I neofascisti, la destra dei servizi segreti, la P2, Cosa nostra dietro l'omicidio
Dopo 45 anni individuati i killer del governatore della Sicilia antimafioso
Era il fratello dell'attuale presidente della Repubblica. Piersanti Mattarella fu assassinato per impedire l'accordo tra Dc e Pci
Quelle forze sono ancora operanti per completare il regime capitalista neofascista
 
L'allora Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale Presidente della Repubblica, fu ucciso il 6 gennaio 1980 per impedire l'accordo nell'Isola tra la Dc e il Pci, un delitto ''atlantista'', esattamente come quello Moro e La Torre.
In quegli anni la contrapposizione tra l'imperialismo americano e il socialimperialismo sovietico era tale che all'interno delle rispettive sfere d'influenza i vertici imperialisti delle due superpotenze non accettavano compromessi di sorta.
In Italia poi non vi era nemmeno bisogno di far da soli in termini operativi, perché come scrive Arlacchi su Il Fatto Quotidiano un agente Cia oggi in pensione e in servizio presso la stazione di Roma ai tempi del caso Moro, di fronte alle sue assillanti domande sul ruolo della sua agenzia mi rispose: “Non avete mai trovato prove sulla partecipazione della Cia e simili nel caso Moro, Mattarella e La Torre perché siete andati a cercare nella direzione sbagliata. Non siamo mai intervenuti direttamente perché non ce n’era alcun bisogno. Non eravate un paese del Terzo mondo dove dovevamo fare tutto noi. Avevate apparati di intelligence vasti e ben organizzati che sapevano bene cosa fare, che rispondevano a politici accorti i quali non avevano bisogno di ricevere autorizzazioni. Il presidente della Sicilia era stato avvertito – come lo fu il leader Dc minacciato da Kissinger – che il suo esperimento nell’isola violava il fattore K e non piaceva su cosa fare con chi superava le linee rosse. Era evidente che Moro, Mattarella e La Torre le avevano superate”.
Dunque se il volere politico omicida era annidato nell'atlantismo, nell'anticomunismo, nella P2 e nelle mafie, gli esecutori sono uomini dei servizi segreti italiani cosiddetti 'deviati' e di Cosa nostra, spesso e volentieri legati all'ultradestra gravidi di conoscenze sui fatti di sangue più efferati di quegli anni, cosa che ha oggettivamente complicato le indagini in corso per tutti questi lunghi anni, mentre la verità politica è subito apparsa evidente.
Nell’audizione del 3 novembre 1989 dinanzi alla Commissione antimafia, Falcone affermò che il golpe Borghese, l’omicidio Mattarella, la strage di Bologna, la strage sul rapido 904, il viaggio di Sindona in Sicilia erano fatti tra loro collegati. Nella successiva seduta del 22 luglio 1990, spiegò che nell’omicidio di Mattarella si era verificato un fatto inedito. All’interno della Commissione di Cosa Nostra in quel periodo vi era una frattura tra l’ala che faceva capo a Stefano Bontade e i corleonesi. A nessuna delle due fazioni interessava la vita di Mattarella, tuttavia non vi erano interessi mafiosi tali da giustificare un omicidio di quella rilevanza. Si era così creato uno stallo: “Bisognava indicare... quale fatto in concreto si contesta a Mattarella, quale persona del mondo politico aveva chiesto di ammazzarlo!” spiegò Falcone.
Mutate le condizioni storiche e politiche con la liquefazione dell'Urss socialimperialista e la fine del Pci revisionista queste forze, a cominciare dalla P2 e Cosa nostra, legate agli Usa sono le stesse che hanno lavorato e lavorano per il completamento e il consolidamento della seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista, dunque sono ancora ai vertici dello Stato e delle istituzioni, controllando la stampa ed esercitando un'influenza trasversale verso i poli del regime neofascista come avveniva il 6 ottobre del 1980 all'epoca della morte dell'antimafioso Piersanti Mattarella.
Secondo la indagini più recenti fu Nino Madonia insieme a Valerio Lucchese (entrambi boss ergastolani) a sparare a Mattarella.
Ancora da un'intervista al sociologo Pino Arlacchi appare evidente: “Professor Arlacchi, - chiede il giornalista - sono trascorsi quarantacinque anni dall’uccisione del presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella. Ci sono ancora molti punti oscuri. Quali erano tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 i rapporti tra mafia ed estrema destra?”
“Erano rapporti regolari. Facevano parte entrambe del blocco atlantico anticomunista, composto dai personaggi e dalle istituzioni chiave della sicurezza nazionale del tempo”.
“In quali eventi si manifestarono questi rapporti?”
“Una tappa rilevante fu il tentativo di golpe messo in atto nel 1970 da Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte nazionale, in collaborazione con Avanguardia nazionale. La mafia avrebbe dovuto costituire la componente siciliana del golpe, con azioni intimidatorie e arresti per conto dei fascisti di Borghese. La collaborazione non andò in porto anche perché il tentativo fallì, ma i buoni rapporti continuarono. C’è una presenza fascista nella strage del Rapido 904, il 23 dicembre 1984, e in diversi altri episodi. La morte di Pio La Torre nel 1982 e di Piersanti Mattarella nel 1980 sono stati i più importanti”.
“Assassini eccellenti, ma nel caso Mattarella quali sono state le ragioni?”
“Falcone mi disse che Mattarella era un 'caso Moro bis' perché il movente fondamentale non fu mafioso, ma politico e la matrice fu sostanzialmente atlantica. Mattarella era il delfino di Aldo Moro e aveva proseguito la politica di apertura ai comunisti che era costata la vita al suo maestro. Mattarella sapeva di muoversi su un terreno proibito, ma era un uomo coraggioso. Eravamo in piena guerra fredda e i rappresentanti italiani dell’atlantismo, della P2 e dei servizi segreti, in questo campo avevano licenza di uccidere. Falcone era convinto che l’assassinio fosse stata opera di terroristi neri, forse affiancati da killer mafiosi, inviati dalla connection Gladio-P2-servizi”.
“Qual è il filo nero che unisce la morte di Mattarella e la strage di Bologna otto mesi dopo?”
“Valerio Fioravanti era stato riconosciuto come il possibile killer dalla vedova Mattarella, ma è stato assolto in Cassazione”.
Dopo 45 anni da quegli avvenimenti, cambiato il quadro politico, sparita la Dc e il Pci revisionista urge fare piena luce innanzitutto abolendo il segreto di stato dietro il quale si nascondono i peggiori crimini e nefandezze dell'Italia di quegli anni ed essere consapevoli che quelle forze che furono dietro all'omicidio Mattarella sono ancora operanti per completare il regime capitalista neofascista, più pericolose che mai, ora che possono contare direttamente sul governo neofascista Meloni.

15 gennaio 2025