Altro che trasparenza e “onestà, onestà” del M5S
I giudici di Cagliari dispongono la decadenza della governatrice della Sardegna Todde
È accusata di “gravi irregolarità” nel finanziamento della campagna elettorale
La giunta va avanti lo stesso, come se nulla fosse
Eletta il 25 febbraio 2024 nella coalizione del cosiddetto “campo largo” (formata da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e da diverse altre liste locali del "centro-sinistra'') la governatrice della Sardegna Alessandra Todde, la prima donna a diventare presidente della Sardegna e la prima esponente del Movimento 5 Stelle alla presidenza di una regione, non ha fatto in tempo a festeggiare nemmeno un anno di consiliatura.
Il 3 gennaio il Collegio regionale di garanzia elettorale, che ha sede nella Corte d'Appello di Cagliari, ha notificato al Consiglio regionale sardo un’ordinanza-ingiunzione con la richiesta di sanzionare con la decadenza la presidente Todde per le “gravi irregolarità” riscontrate nella rendicontazione delle spese e dei finanziamenti elettorali.
“Stante le anomalie riscontrate nelle dichiarazioni della presidente Alessandra Todde”, nei giorni scorsi il Collegio ha trasmesso gli atti alla Procura di Cagliari imputando alla Todde di aver reso dichiarazioni false nel passaggio da una prima rendicontazione depositata lo scorso giugno in Corte d’appello, che segnalava spese sostenute e finanziamenti ricevuti per circa 90mila euro, e una memoria, presentata il 3 dicembre scorso, nella quale Todde smentisce se stessa e giura sul suo onore “di non aver sostenuto spese, assunto obbligazioni né ricevuto contributi e/o servizi” ma di “essersi avvalsa di materiali e mezzi propagandistici messi a disposizione del partito dalla formazione politica”.
Altre irregolarità il Collegio di garanzia le ha riscontrate nella rendicontazione inviata alla Corte d’appello nel giugno 2024 dove, oltre ai contributi di singoli cittadini, risultano finanziamenti della campagna elettorale di Todde non soltanto da parte del Movimento Cinque stelle (55mila euro), come dichiarato da Todde, ma anche del Partito democratico (18mila euro), di Sinistra Futura (2.200 euro), di Sinistra italiana (1.000 euro), di Demos (700 euro) e di Possibile (500 euro).
Il Collegio di garanzia contesta alla Todde anche la mancata nomina di un mandatario (o committente), figura obbligatoria per legge a garanzia della regolarità e della trasparenza dei finanziamenti e dei movimenti di denaro.
La legge nazionale del 1993 e quella regionale obbligano i candidati eletti a presentare un rendiconto dettagliato e trasparente di ogni spesa sostenuta durante la campagna elettorale e soprattutto a dichiarare tutti i finanziamenti ricevuti.
La relazione finale di tale rendicontazione è affidata alla cura e alla certificazione del mandatario, una sorta di contabile nominato dallo stesso candidato.
La Todde invece non solo non ha presentato il rendiconto delle spese, non solo non ha indicato il nome del mandatario ma, addirittura non ha nemmeno indicato il conto corrente bancario in cui sono confluiti i finanziamenti così come previsto dalla legge.
Il Collegio ha svolto anche un’indagine tributaria e un accesso al cassetto fiscale della Todde da cui fra l'altro è emersa anche una bolletta Enel di 153 euro che pur facendo parte delle spese elettorali non era stata dichiarata.
Sulla base di queste risultanze il Collegio ha deciso di trasmettere alla Procura della Repubblica gli atti che hanno condotto all’ordinanza-ingiunzione, con l’accusa di falso.
A questo punto, la decadenza di Todde, il commissariamento della Regione e l'indizione di nuove elezioni dovrebbe essere automatica e scontata dal momento che il Collegio ha svolto le sue verifiche e ha emesso il suo giudizio sulla base di una legge nazionale che prevale su tutte le norme e i regolamenti regionali.
