Alla conferenza stampa prima dell'insediamento alla Casa Bianca
Trump minaccia di annettersi Panama e Groenlandia
Il Canada dovrebbe essere il 51° Stato. Avverte Hamas: “Liberate gli ostaggi o scoppierà l'inferno”. Agli Stati NATO chiede il 5% del PIL per le spese militari. Ribattezza il Golfo del Messico in Golfo d'America
Forti proteste dei Paesi interessati

Non poteva essere più chiaro il nuovo presidente dell’imperialismo americano, il golpista fascista Donald Trump, su che direttrici si muoverà la sua politica estera e interna una volta reinsediatosi alla Casa Bianca, all’insegna dello slogan “America first”. Nella sua conferenza stampa dell’8 gennaio, a Mar-a-lago in Florida, prima dell’insediamento che avverrà il 20 di questo mese, Trump ha minacciato di annettersi Panama e Groenlandia, dopo che il giorno prima aveva invitato il Canada ad “unirsi” agli USA, ha ribattezzato il Golfo del Messico in Golfo d’America, ha minacciato Hamas che se non libererà i prigionieri di guerra israeliani raderà al suolo Gaza e Cisgiordania e incendierà il Medioriente, ha chiesto agli Stati della NATO il 5% del PIL per le spese militari, previa ritorsioni economiche e commerciali. Uno scenario, quello tracciato dal massimo esponente dell’imperialismo americano, che acuisce il pericolo della guerra imperialista mondiale, mai così vicina da decenni.
Ma andiamo con ordine. Il 7 gennaio il presidente eletto degli Stati Uniti, osservando l'uscita di scena di Justin Trudeau, il premier canadese che aveva annunciato le dimissioni per consentire al partito liberale di trovare una nuova leadership in vista delle elezioni, ha scritto su “Truth Social”: "Molte persone in Canada amano essere il 51° Stato. Gli Stati Uniti non possono più sopportare l'enorme disavanzo commerciale, i sussidi di cui il Canada ha bisogno per rimanere a galla. Justin Trudeau lo ha capito e si è dimesso". Delineando altresì i vantaggi che il Canada avrebbe se "si unisse agli Stati Uniti: non ci sarebbero dazi, le tasse scenderebbero e sarebbero completamente sicuri dalle minacce delle navi russe e cinesi che costantemente li circondano. Insieme – ha concluso Trump - che grande nazione saremmo".
Immediata la replica del primo ministro canadese: "Non c'è una possibilità su un milione" che il Canada diventi parte degli Stati Uniti, ha affermato. Mentre il ministro degli Esteri Melanie Jolie è stata ancora più chiara: "Il Canada non farà alcun passo indietro. Le dichiarazioni del presidente eletto Trump dimostrano una totale incomprensione di ciò che rende il Canada un Paese forte. Non ci arrenderemo mai di fronte alle minacce".
Ancora dazi commerciali ma anche uso dell’esercito per controllare Groenlandia e Panama. Trump nella conferenza stampa non ha escluso di usare l'esercito per strappare il controllo della Groenlandia alla Danimarca risalente al 1953. Alla domanda diretta se avrebbe escluso di usare la “coercizione militare o economica” per portare a termine il suo obiettivo anche per il Canale di Panama ha risposto "no", aggiungendo: "Non posso assicurarti su nessuna di queste due cose, ma posso dire questo, ne abbiamo bisogno per la sicurezza economica". Il presidente eletto ha aggiunto che se la popolazione "votasse per l'indipendenza o per unirsi agli Stati Uniti, applicherei alla Danimarca dazi molto alti” se non accettasse il risultato, spiegando che intraprenderebbe una tale azione "per la sicurezza nazionale" e per "proteggere il mondo libero", visto il proliferare di navi cinesi e russe nell’area. Già prima di Natale, il presidente americano aveva affermato: "Per l'obiettivo della libertà e della sicurezza nazionale nel mondo, gli Stati Uniti ritengono che la proprietà ed il controllo della Groenlandia sono un'assoluta necessità". Una corsa all’Artico contro la Russia ma soprattutto contro la Cina. Una sinergia tra Canada e Groenlandia creerebbe un corridoio oceanico strategico, con il quale gli Stati Uniti d’America riuscirebbero a trarre il massimo vantaggio nella corsa alla regione artica; un corridoio da costruire anche attraverso il canale di Panama, area da tempo interessata dall’espansionismo del socialimperialismo cinese che con i suoi investimenti ha cerca di avere un ruolo predominante.
