FDI e PD d’accordo per il raddoppio dei finanziamenti ai partiti parlamentari

Nella serata di martedì 26 novembre la Commissione Bilancio al Senato si è riunita in seduta per esaminare il cosiddetto decreto “Fisco” un decreto legge che contiene
“misure urgenti in materia economica e fiscale”.
Nello specifico durante l’esame degli emendamenti, relativi alle modifiche da apportare al decreto, si è discusso del 2x1000 la quota Irpef che i contribuenti attraverso la dichiarazione dei redditi possono ogni anno destinare ai partiti politici.
Questa forma di finanziamento pubblico, i cui fondi derivano dalla fiscalità generale, ha di fatto sostituito i rimborsi elettorali ed è stato istituito dal governo Letta con il decreto 149/2013, poi approvato dal parlamento con legge 13/2014.
In base alla legge attualmente in vigore tutti i partiti messi insieme possono incassare dal 2 per mille circa 25 milioni di euro l’anno mentre le donazioni in eccesso finiscono nelle casse dello Stato.
L’emendamento del governo “bloccato” da Mattarella per mancanza di “omogeneità” aveva invece l’obiettivo di ridurre la quota allo 0,2 per mille ma stabilendo che l’“inoptato” invece di andare allo Stato sarebbe comunque andato ai partiti, portando così il finanziamento pubblico a circa 42,3 milioni di euro. Un bella manovra che agevolerebbe il PD e FDI della ducessa Meloni che secondo l’Agenzia delle Entrate nel 2023 sono stati i partiti a ricevere di più dal 2 per mille rispettivamente 8,1 e 4,8 milioni di euro. Dietro di loro si collocano il M5S 1,8 milioni di euro e la Lega 1,1 milioni.
Sarebbero dunque queste “le misure urgenti” sul fisco che i partiti della destra e della sinistra borghese hanno di più a cuore proprio perché con l’astensionismo sempre più dilagante solo il 4,2% dei contribuenti (5 su 100) decide di destinare il 2 per mille ai partiti politici mentre la parte restante il 95,8% decide di lasciarlo allo Stato.
Alla fine il testo approvato è tornato nella versione originale presentato dall’opposizione (PD e AVS) con il tetto massimo a 28,1 milioni.
Anche se bisogna dire che al Partito Democratico ultimamente sempre più a “braccetto” con Fratelli d’Italia la manovra modificata dal governo andava più che bene. D’altronde non poteva essere altrimenti visto che il PD andrebbe a raddoppiare il già cospicuo finanziamento pubblico.
Staremo a vedere come andrà a finire il decreto sul “Fisco” ma una cosa è certa ai ricchi partiti borghesi del regime capitalista e neofascista al di là dei soliti slogan elettorali, poco importa dei problemi che ogni giorno affliggono il proletariato e le masse popolari italiani come i salari bassi, una disoccupazione dilagante e una sanità pubblica allo sfascio, giusto per citare i più importanti.
L’ennesima prova che non esiste alcuna differenza sostanziale tra “centro-destra” e “centro-sinistra” sempre più uniti e impegnati a tirare fuori il capitalismo dalla crisi.

4 dicembre 2024