Al referendum organizzato da Cgil, Uil e Usb
Il 98% degli statali boccia il nuovo contratto firmato dalla Cisl
Questo è il risultato schiacciante del referendum organizzato dai sindacati di categoria di Cgil, Uil e Usb. Una consultazione che non ha un valore giuridico ma ha lo stesso un peso specifico molto rilevante e mette chiaramente in discussione la pre-intesa firmata dalla Cisl e da alcuni sindacati che si autodefiniscono “autonomi” ma che in realtà sono piccole sigle corporative sempre pronte ad assecondare il governo di turno.
E' stato un referendum autoconvocato perché i firmatari dell'accordo (in particolare la Cisl) e l'Aran (Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni) non hanno accettato di sottoporlo al giudizio dei circa 190mila lavoratori e lavoratrici della Pubblica Amministrazione dipendenti delle Funzioni Centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici). E questo nonostante le sigle che avevano accettato dal governo una proposta di contratto indecente, rappresentassero una risicata maggioranza del 53%.
Da parte del datore di lavoro, in questo caso il governo, non c’è mai stata nessuna reale volontà di trattativa. Si è seduto al tavolo con risorse assolutamente insufficienti e non negoziabili e l’obiettivo di chiudere nel più breve tempo possibile e con qualunque maggioranza sindacale presente. Pochi soldi per una intesa che il ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo ha definito “un accordo che risponde all’esigenza di una PA moderna ed efficiente, sempre più vicina a cittadini e imprese” mentre il segretario generale della Cisl Sbarra ha avuto la faccia tosta di di definirla una “trattativa che ha visto un forte impegno della nostra Federazione dei lavoratori pubblici e della stessa Confederazione tutelando come sempre i lavoratori e le lavoratrici che rappresentiamo”.
Stiamo parlando di una intesa che prevede un aumento medio mensile lordo di 165 euro, pari al 5,78% per il periodo 2022-2024, ovvero anni per cui i lavoratori hanno già perso il loro potere d'acquisto. Sono decenni che gli stipendi della PA non stanno al passo con il costo della vita, ma visto che l'inflazione in questi tre anni è stata al 16%, non era mai successo che un rinnovo contrattuale ne recuperasse solo un terzo, lasciando nelle tasche dei dipendi pubblici una retribuzione effettiva più leggera di oltre il 10%.
Cgil, Uil e Usb non si sono arrese e il risultato del referendum ha rafforzato la loro contrarietà a un accordo al ribasso. Vi hanno partecipato in 40mila, numero considerevole su un totale di 190mila e che va al di la della rappresenta delle tre sigle, “attraverso un’organizzazione capillare sui luoghi di lavoro e l’allestimento di una piattaforma on-line per garantire il voto, in tempi di record. Non altrettanto veloci nel facilitare le operazioni di voto sono state alcune amministrazioni, soprattutto quelle dove nei primi giorni si sono verificati grossi problemi tecnici che hanno richiesto tempi lunghi per essere risolti”.
Questo è scritto in un comunicato congiunto del 5 gennaio a firma Fp-Cgil, Uil-Pa. Usb-Pi, che continua denunciando: “Velocissima invece la risposta dei sindacati firmatari della pre-intesa che, durante tutto il periodo di consultazione, hanno messo immediatamente in campo una campagna denigratoria nei confronti della nostra iniziativa di democrazia sindacale; una campagna dai toni che non hanno precedenti nella storia del movimento sindacale, testimonianza di una preoccupazione dovuta certamente alla consapevolezza di aver sottoscritto un contratto ampiamente insoddisfacente”. “Dalle lavoratrici e lavoratori è arrivato un messaggio chiaro: la questione salariale rimane centrale, con gli attuali stipendi la maggioranza dei dipendenti pubblici non arriva a fine mese”, continua il comunicato congiunto.
Che la questione salariale investa anche le lavoratrici e i lavoratori della PA sembra non toccare la Cisl, che in questo momento si è staccata da Cgil e Uil per correre in soccorso al governo neofascista Meloni ogni volta che ne ha bisogno, come confermano i loro stessi dirigenti. Per Maurizio Petriccioli, segretario generale della Fp-Cisl: “Considerati i limiti della finanza pubblica e gli impegni europei dell’Italia, la Cisl Fp fa la propria parte”. Evidentemente non si è accorto che quando si devono aumentare le spese militari o gli stipendi dei ministri non eletti in parlamento i soldi si trovano immediatamente.
Adesso Cgil, Uil e Usb auspicano la riapertura della trattativa. Da più parti, sia da destra che da sinistra per opposti motivi, si sono espresse perplessità rispetto a questa temporanea alleanza tra due sindacati confederali e uno di base, che oltretutto non è una novità. Noi invece la reputiamo positiva, quello che conta è l'obiettivo comune che si vuole raggiungere, e in questo caso è il giusto ottenimento di un contratto dignitoso che recuperi la perdita di potere d'acquisto degli stipendi nella PA, per troppi anni in perdita e che i governi di ogni colore che si sono avvicendati hanno spesso bloccato, per far quadrare i bilanci dello Stato e dirottare le risorse da altre parti.
15 gennaio 2025