Immediata era arrivata la replica dell'isola situata nell'Artico, che aveva fatto sapere di non essere in vendita, come già detto nel 2019, quando lo stesso Trump aveva fatto analoghe dichiarazioni. La Groenlandia fa da tempo gola agli Stati Uniti perché ricca di giacimenti di oro, argento, rame e uranio, oltre a potenziali riserve petrolifere nella piattaforma offshore. Ma anche Russia e Cina hanno messo gli occhi sulle risorse dell'isola che si trova in una posizione strategica.
La Groenlandia fa gola non solo per via delle sue ricche risorse minerarie e petrolifere ma anche, come dicevamo, per la sua posizione strategica nella via artica. Ormai la contesa tra gli Usa e l'imperialismo dell'Est è planetaria, è militare e commerciale, non ha come teatro esclusivamente il Pacifico e il canale di Panama, ma si allarga all'artico, dove la Russia cerca di accaparrarsi il controllo esclusivo di quella che Putin considera la “Rotta marittima nordica, sicura tutto l’anno e competitiva per la Federazione russa a livello globale”. Il che darebbe un indubbio vantaggio al suo alleato, il socialimperialismo cinese, per invadere con le sue merci i ricchi mercati europei grazie a un collegamento navale molto più veloce ed economico.
Anche l'Europa ha fatto muro contro le mire imperialiste manifestate da Trump. La denuncia è arrivata da Parigi e Berlino oltre che da Bruxelles. "Ora più che mai dobbiamo premunirci, insieme con i nostri partner europei, uscire da una forma di ingenuità, riarmarci", ha detto il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot. La Groenlandia, ha afferma Barrot su “France Inter”, "territorio autonomo della Danimarca, è un territorio dell'Unione europea. È escluso che l'UE consenta ad altre nazioni, quali che siano, di violare i suoi confini sovrani". "Le frontiere non si cambiano con la forza”, la replica dalla Germania.
Ma anche la sovranità del Canale di Panama "non è negoziabile, come ha già dichiarato il presidente, José Raúl Mulino", ha ribadito il ministro degli Esteri panamense Javier Martinez-Acha, in risposta alle minacce di annessione del prossimo presidente degli Stati Uniti. "Voglio essere chiaro. Le opinioni di oggi del signor Trump, secondo cui avrebbe discusso di una somma di denaro, non sono vere e non è arrivato alcun tipo di offerta a questo governo e sia chiaro: il Canale appartiene ai panamensi e continuerà a essere così", ha aggiunto parlando ai media locali.
Trump è poi tornato a chiedere la “liberazione degli ostaggi” israeliani che si trovano ancora nella Striscia di Gaza prima dell'insediamento della sua seconda amministrazione, il prossimo 20 gennaio e che se ciò non avverrà per Gaza e Cisgiordania, nonché per l’intero Medio Oriente “sarà un inferno”. Non sarebbe nulla di buono per Hamas, e francamente per nessuno". Riproponendo anche che gli alleati della NATO dovrebbero spendere il 5% del PIL per la loro difesa: "Tutti possono permetterselo – ha affermato -, ma dovrebbe essere al 5% e non al 2%".
Nella stessa conferenza stampa Trump aveva altresì detto di voler cambiare il nome al Golfo del Messico sostenendo che "Golfo d'America" sarebbe più "appropriato". "Cambieremo il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America, che ha un suono meraviglioso". Tanto che la deputata repubblicana della Georgia Marjorie Taylor Greene ha già annunciato di voler presentare una legge per modificare il nome geografico del Golfo deciso all'epoca dell'Impero di Spagna sulle mappe di esercito e istituzioni federali. Anche in questo caso la protesta non si è fatta attendere. La presidente del Messico Claudia Sheinbaum ha risposto a Trump e compari mostrando una mappa del 1607, quando cioè il Messico comprendeva i territori depredati e conquistati in seguito dagli USA con la forza, chiosando: "Potremmo chiamare gli USA America messicana”.

15 gennaio 2025