A Milano, nel 101° Anniversario della scomparsa di Lenin
Militanti, simpatizzanti e amici lombardi del PMLI vedono insieme il video “Ispiriamoci a Lenin per combattere l'imperialismo e conquistare il socialismo”
L'incisivo intervento di Cristina Premoli apre il dibattito
Dal corrispondente del Comitato lombardo del PMLI
Domenica 19 gennaio, per commemorare in stile marxista-leninista il 101° Anniversario della scomparsa di Lenin, militanti, simpatizzanti e amici lombardi del PMLI si sono riuniti nella sede di Milano del Partito per guardare il video “Ispiriamoci a Lenin per combattere l'imperialismo e conquistare il socialismo” - realizzato dalla Commissione per il lavoro di Stampa e propaganda del CC del PMLI in occasione del Centenario della morte - seguito da un dibattito tra compagni sugli insegnamenti del grande Maestro del proletariato internazionale.
Ad aprire il dibattito è stata la compagna Cristina che dopo aver ricordato i meriti di Lenin di aver dato vita al modello più avanzato di avanguardia cosciente e organizzata del proletariato rivoluzionario, il Partito bolscevico, ed aver aperto - guidando la prima rivoluzione proletaria vittoriosa - la via universale dell’Ottobre, ha esortato i compagni a studiare le sue opere e ad applicare i suoi insegnamenti per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso per servire meglio e con più efficacia le masse sfruttate e oppresse, e per conquistare l’Italia unita, rossa e socialista.
Nel dibattito, guidato e moderato dal compagno Angelo Urgo - Segretario del Comitato lombardo del PMLI - si è innanzitutto sottolineato come Lenin sia stato il primo nella storia del marxismo a elaborare la dottrina del Partito del proletariato, abbozzata da Marx ed Engels, e poi sviluppata da Stalin e Mao. Nelle sue opere fondamentali “Che fare?”, “Un passo avanti, due indietro”, “Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica”, Lenin ha fissato nel suo complesso il carattere e la linea rivoluzionaria del Partito del proletariato, ne ha stabilito i compiti, le funzioni, il rapporto con il proletariato, il ruolo nella lotta di classe, nella rivoluzione e nella edificazione del socialismo.
Lenin mise in chiaro che solo un Partito fondato sulla teoria rivoluzionaria marxista (oggi evolutasi in marxista-leninista-pensiero di Mao) avrebbe potuto assolvere ai suoi compiti rivoluzionari. Nel “Che fare?” scrive: “Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario”.
Il che vuol dire che se il proletariato non lotta secondo la sua concezione del mondo e la sua cultura, cioè se non lotta come una classe per sé, conscia dei propri obiettivi e della necessità storica di abbattere il capitalismo e conquistare il potere politico, finisce con l'abbandonarsi all'imprevedibilità del movimento spontaneo, a non agire secondo una strategia rivoluzionaria e a non mettere nemmeno in discussione la visione del mondo e le idee della borghesia.
Nel dibattito si è poi rilevata l’importanza degli insegnamenti di Lenin che hanno approfondito la concezione marxista sulla natura di classe dello Stato, dalla quale deriva che lo Stato borghese non può essere riformato secondo gli interessi del proletariato al fine di sostituire il capitalismo col socialismo - come invece teorizzava il padre del revisionismo moderno italiano Antonio Gramsci - ma che per ottenere tal fine occorre abbattere lo Stato borghese per via rivoluzionaria perché sia sostituito con uno Stato basato sul potere politico del proletariato.
È nell'opera fondamentale di Lenin “Stato e Rivoluzione" che si trovano le premesse teoriche e politiche della Rivoluzione d'Ottobre. La Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre è una delle più grandi imprese della storia del movimento operaio internazionale e dell'intera umanità. Con una memorabile insurrezione fu spazzata via dal potere la borghesia che seguì allo zar, dando il potere e tutti i mezzi di produzione passarono nelle mani del proletariato che divenne così classe dominante, proprio come avevano indicato Marx ed Engels ne "Il Manifesto del Partito comunista'' del 1848.
Nella discussione è stato ribadito che dobbiamo a Lenin la teoria universale della rivoluzione la quale è oggettivamente possibile solo quando la classe dominante sfruttatrice e il suo apparato statale non possono più governare come prima e la principale classe sfruttata con la maggioranza delle masse oppresse non sono più disposte a vivere come prima. Solo la preliminare esistenza del Partito della classe operaia, inteso come reparto d’avanguardia ma legato profondamente alle masse, basato sul centralismo democratico e ancorato al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, può però garantire la condizione rivoluzionaria soggettiva del proletariato affinché la rivolta sociale diventi rivoluzione socialista.
Infine, più compagni hanno sottolineato come l’attualità del leninismo, ossia il marxismo dell’epoca dell’imperialismo, ci permette di comprendere nitidamente la situazione politica internazionale odierna non considerando la guerra una maledizione astratta, caduta dal cielo o insita alla bellicosa natura umana, ma come la continuazione della politica con mezzi cruenti. Occorre perciò distinguere una guerra interimperialista (come fu la Prima guerra mondiale) da una guerra imperialista di aggressione (come quelle odierne della Russia neozarista e di Israele nazisionista) o da una guerra di indipendenza o liberazione nazionale (come quelle dell'Ucraina e della Palestina). Con la sua opera scientifica “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo” Lenin ci ha insegnato a basare il nostro giudizio sull'esame delle condizioni economiche, politiche e storiche che hanno provocato una guerra e degli obiettivi e delle classi che l'hanno scatenata e diretta: dalla prioritaria distinzione tra le potenze imperialiste che opprimono i paesi più piccoli e poveri e dominano il mondo, da una parte, e le restanti nazioni e popoli oppressi che sono saccheggiati economicamente e aggrediti militarmente, dall'altra.
A conclusione del dibattito il compagno Luca Zambonin, già Presidente della Sezione ANPI di Cuveglio (Varese) e storico amico del nostro Partito, ha elogiato il PMLI come unico alfiere in Italia a tenere alta la grande bandiera rossa di Lenin anzitutto difendendo e applicando i suoi insegnamenti.
L’iniziativa si è conclusa con la soddisfazione politica dei partecipanti, consci che stando sulle spalle dei cinque giganti che sono i grandi Maestri del proletariato internazionale, noi marxisti-leninisti italiani riusciamo a vedere più lontano nel continuare a far crescere il PMLI - radicandolo nella classe operaia e tra le masse sfruttate e oppresse in Italia – affinché abbia non solo una testa ma anche un corpo da Gigante Rosso, proseguendo a lottare con più fiducia e determinazione contro la dittatura capitalista neofascista della borghesia italiana - oggi governata dalla ducessa Meloni - al fine di spazzarla via per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista!
Con Lenin per sempre, contro il capitalismo e ogni imperialismo, per il potere politico al proletariato e il socialismo!
Al servizio del Partito!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
22 gennaio 2025