I lavoratori Beko rilanciano la lotta contro i licenziamenti
Gazebo e presidio davanti ai cancelli dello stabilimento senese
Dal nostro corrispondente della Toscana
A un mese dal combattivo corteo di fine novembre e la fiaccolata dell’antivigilia di Natale in Piazza Duomo, al grido: “La gente come noi non molla mai” i 299 operai della Beko di Siena con indosso le pettorine con su scritto “Beko in lotta. 299 motivi per resistere” il 2 gennaio hanno montato i gazebo e ripreso il presidio davanti ai cancelli della fabbrica dove si producono congelatori e che Beko Europe, costituita al 75% dai turchi di Arcelik e al 25% dall'americana Whirlpool, vuole chiudere entro la fine di quest’anno.
La protesta contro i licenziamenti di massa e la delocalizzazione va avanti dal 20 novembre scorso, quando la multinazionale ha presentato un piano industriale di lacrime e sangue che prevede complessivamente 1.935 esuberi sui complessivi 4.440 occupati in Italia e la chiusura non soltanto del sito senese ma anche di quello marchigiano di Comunanza, nel piceno, dove si producono lavatrici.
Altre manifestazioni e proteste sono state organizzate nei giorni scorsi anche negli altri stabilimenti a rischio chiusura e licenziamenti di massa: a Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno (dove sono a rischio tutti i 320 dipendenti che producono lavatrici e asciugatrici); a Cassinetta, in provincia di Varese, dove saranno licenziati altri 541 lavoratori che fabbricano frigoriferi e forni a incasso e a microonde; al Centro ricambi di Carinaro (Caserta) dove sono previsti altri 718 “esuberi”; a Melano e Fabriano in provincia di Ancona dove rischiano il posto rispettivamente 66 operai e 300 designer e progettisti che lavorano al centro ricerca e sviluppo.
“È doveroso riprendere le nostre iniziative, perché la nostra lotta deve continuare e deve continuare in maniera forte e decisa – hanno ribadito i rappresentanti sindacali di Fiom Cgil, Uilm Uil e Fim Cisl – da stamani abbiamo ripreso il presidio e andiamo avanti nella nostra lotta... Non staremo con le mani in mano se vogliono chiudere lo stabilimento ci troveranno qui. Abbiamo in testa tante cose per gennaio, ci siamo riuniti per capire le mosse da fare, anche perché è giusto continuare a tenere alta l’attenzione. Cercheremo di fare cose ‘visibili’, comunque rimarremo qui a piantonare l’ingresso dello stabilimento... Nonostante acqua, vento e freddo siamo qui e saremo qui per parecchi giorni la nostra protesta avanza e siamo sempre più convinti di quello che stiamo facendo”.
E mentre il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (FdI) continua minacciare il ricorso al Golden Power pur sapendo benissimo che in questo tipo di vertenza è praticamente inapplicabile, gli operai senesi si dicono “pronti ad una discussione solo se il presupposto è il rilancio e la salvaguardia dei siti, con chiare missioni produttive sostenute da investimenti. L’azienda deve presentare un nuovo piano industriale, da parte sua il governo deve passare dagli annunci a effetto ad una proposta accompagnata da reali risorse economiche”.
8 gennaio 2025