Pubblicate sulla compiacente “Repubblica”, sionista, atlantista e anticomunista
Le fandonie di Mauro, estimatore di Trotzki, su Stalin

Nell'ambito del 100° Anniversario della scomparsa di Lenin, Repubblica ha pubblicato i resoconti degli avvenimenti di quel periodo, basandoli però su fandonie, infatti la narrazione è tutta volta a dipingere Stalin in cerca del potere e persecutore di chiunque osasse fermarlo, a cominciare da Trotzki che sarebbe invece il vero continuatore dell'opera di Lenin, cosa palesemente falsa.
Ezio Mauro come già fece nel centenario dell'Ottobre quando dipinse Trozki come grande maestro della rivoluzione russa, falsifica la realtà degli eventi di quegli anni e il ruolo di Stalin. Già dal discorso di addio a Lenin per Mauro si nota la prevalenza di Stalin che avrebbe negli anni costruito un apparato di partito ora a lui devoto e che cercava di addomesticare la figura di Lenin per i suoi fini, separandola da Trotzki, per potere meglio colpire quest'ultimo. “Con Stalin sacerdote del rito, il grande assente Trotzki non era solo lontano: era escluso dalla sacralità di quel giuramento solenne che riformulava il patto della soggezione collettiva a un bolscevismo ormai staliniano, nel culto esteriore di un Lenin addomesticato, totemico ma inoffensivo, come il busto in bronzo di Ilic che il GenSek teneva in ufficio con un lumino sempre acceso alla base, quasi un’icona comunista''.
Per Ezio Mauro invece Lenin e Trotzki erano assolutamente legati tanto da essere percepiti uniti nell'immaginario collettivo, da qui le manovre di Stalin per screditarlo, come quando vennero ripubblicate le lamentele di Trotzki verso Lenin perché nel 1913 fu copiato il titolo Pravda da un giornale con il quale collaborava Trotzki a Vienna.
“L’uso che si fece di quella mia lettera – disse Lev Davidovic – appartiene alle più
grandi frodi della storia. Terminata la preparazione segreta, a un segnale della Pravda si scatenò da tutte le parti la campagna contro il trotzkismo. Un’eruzione vulcanica”. Addirittura Mauro cerca di indurre nel lettore il dubbio che Stalin possa avere avvelenato Lenin e causato la sifilide, anche se ammette che manca qualsiasi riscontro in materia, quindi nella sua narrazione compare il cosiddetto “Testamento di Lenin”, ovvero la lettera al congresso nella quale non vi è alcuna critica politica a Stalin, ma solo caratteriale, ma per Mauro è invece un atto con il quale Lenin si sarebbe voluto sbarazzare di Stalin, naturalmente favorendo Trotzki, questo è il senso. La vedova di Lenin volle che la lettera fosse letta al congresso e Stalin l'avrebbe maledetta chiamandola addirittura “Vecchia troia”. Alla fine Stalin si salva e si scatena contro Trotzki depotenziandolo nel partito e poi nel 1927 lo fece espellere dall'Urss.
Sul “Testamento” di Lenin c'è da dire che: I trotzkisti, i traditori e i nemici del comunismo indicano questo scritto come la “demolizione politica” operata da Lenin nei confronti di Stalin. Niente di più falso! C'è in queste righe una sottolineatura di un aspetto negativo del carattere di Stalin; ma non c'è in realtà in esso, nessun appunto di natura politica rivolto a Stalin, cosa ben presente, invece, nei confronti degli altri dirigenti citati. Ciò che invece va assolutamente sottolineato è che il partito, già nel suo XII Congresso, affrontò - con la lealtà e il rispetto dovuti al suo grande dirigente, Lenin, e al proletariato sovietico - e con grande impegno, i problemi politici posti da Lenin, iniziando a dare pratica attuazione alla loro soluzione; decidendo, in particolare, l'aumento dei membri del CC e promuovendo le iniziative e i comportamenti necessari al miglioramento dell'apparato, della sua organizzazione e del suo lavoro pratico.
La “Lettera al Congresso” venne discussa anche dopo la morte di Lenin in alcune sessioni del CC che precedettero e seguirono il XIII Congresso del partito e nel Congresso stesso, svoltosi dal 23 al 31 maggio 1924. In due diverse sessioni del CC Stalin si sentì in dovere di presentare le sue dimissioni da Segretario generale. In entrambi i casi egli fu riconfermato, all'unanimità, nel suo incarico.
Lenin conosceva bene il suo partito, la sua vita, il dibattito che lo animava, lo scontro che inevitabilmente in esso si ripercuoteva frutto della realtà sociale del paese, dello scontro di classe, dell'accesa lotta tra socialismo e capitalismo che la Nep aveva portato in primo piano. Se egli volle espressamente che i suoi appunti, la “Lettera al Congresso”, non fosse pubblicata, fu, evidentemente, anche per cercare di evitare qualsiasi "strumentalizzazione" di essa.