Ma la Todde, pur di rimanere in sella, è disposta a tutto e, senza un filo di vergogna, ha già annunciato: “Impugnerò nelle sedi opportune la notifica della Corte d’appello. Si tratta di un atto amministrativo. Ho piena fiducia nella magistratura. Continuerò il mio lavoro nell’interesse del popolo sardo”.
Il 15 gennaio è convocata la Giunta per le elezioni del Consiglio regionale che dovrà esprimere un parere di prima istanza sull’accettabilità o meno dell’ingiunzione di decadenza avanzata dal Collegio di garanzia.
L'ultima parola spetta però al Consiglio regionale che sulla base delle valutazioni della Giunta per le elezioni deciderà se eseguire immediatamente l’ordinanza-ingiunzione del Collegio di garanzia come impone la legge; oppure prendere altro tempo in attesa dell’esito del ricorso presentato da Todde al tribunale civile.
Non a caso il presidente della Giunta, Giuseppe Frau, eletto nella lista civica Uniti per Todde ha già messo le mani avanti annunciando che: “Per fare le nostre valutazioni ci prenderemo tutti i novanta giorni che la legge ci assegna... Valuteremo già nella prima seduta se interrompere l’iter della nostra istruttoria per rinviare ogni valutazione a dopo la sentenza Tribunale”.
E sempre non a caso la Todde si è detta "Tranquillissima” proprio perché “A dichiarare la mia decadenza può essere solo il Consiglio regionale, a seguito di un'istruttoria della giunta delle elezioni. Io resto nel pieno dei miei poteri di presidente, e questo è il punto essenziale".
Un ricatto lanciato a tutto il Consiglio regionale che la Todde sa bene di poter reggere dal momento che è una boss di primo piano del M5S. Fedelissima di Conte, ex deputata, ex vicepresidente del M5S dall’ottobre del 2021 fino a dicembre dell’anno scorso, ex sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico nel secondo governo di Giuseppe Conte, quello sostenuto da M5S e PD, dal 2019 al 2021, e poi viceministra sempre allo Sviluppo economico nel governo di Mario Draghi, fino a ottobre del 2022, Todde è una imprenditrice manager originaria di Nuoro, laureata in ingegneria informatica, ha coperto importati ruoli manageriali, tra cui quello in Olidata tra il 2018 e il 2019 e nel 2018 è stata anche nominata tra le Inspiring Fifty italiane. Sostenuta da Di Maio, si era dimessa nel 2019 per candidarsi con il Movimento 5 Stelle alle elezioni europee, senza però riuscire a essere eletta.
La richiesta di decadenza dalla carica di consigliera e di conseguenza da governatrice della Sardegna di Todde è solo l'ultimo gravissimo scandalo in cui è incappato il M5S da quando è entrato nella stanza dei bottoni nel 2012 con l'elezione di Roberto Castiglion eletto sindaco di Sarego (Vicenza) segnando per Grillo e per tutto il Movimento un "fatto epocale".
Da allora in poi abbiamo assistito a una catena di malaffare e corruzione che ha visto protagonista il M5S in scandali a cominciare da affittopoli fino alle firme false per le elezioni a Palermo e i suoi massimi dirigenti finire nelle grinfie della magistratura a cominciare dagli stessi Grillo e Conte, da Chiara Appendino a Virginia Raggi; dall’ex Ad di Invitalia Domenico Arcuri al deputato Riccardo Tucci; dall’avvocato Luca Di Donna e Cesare Paladino, padre di Olivia, compagna del presidente pentastellato.
La parabola del M5S è sconcertante. Nato rivendicando trasparenza e onestà e per aprire le istituzioni come una scatoletta di tonno, in pochi anni si è smascherato finendo per cadere negli stessi vizi e privilegi degli altri partiti del regime capitalista neofascista. Altro che “Movimento dalle mani pulite”, altro che “trasparenza” e “onestà, onestà”.
15 gennaio 2025