Al vertice del G20 in Brasile
Gli imperialismi dell’Ovest e dell’Est uniti nell’inganno della lotta a fame e povertà
Attivismo della Meloni per perorare gli interessi di quello italiano
I leader del G20, il forum intergovernativo che collega le principali economie capitaliste e imperialiste del mondo e a cui aderiscono Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Repubblica di Corea, Russia, Sud Africa, Stati Uniti, Turchia, nonché Unione africana e Unione europea, si sono riuniti a Rio de Janeiro il 18 e 19 novembre per un vertice di due giorni organizzato dalla presidenza brasiliana.
All'insegna del motto falso e ingannevole “Costruire un mondo giusto e un pianeta sostenibile”, i leader del G20 hanno partecipato a tre sessioni sulle principali priorità definite dalla presidenza brasiliana, ossia, inclusione sociale e lotta alla fame e alla povertà, riforma delle istituzioni di governance globale, sviluppo sostenibile e transizione energetica. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha sintetizzato: “Vogliamo combattere le disuguaglianze e costruire un pianeta più equo e sostenibile. Mostriamo solidarietà anziché egoismo, ambizione anziché rassegnazione”. Su queste basi al termine del vertice i leader hanno adottato una dichiarazione inconcludente dove si legge che “Insieme, condividiamo la responsabilità collettiva di gestire efficacemente l'economia globale, promuovendo le condizioni per una crescita globale sostenibile, resiliente e inclusiva. Manteniamo il nostro impegno a sostenere i paesi in via di sviluppo nella risposta alle crisi e sfide globali e nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Alle solite false lacrime di coccodrillo sulla povertà e miseria di interi paesi e regioni si è aggiunta l’assenza totale di condanna dell’aggressione russa all’Ucraina per evitare il veto di Mosca, ma anche nessuna condanna di Israele e del genocidio nazisionista a Gaza e in Libano.
In apertura dei lavori il presidente brasiliano, il riformista Luiz Inacio Lula da Silva, ha lanciato ufficialmente l'Alleanza globale contro la fame e la povertà. Questa iniziativa, ha detto Lula, inizia a Rio "ma ha un destino globale". L'iniziativa conta già 148 adesioni, inclusi 82 Paesi. Dopo il rifiuto iniziale, anche l'Argentina di Javier Milei ha sottoscritto il documento di adesione all'Alleanza. Buenos Aires, comunque, ha chiarito che l'adesione "non implicherà l'adozione di programmi e politiche specifiche" e che seguirà "un approccio guidato dal mercato". Apparentemente di diverso tenore il commento della presidente della Commissione UE von der Leyen. "La fame e la povertà sono problemi che possono essere risolti. Per questo l'UE è orgogliosa di sostenere pienamente l'Alleanza come membro fondatore. E siamo pronti ad assumere impegni in tutti e tre i pilastri".
All'Alleanza globale contro la fame e la povertà "l'Italia aderisce convintamente", ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La "cooperazione tra G7 e G20", ha sostenuto la ducessa, può essere "decisiva" per trovare "soluzioni concrete ed efficaci alla complessità delle sfide del nostro tempo". Sfide sempre più "interconnesse" e che dicono che "i problemi del Sud sono anche i problemi del Nord del mondo e viceversa". Lo sradicamento della povertà e della fame nel mondo, ha aggiunto, è certamente una delle sfide "più ambiziose e complesse che affrontiamo" ma il mondo è "lontano" dal risolvere questo problema, che invece "si aggrava con scenari di crisi che si moltiplicano". Meloni ha poi ricordato come in Ucraina la "guerra di aggressione russa contro uno Stato sovrano" abbia portato all'uso del grano come strumento di guerra, "colpendo soprattutto le nazioni più deboli". Anche in Medio Oriente, ha sottolineato la premier, l'Italia, mentre lavora per un immediato cessate il fuoco e la liberazione di tutti gli ostaggi, è "in prima linea" nell'aiutare le popolazioni civili e "con l'iniziativa Food for Gaza abbiamo consegnato 47 tonnellate di prodotti di prima necessità".
La premier neofascista ha rappresentato i voleri dell’imperialismo italiano prendendo parte il 19 novembre al Side event organizzato da India, Sud Africa e Brasile (Troika del G20), ONU e Banca Mondiale su “Digital Public Infrastructure AI and Data for Governance”. A margine dei lavori, ha avuto un incontro con il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba e con quello britannico Keir Starmer. Il giorno prima aveva incontrato il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, quello indiano, Narendra Modi, il presidente della Banca Mondiale, Ajay Banga e soprattutto il principe ereditario dell’Emirato di Abu Dhabi, Sheikh Khaled bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan. L'incontro, si legge in una nota di Palazzo Chigi, "ha costituito l'occasione per fare il punto sulle relazioni bilaterali con particolare riferimento alle opportunità di investimento e alla cooperazione economica tra le due nazioni nei settori dell'energia, delle grandi infrastrutture di connessione e dell'intelligenza artificiale". Meloni e il principe ereditario "hanno inoltre espresso apprezzamento per l'eccellente collaborazione avviata tra Italia ed Emirati Arabi Uniti nel promuovere partenariati paritari con le nazioni africane nel quadro del Piano Mattei. In tale quadro, è stata confermata la comune volontà di organizzare presto un business forum che riunisca le imprese italiane ed emiratine attive in Africa per approfondire ulteriormente le sinergie esistenti e svilupparne di nuove". Il 17 novembre, alla vigilia del vertice, aveva avuto un incontro bilaterale con il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva.
27 novembre 2024