Commissione Ue
Meloni la spunta: il neofascista Fitto vicepresidente
Lo vota anche il PD. La Lega no
“Raffaele Fitto è stato confermato nel ruolo di Vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Quest’importante incarico attribuito al Commissario designato dall’Italia è una vittoria di tutti gli italiani, non del Governo o di una forza politica. Abbiamo ottenuto un portafoglio di peso e il coordinamento di deleghe strategiche per la nostra Nazione e per l’Europa intera, come l’agricoltura, la pesca, l’economia del mare, i trasporti e il turismo. Questa indicazione è la conferma di una ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, all’altezza del nostro ruolo come Stato fondatore della UE, seconda manifattura d’Europa e terza economia del Continente”, esultava da Buenos Aires la ducessa Giorgia Meloni il 20 novembre alla notizia dell'intesa raggiunta a Bruxelles tra le componenti della maggioranza che sostiene la Commissione europea a guida Von del Leyen. Quella che viene presentata come una vittoria a dire il vero è una poco più che scontata nomina nella nuova Commissione per un rappresentante dell'Italia, casomai erano in ballo le deleghe e le principali sono finite in altre mani, la neofascista Meloni ha puntato a quelle ottenibili e che ritiene utilizzabili per difendere le cricche affaristiche che la sostengono. Questo al momento può fare in Europa per non essere marginalizzata all'opposizione assieme al camerata ungherese Orban.
L'intesa sul pacchetto dei commissari e della distribuzione delle cariche era stata annunciata la sera del 20 novembre dai rappresentanti dei gruppi dei popolari del Ppe, dei socialisti di S&D e dai liberali di Renew che hanno definito con un documento le priorità programmatiche della nuova Commissione sulla base del rapporto Draghi e ribadito i confini politici dell’alleanza che sostiene la von del Leyen per ripetere che la destra dei conservatori dell’Ecr della neofascista Meloni è fuori. Una soluzione che ha soddisfatto la delegazione del PD ma non altre delegazioni nazionali del gruppo socialista, dai francesi ai tedeschi, contrari all'allargamento di fatto della maggioranza alla stampella dell'Ecr e che quindi annunciavano voto contrario all'europarlmento.
Il percorso negoziale per la definizione della nuova Commissione era saltato per aria a un passo dall'arrivo, lo scorso 12 novembre, quando il Ppe aveva sparato a zero sulla candidata socialista Teresa Ribera per mettere in difficoltà il governo Sanchez; un'azione alla quale il gruppo S&D rispondeva attaccando i candidati della destra fuori dalla maggioranza, da Fitto all'ungherese Varhelyi e minacciando di non votarli. Una decisione cui non si accodava formalmente il principale gruppo di S&D, gli italiani del PD, ma tanto bastava alla ducessa Meloni per imbastire una campagna contro il presunto comportamento anti-italiano del PD e il “complotto” europeo contro il suo rappresentante Fitto che lo stesso giorno aveva superato l'esame all'europarlamento.
Nell'audizione di fronte alla commissione per lo sviluppo regionale Fitto, dopo una breve dichiarazione in un inglese imbarazzante persino per un liceale, ricordava il suo passato nella DC e glissava sul suo presente neofascista in FdI, liquidava come una quisquilia il suo voto contrario alla Commissione dello scorso luglio e gli altri nel mandato precedente e giurava che “voglio essere chiaro, non sono qui per rappresentare un partito politico. Non sono qui per rappresentare uno Stato membro. Sono qui oggi per affermare il mio impegno per l'Europa. Sono consapevole dei requisiti imposti ai membri della Commissione in base ai trattati e al codice di condotta. Se confermato, li rispetterò rigorosamente e agirò sempre e solo nell'interesse della nostra Unione e dei nostri cittadini”.
Poche ore dopo la ducessa Meloni, lanciata nella polemica con le opposizioni, sosteneva esattamente l'opposto: Fitto rappresenta gli interessi dell'imperialismo italiano nella Ue e il suo ruolo di vicepresidente è “una posizione apicale per avere una maggiore influenza anche su settori chiave come agricoltura, pesca, turismo, trasporti e infrastrutture strategiche”. Una dichiarazione così convincente che a quanto pare funzionava con un PD già ben predisposto verso il neofascista Fitto ma non con gli alleati di governo della Lega, con l'europarlamentare Cisint che il 22 novembre confermava il voto contrario alla Commissione, rappresentante italiano compreso. L'ennesima e ben riuscita rappresentazione nel teatrino dell'ipocrisia imperialista era completata dalla giravolta della delegazione di FdI a Strasburgo che, assodata la nomina del suo candidato, passava dal voto contrario di luglio a quello favorevole alla Commissione, annunciato dal capo delegazione Carlo Fidanza: “sul voto alla nuova Commissione Ue esattamente come fu 5 anni fa le diverse delegazioni nazionali del gruppo Ecr valuteranno autonomamente come esprimersi, la delegazione di Fratelli d'Italia sarà favorevole". E il consenso di una parte dei conservatori potrebbe essere determinante nella votazione sulla fiducia alla nuova Commissione da parte dell'europarlamento di Strasburgo.
27 novembre 2024