In aumento i casi tra migranti, donne, giovani e ultrasessantenni
Inail: in 11 mesi mille morti sul lavoro
Inefficaci i provvedimenti presi dal governo negli ultimi due anni
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate nei primi 11 mesi del 2024 sono state 1.000, 32 in più (+3,3%) rispetto alle 968 registrate nel pari periodo del 2023 e tre in più rispetto al 2019, sei in meno sul 2022, 116 in meno sul 2021, 151 in meno sul 2020, questi ultimi due anni segnati però dal covid e dalla drastica diminuzione delle attività produttive. Le denunce di casi mortali sono leggermente calati tra quelli avvenuti lavorando, da 745 a 731, e aumentati quelli nel tragitto casa-lavoro, da 223 a 269.
Questi i numeri duri e crudi forniti dall'Inail, un bollettino di guerra impietoso. Entrando più nel dettaglio, tra i settori con più infortuni avvenuti in occasione di lavoro si evidenziano gli incrementi nelle costruzioni (34.414 casi, +0,5% sul 2023), nel trasporto e magazzinaggio (31.958 casi, +0,7%), nel commercio (30.385, +1,8%), nel noleggio e servizi di supporto alle imprese (19.935, +3,2%) nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (19.500 casi, +0,5%).
L’aumento delle denunce di infortunio che emerge dal confronto con i primi 11 mesi del 2023 è legato esclusivamente alla componente femminile, che registra un +1,0% (da 191.686 a 193.606 casi denunciati), mentre quella maschile presenta un calo (da 350.882 a 349.433, -0,4%). L’incremento ha interessato solo i lavoratori extracomunitari (+4,8%), in diminuzione il dato degli italiani (-0,7%) e dei comunitari (-4,5%). L’analisi per classi di età mostra aumenti tra gli under 15 (+18,1%), soprattutto per l’incremento degli infortuni tra gli studenti, nella fascia 20-29 anni (+1,1%) e in quella 60-74 anni (+5,2%). Dati che ci dicono che l’economia si fa forte sulla pelle dei più deboli.
Un altro capitolo spesso sottovalutato o sottaciuto è quello delle malattie professionali. Le denunce sono aumentate in maniera impressionante, quelle protocollate dall’Inail nei primi 11 mesi del 2024 sono state 81.671, 14.577 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+21,7%). L’aumento è del 46,5% rispetto al 2022, del 60,8% sul 2021, del 99,6% sul 2020 e del 44,4% sul 2019. Le prime tre patologie denunciate sono quelle del sistema ostro-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio.
Il numero impressionante di morti sul lavoro dimostra il fallimento delle politiche varate dal Governo e l’inefficacia di un’azione sempre prodiga nei confronti delle imprese, nonostante l’aumento delle violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, appalti e lavoro sommerso, quanto silente e distratta di fronte a una guerra che colpisce quotidianamente lavoratrici e lavoratori. In questi tre anni la Meloni, ma anche il presidente della repubblica Mattarelli, hanno fatto solo propaganda e dispensato belle parole che non corrispondono alla realtà.
Sono anni che viene rinviato l’Accordo Stato regioni sulla formazione e prevenzione nei luoghi di lavoro. Il lavoro cambia ma la normativa non si adegua, servirebbero interventi e investimenti mirati, aumento dei controlli, revisione dei sistemi di prevenzione in abito nazionale e regionale. Invece dal governo non solo non c'è nessuna strategia nazionale per contrastare morti e infortuni, ma s'ignorano anche le proposte dei sindacati che conoscono bene il mondo del lavoro e le sue dinamiche.
Il governo tira spesso in ballo il fatto che non ci sono risorse. Certo non ci sono per salvare la vita alle lavoratrici e ai lavoratori mentre ci sono per le armi, per i padroni, per aumentare gli stipendi ai ministri, si trovano per finanziare le proprie leggi, si tratta ovviamente di scelte politiche. Per esempio, secondo la Corte dei Conti, nell’ultimo anno l'Inali, l’ente che si occupa della prevenzione e delle conseguenze degli infortuni sul lavoro, ha accumulato un attivo di 3,1 miliardi di euro, che sono finiti nelle casse dello Stato invece di essere utilizzate per prevenire gli incidenti.
Evidentemente il governo neofascista della Meloni è del tutto insensibile al fatto che in Italia ci sono tre morti sul lavoro al giorno, più di 1200 all'anno, il caporalato tiene in schiavitù migliaia di migranti, il lavoro nero e il precariato negano le più elementari norme di sicurezza, e persino le aziende più strutturate cercano di risparmiare sulla sicurezza. Come ha detto Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di cassazione e già direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro : “L’albero si vede dai frutti. I numeri dimostrano l’inefficienza e l’inutilità dei provvedimenti di questi ultimi due anni, se non la latitanza istituzionale”.
22 gennaio 2025