Promossa a Roma da tutte le sigle dei palestinesi in Italia
Combattiva manifestazione contro il genocidio dei palestinesi e i massacri in Libano
I volti di Meloni e alcuni ministri insanguinati
Un tuono: Palestina libera

Al grido di “Palestina libera. Stop al genocidio e al massacro in Libano”, rilanciato lungo tutto il corteo, il 30 novembre a Roma oltre 30 mila manifestanti provenienti da tutta Italia sono sfilati da Piazza Vittorio Emanuele a Piazzale Ostiense dando vita a una combattiva manifestazione nazionale indetta da tutte le realtà palestinesi presenti in Italia: Associazione Palestinesi d’Italia (API), Comunità Palestinese, Giovani Palestinesi d’Italia (GPI), Movimento Studenti Palestinesi (MSP), Unione Democratica Arabo-Palestinese (UDAP) e la Rete Libere/i di lottare contro il DDL 1660.
In testa al corteo un grande striscione con su scritto “Stop genocidio e al massacro in Libano. Palestina Libera. Fermiamo Israele con la resistenza - Israele pericolo per il mondo”.
A seguire tantissime bandiere della Palestina, del Libano e di diverse organizzazioni studentesche, politiche e sindacali che hanno aderito alla giornata di mobilitazione. Lungo Via dello Statuto, Via Merulana, Via Labicana, Piazza del Colosseo, Via Celio Vibenna, Via di San Gregorio, Piazza di Porta Capena, Viale Aventino, Piazza Albania, Viale Della Piramide Cestia, Piazzale di Porta San Paolo fino a Piazzale Ostiense, diversi manifestanti sono sfilati anche con le bandiere di Hezbollah e Hamas. Tantissimi anche gli striscioni, slogan e cartelli non solo contro la guerra e il genocidio del popolo palestinese, ma anche contro il governo neofascista Meloni e il Ddl “Sicurezza” 1660.
Tra gli slogan più gettonati: “Siamo tutti antisionisti”, "Intifada fino alla vittoria” “Israele sionista, Israele fascista, Stato terrorista".
Molti manifestanti sono sfilati con cartelli raffiguranti Netanyahu dietro le sbarre rosse e la didascalia: “Criminale contro l'umanità. Arresto subito”.
Tra i tanti cartelli-fotomontaggio spiccano anche quelli raffiguranti la premier Giorgia Meloni e dei ministri Crosetto, Valditara e Bernini con i volti macchiati da impronte di mani “insanguinate” e le scritte "guerrafondaio" o "guerrafondaia". Imbrattate di vernice rossa anche i volti della segretaria del Pd, Elly Schlein, e di vari altri esponenti delle “opposizioni”.
Una giovane mamma sfila con un fagotto avvolto in un lenzuolo sporco di vernice rossa, a simboleggiare il cadavere di un bambino morto a Gaza e la scritta: "Questo figlio nostro è stato vittima di genocidio". Mentre gli studenti medi e universitari sulle note di "Bella Ciao" cantano e rilanciano le parole d'ordine "Fuori Leonardo dalle università", "Apoggiare Netayahu rende complici di un genocidio. Non nel mio nome, non nel nome del popolo italiano!". Ad un asino di cartapesta, trascinato con un carrello della spesa, gli studenti hanno appeso al collo un cartello con scritto "ministra Bernini".
In Viale Aventino, al grido: “Dove sta? La bandiera di Israele dove sta?”, i manifestanti hanno sfidato il cordone di poliziotti in presidio davanti alla sede della Fao e hanno issato una bandiera della Palestina su uno dei pennoni dove normalmente vengono esposte le bandiere dei vari Stati membri che per l'occasione erano state rimosse su ordine del questore.
