Ercolano (Napoli)
Strage di ragazzi nella fabbrica abusiva
Due gemelle di 26 anni e un 18enne muoiono nel primo giorno di lavoro in nero a causa di un'esplosione

Un fortissimo boato ha scosso la zona ad est di Napoli. In una contrada agricola del comune di Ercolano, al confine con San Giorgio a Cremano, è saltata in aria una fabbrica abusiva di fuochi d'artificio. L'esplosione è stata così forte da essere avvertita distintamente in tutti i centri limitrofi che si trovano alle falde del Vesuvio. Nello scoppio, avvenuto intorno alle 15 di lunedì 18 novembre, sono morti sul colpo tre giovanissimi. Il corpo di uno di loro è stato trovato a dieci metri di distanza dal luogo della deflagrazione.
Erano poco più che ragazzi anche se due di loro avevano già dei figli: le gemelle di 26 anni Sara e Aurora Esposito (quest'ultima madre di una bambina di 5 anni) e Samuel Tafciu, di origini albanesi e di soli 18 anni, già padre di una bimba di 4 mesi. I tre operai erano al lavoro in un laboratorio abusivo dove si producevano e si stoccavano i botti che vengono utilizzati per le feste natalizie e in particolare per fine anno. La “fabbrica” era stata allestita il weekend precedente e i tre giovani erano al primo giorno di lavoro.
Successivamente si è scoperto che le ragazze già da alcuni mesi lavoravano per Pasquale Punzo, il proprietario della palazzina, ora indagato per omicidio plurimo colposo e disastro colposo. Solo che lo facevano dalla loro abitazione di Marigliano, sempre nel napoletano, dove "chiudevano i botti, mettevano le micce" per 25 euro al giorno, per sbarcare il lunario e aiutare anche la madre, rimasta vedova molto giovane. Samuel invece aveva accettato quel lavoro al nero, pericoloso e con paga da fame, dopo aver lavorato tre mesi in un magazzino senza essere pagato. In ogni caso quello è un lavoro molto delicato, che richiede esperienza e professionalità. "Basta un attimo, una piccola disattenzione – ha spiegato il luogotenente Gaetano Savarese, artificiere dell'Arma dei carabinieri da 31 anni –. In un ambiente come quello, nel quale la polvere da sparo, sottilissima, aleggia nell'aria, anche un cellulare che si surriscalda può innescare la deflagrazione. Chi maneggiava la polvere da sparo era sicuramente inesperto: esistono delle norme da rispettare rigorosamente altrimenti la vita propria e quelli degli altri è a rischio, e lì sicuramente quelle regole non erano rispettate".
I tre giovani operai erano stati “arruolati” e gettati nel lavoro frenetico di questi laboratori, che a Napoli e dintorni in questo periodo dell'anno nascono come funghi, senza alcuna preparazione, da soli, senza nemmeno la supervisione di una persona esperta. E non poteva essere altrimenti perché la fabbrica era completamente abusiva, ricavata in un appartamento di due piani intestato alla figlia tredicenne, andato completamente distrutto nell'esplosione. Il sindaco di Ercolano ha spiegato che i vigili urbani avevano tentato di effettuare dei controlli in quell'immobile (per motivi urbanistici) ma il proprietario aveva impedito loro di entrare, situazione che aveva portato alla richiesta al Tribunale di un decreto di ispezione, che però non è stato emesso.
Vedere le facce giovani e sorridenti riprese dai social di questi ragazzi, morti mentre si guadagnavano quei pochi euro per sostenere se stessi e le loro famiglie, mette tanta tristezza ma provoca anche tanta rabbia. Questo ennesimo omicidio sul lavoro è figlio della mancanza di sicurezza e al tempo stesso della mancanza di lavoro che attanaglia Napoli e tutto il Mezzogiorno e che spinge i giovani o tra le braccia della criminalità organizzata, o ad accettare lavori al nero pericolosi per 500 euro al mese.
Ma i governi nazionali e locali cosa fanno per cambiare questa drammatica situazione? Il sindaco Manfredi e il governatore De Luca, eletti con il PD, invitano a guardare solo la facciata dipingendo continuamente Napoli e la Campania come “capitali delle cultura e del turismo”, e si accorgono dello sfruttamento bestiale delle lavoratrici e dei lavoratori (compresi quelli di questi settori) solo quando accadono tragedie (evitabili) come quella di Ercolano, per il resto dell'anno chiudono tutti e due gli occhi.
Il governo neofascista della Meloni invece affronta questi problemi con le politiche securitarie e repressive. Come ha fatto con il tanto sbandierato modello Caivano (dal nome dell'omonima cittadina in provincia di Napoli) dove ha dato una risistemata ad alcune strutture pubbliche, sequestrato piccole quantità di droga e requisito pochi beni a qualche criminale per autoproclamarsi salvatore del Mezzogiorno. Oppure processando i disoccupati organizzati del Movimento 7 Novembre che chiedono un lavoro stabile e tutelato, anziché mettere in campo un piano straordinario per l'occupazione e combattere contro il lavoro nero e pericoloso come quello che ha causato la morte dei tre giovani operai a Ercolano.

27 novembre 2024