Terni
Oltre 5.000 alla manifestazione regionale nella città sede della storica Acciaieria AST in lotta. L'80% delle lavoratrici e dei lavoratori aderisce allo sciopero generale, snobbato dalla governatrice umbra Proietti e dalla neopodestà di Perugia Ferdinandi, entrambe di “centro-sinistra”
Dalla corrispondente del PMLI per l'Umbria
Anche le lavoratrici e i lavoratori dell'Umbria il 29 novembre hanno scioperato e partecipato in oltre 5.000 alla manifestazione regionale organizzata da Cgil e Uil a Terni, sede dell'acciaieria Ast per protestare contro la manovra antipopolare della ducessa Meloni e del suo governo che penalizza fortemente la popolazione, i giovani e i pensionati in materia di economia, sanità, lavoro, istruzione. Una manovra che non va cambiata o riformulata in alcuni punti, bensì affossata.
Circa l'80% dei lavoratori ha aderito allo sciopero con punte alte in particolare nel trasporto pubblico 65% e nel settore della logistica 60%.
Alla Ast di Terni l'adesione è stata del 95% e hanno aderito anche i lavoratori iscritti alla Cisl che a livello nazionale non ha sostenuto lo sciopero in accordo con la manovra governativa. Gli operai della Ast di proprietà del gruppo Arvedi, hanno anche scioperato il 18 novembre all'interno dello sciopero nazionale dell'automotive, un settore al collasso in Italia e a livello locale che vede impiegati 2.400 lavoratori più l'indotto. Ad oggi sono senza un piano industriale e senza un impegno da parte del governo e delle amministrazioni locali che in questi anni non hanno mosso un dito per difendere i posti di lavoro.
La manifestazione è partita da Piazza Rivoluzione Francese per concludersi in piazza Solferino con gli interventi di Maurizio Molinari segretario generale della Uil Umbria che ha criticato il ministro Salvini (Lega) per aver precettato i lavoratori dei trasporti e si è conclusa con Maria Grazia Gabrielli, segretaria nazionale della CGIL che ha sottolineato la crescente povertà e precarietà lavorativa del nostro Paese.
Tra gli intervenuti dal palco anche Adelmo Cervi, figlio di Aldo Cervi, uno dei sette fratelli fucilati dai nazifascisti nel 1943, che ha denunciato il grave problema dei morti sul lavoro. Si sono poi succeduti lavoratori della sanità pubblica, studenti e dipendenti dell'Università che hanno denunciato i pesanti e pericolosi tagli alla sanità e all'istruzione.
Nessuno delle neoelette per il “centro-sinistra”, rispettivamente Stefania Proietti governatrice dell'Umbria e Vittoria Ferdinandi neopodestà di Perugia, si è fatta vedere a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in piazza, nonostante che la loro campagna elettorale fosse improntata sull'importanza dei diritti da difendere. Evidentemente, entrambe ispirate da San Francesco, preferiscono le calde e rassicuranti poltrone delle istituzioni borghesi alla lotta di piazza.
I lavoratori hanno avuto buoni motivi per scendere in piazza poiché l’Umbria sta subendo una significativa perdita di posti di lavoro, con numerose fabbriche in crisi. I salari sono poveri, il 17% in meno rispetto alla media nazionale, a livello sanitario un paziente su dieci rinuncia a curarsi perché non può permetterselo, tra il 2019 el 2023 il rapporto Svimez l'ha relegata tra le tre regioni italiane con più contrazione del Pil, con il settore agricolo molto esteso nella regione verde che segna il passo. I consumi delle famiglie sono diminuiti dello 0,8% sempre tra il 2019 e il 2023, molti rinunciano a cercare lavoro perché non lo trovano, molte attività di piccole imprese familiari hanno chiuso. La regione è sempre più anziana e negli ultimi cinque anni ha perso 22.862 unità nella fascia di età 20-45 anni proprio per mancanza di lavoro e perché è difficile da vivere con trasporti insufficienti e servizi inesistenti.
Vedremo quindi se i sindacati daranno fuoco alla miccia per incendiare la prateria partendo proprio da questo sciopero generale.
4 dicembre 2024