Stellantis, solo cassa integrazione. Manca un piano industriale
Nel 2024 la produzione italiana è scesa sotto le 500mila unità, un balzo indietro al 1956
Dopo le dimissioni/licenziamento del CEO Carlos Tavares, il sesto produttore di auto del mondo, che ha numerosi stabilimenti nel nostro Paese, è stato messo ulteriormente sotto pressione dai sindacati e dal governo, che temono forti ricadute occupazionali per la crisi del settore automotive che sta diventando sempre più dura in tutta Europa. Il gruppo automobilistico che ingloba la vecchia Fiat ha promesso di investire due miliardi di euro per aumentare la produzione in Italia, e lo farà senza chiedere aiuti pubblici.
Detta in questo modo può sembrare che Stellantis abbia preso chissà quali iniziative, ma le novità annunciate in realtà non sono altro che l'ennesimo “piano industriale” farlocco come ce ne sono stati tanti in questi ultimi anni, che serve solo a rimandare i tempi di decisioni importanti per il futuro del settore in Italia e tenere buoni i lavoratori. Promesse di nuovi modelli per il futuro che, tra le altre cose, hanno lo scopo di ottenere ulteriore cassa integrazione in vista di una ipotetica ripresa produttiva.
Anche il giudizio dei sindacati è stato molto critico nei riguardi dei contenuti del “Piano Italia” che Jean-Philippe Imparato, responsabile di Stellantis per l’Europa, ha presentato poco prima delle festività natalizie al Governo italiano. Il manager francese era stato chiamato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per avere risposte da parte di una azienda che in Italia rappresenta quasi per intero il settore dell'automotive. Al tavolo anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la ministra del Lavoro Marina Calderone, oltre a rappresentanti di aziende, sindacati, Regioni e associazioni di categoria.
“L'Italia rimane centrale nella strategia Stellantis” ha dichiarato Imparato. A queste parole però ne fanno seguito altre di segno diverso: “il 2025 sarà un anno durissimo” (per i lavoratori ovviamente) ma “nel 2026 vedo un più 50%”. Insomma, affermazioni confuse che si contraddicono, quello che appare chiaro è un 2025 in cui Stellantis non muoverà un dito, mentre per gli anni successivi solo rimescolamenti e conferme che non potranno spostare di una virgola il progressivo smantellamento del settore nel nostro paese.
Ma vediamo alcuni dettagli. A Pomigliano d'Arco dal 2028 arriverà la piattaforma STLA Small, destinata ai modelli compatti, come l’attuale Panda, che continuerà a essere prodotta fino al 2030, quando arriverà una nuova generazione del modello. In sostanza non cambia nulla. A Cassino verrà introdotta la piattaforma più grande, STLA Large, e saranno sviluppate le architetture elettroniche STLA Brain e STLA Smart Cockpit. Sarà rinnovata dal 2025 l’Alfa Romeo Stelvio, dal 2026 la Giulia e successivamente una nuova vettura top di gamma. Le Alfa Romeo saranno prodotte sia in versione ibrida, sia elettrica.
A Melfi, lo stabilimento che ha registrato il maggior crollo produttivo in termini di volumi, nei prossimi anni verranno lanciati nuovi modelli sulla piattaforma STLA Medium. La prima sarà la DS N°8 dal 2025, una vettura del marchio gemello di Citroen che ha sempre avuto volumi basi. Ad Atessa, dove si producono veicoli commerciali, saranno introdotti modelli elettrici e dal 2027 verrà avviata la produzione di una nuova versione di van di grandi dimensioni, per garantire competitività rispetto alla concorrenza internazionale. Il sito abruzzese, che esporta oltre l'80% della sua produzione, per ora è quello che ha subito minori perdite.
A Modena sarà spostato (a spese di Mirafiori) il “polo dell'alta gamma”, incentrato su Maserati. Poi c'è il capitolo Termoli. L’investimento per la realizzazione della giga-factory molisana per la produzione di batterie risulta sospeso, e l'impegno che Stellantis aveva preso, in Joint venture con Mercedes-Benz e Total-Energies va a farsi benedire.
In pratica fino al 2028 non ci saranno grosse novità, e fra tre anni alcuni stabilimenti potrebbero essere già chiusi. In grande sofferenza si trova in questo momento Mirafiori. Lo storico stabilimento torinese è una cattedrale vuota: nel 2024 i volumi produttivi sono stati pari a 25.920 unità rispetto alle 85.940 del 2023 con una flessione di circa il 70%. Il 91% dei volumi dello stabilimento torinese, pari a 23.670, sono rappresentati da 500 Bev (elettriche), il restante è rappresentato dalle produzioni Maserati con 2.250 unità. Quest'ultima ben lontana dalle 41.000 unità prodotte nel 2017, anno di punta delle produzioni Maserati.
Per tutto il 2024 la produzione è stata organizzata su un turno assieme alla richiesta di Cig e Cds (contratti “di solidarietà”). Dal 19 febbraio 2024, nei giorni in attività, si è utilizzato l’ammortizzatore sociale coinvolgendo mediamente il 40% dei quasi mille lavoratori sulla linea della 500 Bev. Anche per i 1200 lavoratori di Maserati si è utilizzato il Cds per tutto l’anno. Il 2024 è stato caratterizzato anche da continui fermi produttivi, con chiusura totale della linea di produzione per oltre la metà delle giornate lavorative annue.
Intanto i dati generali relativi al gruppo per il 2024, certificano in Italia una produzione, tra autovetture e furgoni commerciali, di 475.090 unità (-36,8%) contro le 751,384 del 2023. Gli autoveicoli con perdite maggiori rispetto ai veicoli commerciali. Precisamente le autovetture registrano un -45,7% con 283.090 unità: per trovare un dato così basso di produzione bisogna spostare le lancette nel 1956. I veicoli commerciali con 192.000 unità (-16,6%) hanno avuto una flessione più contenuta in termini percentuali, anche se in termini di volumi l’impatto è consistente, pari ad oltre 38.000 unità. E' facile prevedere che nel 2025 i lavoratori dovranno fare i conti con tanta cassa integrazione e salari da fame mentre i profitti rimangono intatti o addirittura crescono.
I sindacati non sono affatto soddisfatti. In una nota congiunta Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil e Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom e responsabile settore mobilità, dichiaravano di voler continuare la mobilitazione. “Abbiamo rivendicato dopo gli scioperi delle scorse settimane e le dimissioni dell’amministratore delegato un cambiamento concreto. Il cambiamento per noi è misurabile solo abbattendo la cassa integrazione e aumentando il lavoro con missioni produttive per tutti gli impianti e la ricerca e sviluppo”. In sostanza chiedono un piano industriale serio, che sicuramente non si ritrova nelle fumose promesse del “Piano Italia” presentato da Stellantis.
15 gennaio 2025