In concomitanza con la manifestazione nazionale di Roma un secondo corteo pro Palestina e Libano si è svolto anche a Milano dove oltre 2 mila manifestanti sono sfilati da Piazzale Loreto lungo Via Padova e Via Agordat fino all’Anfiteatro della Martesana per “Fermare l’escalation di guerra”, “Fermare il genocidio del popolo palestinese e l’invasione del Libano” e per rivendicare il “diritto all’autodeterminazione” del popolo palestinese e solidarietà alla sua Resistenza”. Lungo il percorso dagli interventi al megafono è stata fra l'altra denunciata la “complicità dei governi occidentali con Israele”, è stato ribadito che la Resistenza palestinese dura da 76 anni e che il bilancio delle vittime a Gaza, tra morti, feriti e dispersi, supera le 150.000 persone. E poi anche qui tanti i cori contro la neofascista Meloni e il ministro della guerra Crosetto bollati come: “Servi della Nato e del sionismo”.
In un comunicato diffuso sulle rispettive pagine Facebook, l'Udap e i Gpi, che nel corteo hanno sfilato insieme dietro lo striscione: “Generazione dopo generazione fino alla liberazione”, hanno fra l'altro sottolineato che “la manifestazione è stata un successo” e che adesso occorre “lottare uniti contro colonialismo e imperialismo, fino alla vittoria. La liberazione totale della Palestina, dal fiume al mare, rimane il nostro obiettivo. Non ci fermeremo”.
Purtroppo c'è da rilevare che gli appelli all'unità lanciati in queste settimane da Gpi e Udap a sostegno della resistenza palestinese sono spesso caduti nel vuoto. Come peraltro testimonia il fatto che alla fine della manifestazione ai lati opposti di Piazzale Ostiense si sono tenuti due comizi conclusivi: uno dell'Associazione Palestinesi d'Italia (Api), comunità palestinese di Roma e Lazio e Movimento Studenti Palestinesi in Italia e l'altro tenuto dai rappresentanti dei Gpi e Udap.
Segno evidente che all'interno del movimento pro Palestina ci sono due posizioni fra loro distinte: da un lato Gpi e Udap schierate apertamente a sostengono di tutte le forze della resistenza palestinese, senza distinzioni di sorta, e contro la truffaldina risoluzione dei “due popoli, due stati” imposta dagli accordi di Oslo del 1993.
Sul fronte opposto ci sono invece raggruppamenti come la Rete dei comunisti legata all'Autorità nazionale Palestinese (ANP) che con l'appoggio dell'Api e delle Comunità dei palestinesi del Lazio e di Roma vuole egemonizzare il movimento italiano pro Palestina per condurlo su posizioni concilianti e meno conflittuali con il governo neofascista Meloni.
Contraddizioni in parte già emerse nel corso dell'Assemblea nazionale svoltasi il 9 novembre scorso presso La Sapienza di Roma promossa ed egemonizzata dalla Rete dei comunisti, alleata con Potere al popolo e con l'Usb da cui è nata “L’assemblea del 9 Novembre” che ha raccolto oltre 130 adesioni tra gli organismi, organizzazioni e movimenti dell’associazionismo della sinistra borghese, sinistra PD e Avs. Tra l'altro, come Gpi e Udap hanno denunciato in un comunicato diffuso via social: “L’assemblea del 9 Novembre ha tentato di imporre la propria firma come promotore della manifestazione del 30 ottobre. Questo tentativo è stato unanimemente respinto dalle realtà palestinesi”.
Il PMLI invita tutte le organizzazioni politiche, movimenti, associazioni e collettivi che sostengono la causa palestinese a mettere in secondo piano i propri giudizi su chi conduce questa lotta e si uniscano in un grande fronte antimperialista in grado di far cessare immediatamente il genocidio del popolo palestinese; imporre il ritiro immediato e totale dei sionisti e neonazisti da Gaza, dalla Cisgiordania e dal Libano; pretendere che il nuovo Hitler Netanyahu venga arrestato e processato per direttissima come criminale di guerra e costringa il governo neofascista Meloni a rompere le relazioni diplomatiche con Israele ritirando l’ambasciatore e non vendendo più armi ai sionisti.
Più in generale, noi crediamo che sia fallimentare la richiesta della creazione di due stati e due popoli. Per noi l'unica soluzione possibile per arrivare una pace vera, giusta e duratura è la nascita di uno stato palestinese in cui possano convivere insieme i popoli arabi, palestinese e ebraico secondo la volontà e l'autodeterminazione del popolo palestinese.

4 dicembre 2024