Manifestazioni a Ravenna e a Faenza
Ancora in piazza gli alluvionati romagnoli
Responsabilità, messa in sicurezza del territorio e rimborsi adeguati
Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Continua la mobilitazione degli alluvionati colpiti dagli eventi climatici accaduti dal 17-18 maggio del 2023, da allora si sono verificate ben 3 alluvioni, che hanno colpito l’Emilia-Romagna e in particolare alcuni territori della Romagna, come Traversara, colpita 4 volte e Faenza 3 volte, entrambe in provincia di Ravenna.
E proprio a Ravenna domenica 24 novembre sono stati in 250 a ritrovarsi in Piazza del Popolo convocati dai 12 comitati alluvionati ravennati per ribadire “Basta rimpalli, ora risposte certe”, chiedendo “un Tavolo unico” per elaborare piani speciali per prevenire ed intervenire velocemente e adeguatamente in occasione di tali fenomeni climatici che purtroppo non potranno che ripetersi. Un minuto di silenzio per le 18 vittime delle alluvioni, cartelli e pale per spalare il fango nelle case e nelle strade per dimostrare la propria paura ma anche la propria rabbia, per chi vive ancora fuori casa o in abitazioni rese malsane da acqua e fango, espressa chiaramente anche negli interventi di chi è stato direttamente coinvolto in tali eventi, perdendo in alcuni casi tutto e ricevendo ben poco dallo istituzioni borghesi, e dei rappresentanti dei comitati, che chiedono interventi quali vasche di laminazione e d’espansione, dragaggio e pulizia dei fiumi, manutenzione, un sistema di monitoraggio pubblico in grado di garantire trasparenza sui progressi dei lavori, chiarezza sulle responsabilità perché continua senza sosta il vergognoso rimpallo di responsabilità tra il governo neofascista Meloni, la giunta regionale allora guidata dal PD Bonaccini al quale è subentrato il PD De Pascale alle ultime elezioni regionali del 17-18 novembre, il commissario straordinario per l’alluvione il generale Figliuolo e i comuni governati dal “centro-sinistra” come dalla destra del regime neofascista, responsabilità che vanno suddivisa tra tutti questi soggetti, chi più e chi meno, e tutti sono chiamati a riparare ai danni che hanno provocato le loro scellerate politiche. “Noi chiediamo azioni subito, ma soprattutto persone determinate, perché non vediamo determinazione nell'amministrazione comunale, nella Regione e nello Stato" ha detto denunciato chiaramente il Comitato Faenza Forese Fluire.
Le stesse denunce e le stesse rivendicazioni espresse anche nella manifestazione che si è tenuta sabato 7 dicembre a Faenza, convocata dal Comitato “Borgo alluvionato”, e da Rete 360 (i millimetri di pioggia caduti nell’ultimo evento alluvionale dello scorso settembre e come l’angolazione da cui ci si impegna ad affrontare le problematiche dei territori colpiti), alla quale hanno aderito 40 tra associazioni, sindacati, comitati, come anche quelli dell’Appennino forlivese e dell’Appennino cesenate, per gridare “La Romagna non va dimenticata. Ma quale ripartenza, ma che ricostruzione? Nelle vostre bugie solo speculazione!”.
Più di 500 persone si sono ritrovate nel Parco Gatti del Borgo Durbecco, colpito 3 volte in sedici mesi, da dove dopo alcuni interventi il corteo è partito verso il centro storico con striscioni, cartelli e bandiere, ma non di partiti, una decisione comprensibile se si guarda a quei partiti che sono responsabili della mancata cura e ripristino del territorio e al mancato sostegno e adeguato rimborso ai colpiti, ma sbagliata verso chi è fuori dalle logiche del sistema capitalista, dalle sue istituzioni borghesi, dai suoi effetti devastanti, e che invece è da sempre a fianco della masse lavoratrici e popolari del nostro Paese.
Anche negli interventi svolti in Piazza del Popolo ancora dito puntato contro il ministro per la Protezione Civile Musumeci per le promesse finora non mantenute, contro il viceministro alle Infrastrutture Bignami che aveva minacciato di non elargire i ristori: “I soldi noi li abbiamo messi. Sono pronti 6mila per il cittadino che li vuole investire e deve essere varata la norma. Ma se ci sono persone dirette o eterodirette dal PD che vogliono continuare a fare di tutto ciò un’arma di lotta politica, lo diciamo con franchezza: siamo pronti anche a non darglieli”, e contro il Commissario alla ricostruzione Figliuolo.
Sono state rilanciate le richieste già ripetute in numerose occasioni, “Le persone colpite hanno dovuto pagare di tasca propria molti interventi di ricostruzione e continuano a persistere fragilità territoriali, non risolvibili con i continui “rattoppi di somma urgenza”, che testimoniano i ritardi che da tempo denunciamo e l’assenza di una visione strategica nelle scelte politiche. Chiediamo quindi risposte urgenti a tutti i livelli istituzionali per riparare il presente e preparare il futuro della nostra terra martoriata e delle sue comunità, perché non si può pensare di ricostruire come prima: l'alluvione ha allagato un terzo della pianura romagnola e ha lacerato il nostro Appennino, mettendo in evidenza la necessità di attuare misure più radicali e adatte al cambiamento climatico in atto, fuori da interessi di parte o calcoli elettorali”. “In particolare, chiediamo ristori rapidi e congrui per garantire alle persone di risollevarsi; una struttura commissariale adeguata per avviare con urgenza i Piani Speciali di sicurezza e prevenzione idrogeologica; la messa in atto di strategie di prevenzione climatica; l’approvazione di una legge nazionale sulle emergenze e sui disastri; la restituzione ai territori di una propria sfera ecologica, con misure scientificamente sensate il cui peso non venga scaricato ulteriormente sull’ambiente o sulle comunità; il riconoscimento della centralità delle aree appenniniche come punto cruciale per la sicurezza dell’intero territorio; l’informazione, il coinvolgimento e la responsabilizzazione della cittadinanza in tutti i processi di pianificazione territoriale”.
Giuste rivendicazioni alle quali noi marxisti-leninisti ci associamo e a cui aggiungiamo quella strategica dell’abbattimento del sistema capitalista, quale responsabile primo e ultimo del cambiamento climatico in atto e dei suoi effetti, in conseguenza del modo di produzione capitalistico e dalla sua logica predatoria e devastatrice funzionale solo all’interesse e al profitto personale a discapito del benessere di tutto il popolo.
11 dicembre 2024