Ma, dopo la morte di Lenin, quando l'opposizione inasprì e cercò di alzare il livello dello scontro che la opponeva al partito e alla sua linea leninista, gli appunti di Lenin furono a più riprese utilizzati strumentalmente dai trotzkisti, col preciso scopo di denigrare Stalin - e attraverso ciò attaccare il leninismo - nel vano tentativo di incrinarne la figura e l'opera rivoluzionaria.
Fu il giornalista americano Max Eastman a pubblicare la "Lettera al Congresso" presentandola come il "Testamento" di Lenin. Prima in un articolo sul "New York Herald ", poi in un libro intitolato "Dopo la morte di Lenin". Era il 1925. Max Eastman era un convinto e fervente trotzkista, già iscritto al partito comunista americano, dal quale venne espulso. Ancora nella sessione plenaria comune del CC e della CCC del PC(b) dell'URSS, svoltasi dal 21 al 23 ottobre 1927, con un'insolenza e una falsità indegne, l'opposizione attaccò Stalin e il CC, lanciando, fra l'altro, l'accusa di aver tenuto nascosto il "testamento" di Lenin.
Nel suo intervento alla sessione plenaria, Stalin rispose così a queste ignobili accuse: "Veniamo al 'testamento' di Lenin. Qui gli oppositori hanno gridato - li avete sentiti - che il Comitato centrale del partito ha 'nascosto' il 'testamento' di Lenin. La questione è stata discussa più volte nella sessione plenaria del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo, come voi ben sapete. È stato dimostrato e ridimostrato che nessuno nasconde nulla, che il 'testamento' di Lenin era indirizzato al XIII Congresso del partito, che questo documento è stato reso pubblico al congresso, che il congresso ha deciso all'unanimità di non pubblicarlo, tra l'altro perché lo stesso Lenin non voleva e non chiedeva che fosse pubblicato. Tutto ciò l'opposizione lo sa non meno di tutti noi. Ciò nonostante l'opposizione ha l'ardire di dichiarare che il CC 'nasconde' il 'testamento'. La questione del 'testamento' di Lenin risale - se non mi sbaglio - al 1924. Esiste un certo Eastman, un ex comunista americano, che in seguito è stato espulso dal partito. Questo signore dopo aver bazzicato a Mosca nell'ambiente dei trotzkisti e aver raccolto alcune voci e pettegolezzi circa il 'testamento' di Lenin, se n'è andato all'estero dove ha pubblicato un libro intitolato Dopo la morte di Lenin, in cui non si fa risparmio di colore per denigrare il partito, il Comitato centrale e il potere sovietico, e tutto è costruito sulla supposizione che il CC del nostro partito 'nasconda' il 'testamento' di Lenin. Poiché questo Eastman una volta aveva avuto rapporti con Trotzki, noi, membri dell'Ufficio politico, abbiamo proposto a Trotzki di scindere le sue responsabilità da Eastman il quale, aggrappandosi a Trotzki e citando l'opposizione, rendeva Trotzki responsabile delle calunnie lanciate contro il nostro partito circa il 'testamento'. Data l'evidenza della cosa, Trotzki effettivamente scisse le sue responsabilità da Eastman in una dichiarazione sulla stampa, pubblicata nel settembre del 1925 sul n. 16 del Bolscevik. Permettetemi di leggere il passo dell'articolo in cui Trotzki tratta la questione relativa al fatto se il partito e il suo CC nascondono o meno il 'testamento' di Lenin. Cito l'articolo di Trotzki: 'In alcuni passi del libercolo di Eastman si dice che il CC ha 'nascosto' al partito una serie di importantissimi documenti scritti da Lenin nell'ultimo periodo della sua vita (si tratta di lettere sulla questione nazionale, del cosiddetto 'testamento', ecc.);questa affermazione non si può chiamare altro che calunnia contro il CC del nostro partito. Dalle parole di Eastman si può dedurre che Vladimir Ilic avesse destinato alla stampa queste lettere, che avevano il carattere di consigli organizzativi interni. In realtà ciò è assolutamente falso. Vladimir Ilic fin da quando cadde ammalato inviò più volte proposte, lettere ecc. alle istanze del partito e al suo congresso. Va da sé che tutte queste lettere e proposte arrivarono sempre a destinazione, furono portate a conoscenza dei delegati al XII e al XIII Congresso del partito, e sempre, s'intende, esercitarono la dovuta influenza sulle decisioni del partito; se tutte queste lettere non sono state pubblicate, è perché il loro autore non le aveva destinate alla stampa. Vladimir Ilic non ha lasciato nessun 'testamento', e lo stesso carattere dei suoi rapporti col partito, come il carattere del partito stesso, escludevano la possibilità di un tale 'testamento'. La stampa dell'emigrazione, la stampa estera borghese e quella menscevica di solito ricordano come 'testamento' una lettera di Vladimir Ilic (tanto alterata da essere irriconoscibile) contenente consigli di carattere organizzativo. Il XIII Congresso ha esaminato con grande attenzione anche questa lettera, come tutte le altre, e ne ha tratto le conclusioni conformi alle condizioni e alle circostanze del momento. Qualsiasi chiacchiera sull'occultamento o sulla violazione del 'testamento' è una maligna invenzione ed è interamente diretta contro l'effettiva volontà di Vladimir Ilic e gli interessi del partito da lui creato' (vedi l'articolo di Trotzki: A proposito del libro di Eastman 'Dopo la morte di Lenin', Bolscevik, n.16, 1° settembre 1925, pag. 68).
