizio dell'anno ad oggi. In testa al corteo sfilava un furgone dotato di impianto audio e microfono, su cui sventolava con orgoglio la bandiera palestinese, simbolo della lotta internazionale contro l'imperialismo.
Molti degli slogan, urlati con forza dai partecipanti, erano diretti contro il governo neofascista di Giorgia Meloni e contro i fascisti che continuano a tentare di imporre una società fondata sul logoro motto mussoliniano "Dio, patria e famiglia". Uno slogan in particolare ha catturato l'essenza della repressione culturale che cerca di soffocare ogni pensiero critico: "La società dei preti e dei padroni: violentano le donne e difendono gli embrioni!". Durante la manifestazione sono stati scanditi altri slogan potenti come “Insieme siam partite, insieme torneremo, non una, non una di meno”, “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce” e anche “Se domani non torno, bruciate tutto!”.
Il tono del corteo non ha mai assunto una dimensione passiva o remissiva, lontano dall'iconografia dei minuti di silenzio e delle candele accese tipiche di processioni religiose. Al contrario la manifestazione è stata caratterizzata da un'atmosfera vivace e combattiva, con cartelli di denuncia, musica ad alto volume e slogan che incitavano apertamente alla ribellione contro ogni forma di patriarcato e cultura maschilista. Numerosi manifestanti portavano al collo cartelli rossi con i nomi delle vittime di femminicidio, un dramma che in Italia raggiunge la cifra allarmante di un omicidio ogni tre giorni.
Le voci delle donne hanno concluso la giornata di lotta con l’arrivo del corteo in piazza Duomo. Qui, con un forte richiamo alla realtà del contesto capitalistico in cui le donne continuano a essere trattate principalmente come schiave domestiche, sono stati numerosi i comizi delle rappresentanti delle associazioni femministe biellesi. Escluse dal mondo del lavoro o inserite in condizioni di estrema precarietà, le donne sono spesso sottopagate rispetto agli uomini e relegate ai livelli professionali più bassi, svolgendo lavori part-time, stagionali, occasionali o in nero. In Italia, il tasso di occupazione femminile è ancora sotto il 50%, con un drammatico calo al 38% nel Mezzogiorno. Negli ultimi dieci anni il numero di lavoratrici part-time è cresciuto del 70%, segno evidente della precarizzazione sempre più diffusa. Il capitalismo continua a perpetuare un ruolo per le donne che rimane pressoché immutato: l'obbligo di generare figli, prendersi cura di loro, e restare a servizio del marito, della famiglia e della casa. Questa condizione è presentata come un destino inevitabile, legato alla funzione riproduttiva della donna, e viene sostenuta dagli ideologi borghesi e cattolici come una "naturale vocazione" alla maternità e alla vita familiare.
L’Organizzazione di Biella del PMLI ha tenuto alto nel corteo il cartello con la fulminante parola d’ordine: “Fermare il femminicidio e trasformare questa marcia società capitalista e borghese”.

27 novembre 2024