Chiaro, mi sembra. Questo lo scrive Trotzki, e non qualcun altro. Su che base ora Trotzki, Zinoviev e Kamenev blaterano che il partito e il suo CC 'nascondono' il 'testamento' di Lenin? Blaterare 'si può', ma occorre avere il senso della misura. Si dice che in questo 'testamento' il compagno Lenin proponesse al congresso che, data la 'rudezza' di Stalin, si dovesse pensare a sostituirlo con un altro compagno nella carica di segretario generale. È assolutamente vero; sì, io sono rude, compagni nei riguardi di coloro che in modo rude e perfido distruggono e scindono il partito. Questo non l'ho nascosto, né lo nascondo. Forse ci vorrebbe una certa dolcezza nei riguardi degli scissionisti, ma non da me la otterrete. Alla prima seduta dell'assemblea plenaria del CC dopo il XIII Congresso ho chiesto all'assemblea plenaria del CC di esimermi dalla carica di segretario generale. Il congresso stesso ha discusso la questione. Ogni delegazione l'ha discussa, e tutte le delegazioni, all'unanimità, compresi Trotzki, Kamenev e Zinoviev, hanno imposto al compagno Stalin di restare al suo posto. Che cosa potevo dunque fare? Fuggire dal mio posto? Non è nel mio carattere; non sono mai fuggito da nessun posto e non ho il diritto di farlo, poiché questa sarebbe una diserzione. Come ho già detto prima, non sono libero di disporre di me; quando il partito impone una cosa devo sottomettermi. Un anno dopo ho di nuovo chiesto all'assemblea plenaria di essere esonerato dalla carica, ma di nuovo mi è stato imposto di restare. Che cosa dunque potevo fare? Quanto alla pubblicazione del 'testamento', il congresso ha deciso di non pubblicarlo, perché era indirizzato al congresso e non era destinato alla stampa... L'opposizione punta tutte le sue carte sul 'testamento' di Lenin. Ma basta solo leggerlo questo 'testamento' per comprendere che le loro carte valgono nulla. Al contrario, il 'testamento' di Lenin è fatale per gli attuali capi dell'opposizione. È un fatto, invero, che Lenin nel suo 'testamento' accusa Trotzki di 'non bolscevismo', e degli errori di Kamenev e Zinoviev al tempo dell'Ottobre dice che non si tratta di errori 'casuali'. Che cosa significa ciò? Significa che politicamente non si può aver fiducia né in Trotzki, che è malato di 'non bolscevismo', né in Kamenev e Zinoviev, i cui errori non sono 'casuali' e possono ripetersi e si ripeteranno. È caratteristico il fatto che nel 'testamento' non vi sia né una parola, né un accenno agli errori di Stalin. Si parla solo della rudezza di Stalin. Ma la rudezza non è né può essere un difetto della linea o della posizione politica di Stalin ".
Insomma nel tentativo di confondere le idee, specie ai giovani rivoluzionari e ai fautori del socialismo, la borghesia con i suoi pennivendoli cerca sempre di separare i cinque grandi Maestri del proletariato tra di loro, in particolare Stalin da Lenin perché Stalin rappresenta il socialismo realizzato poi rovesciato dai revisionisti e dagli agenti della borghesia come Krusciov.
Stalin, proprio perché è stato attraverso la sua opera e la sua direzione politica il costruttore e realizzatore del socialismo in Urss, è stato ed è il più bersagliato da questa disgustosa e calunniosa campagna mistificatoria. Una campagna che vedrà sicuramente altri capitoli, perché non avrà fine finché imperverseranno la borghesia ed il revisionismo in qualunque veste e forma si presentino.
Noi lottiamo perché la giovani generazioni di rivoluzionari non si lascino imbrogliare e dividere dalle fandonie della borghesia vomitate sui 5 grandi Maestri del proletariato internazionale, i quali sono uniti come le 5 dita di una mano e non possono essere separati tra loro solo perché fa comodo alla classe dominante borghese.

18 dicembre 2024