All'opera nella questura di Brescia il regime capitalista neofascista di Meloni
Una pacifista: “Ci hanno chiesto di spogliarci, toglierci le mutande e fare tre squat”
23 pacifiste/i denunciati per un sit-in davanti all'industria Leonardo che vende armi a Israele
Era un presidio pacifista e simbolico, quello del 13 gennaio, organizzato dalle giovani e dai giovani di Ultima Generazione, Extinction Rebellion e Palestina Libera davanti ai cancelli della Leonardo a Brescia, azienda che detiene il primato europeo nella produzione e vendita di armi a Israele, proprio per chiedere allo Stato italiano e al governo Meloni di interrompere “la complicità nel genocidio palestinese e nei crimini di guerra contro l'umanità che si stanno consumando a Gaza”. Si erano ritrovati intorno alle 8 di mattina davanti alla Leonardo, con lo slogan "Free Palestine", dopo avere ammainato la bandiera di Leonardo e innalzato quella della Palestina, hanno formato una catena umana per bloccare i camion in entrata e in uscita dalla fabbrica, con l'obiettivo di puntare i riflettori in primo luogo sulla necessità di “interrompere la cessione dei rifornimenti militari a Israele”.
Le giovani e i giovani stavano manifestando in maniera pacifica, quindi, senza arrecare danno a persone e a cose, solo qualche fumogeno, qualche scritta con colori lavabili, ma nonostante questo le “forze dell'ordine” di Piantedosi e Meloni sono intervenute violentemente e hanno identificato e portato in questura 23 manifestanti. “Il blocco è durato un’ora e mezza. Ci siamo incatenati tra noi con i tubi e seduti a terra. Pacificamente. Io stavo scrivendo 'Palestina libera, stop alla guerra', - racconta un'attivista - ma sono stata scaraventata con violenza, bloccata con la faccia sull’asfalto e le braccia dietro la schiena”.
Per ore, 23 pacifiste/i sono stati tenuti in stato di fermo nella questura di Brescia, procedimento in contrasto fra l'altro con l’articolo 349 del Codice di procedura penale (che stabilisce che il trasferimento negli uffici di polizia può avvenire solo nel caso in cui non sia possibile identificare le persone sul posto), dal momento che ognuno di loro aveva fornito i propri documenti identificativi al presidio.
In queste lunghe ore di fermo alle 7 giovani pacifiste e solo a loro è stato riservato dagli agenti della questura di Brescia un raccapricciante e gravissimo trattamento misogino marcatamente antifemminile, con l'intenzione di umiliarle e intimidirle, un abuso di potere che ricorda nei metodi le violenze e le umiliazioni con le quali la polizia fascista di Mussolini infieriva sui prigionieri politici dissidenti: queste ragazze sono state obbligate a spogliarsi completamente, comprese le mutande e a fare degli squat (accovacciate sulle gambe) col provocatorio pretesto di svolgere “ulteriori” controlli in una stanza fredda davanti alle agenti donne ma con la porta spalancata senza alcuna privacy. “È toccato alle altre sette. - racconta l’unica attivista che non ha subito la perquisizione corporale - Si sono giustificati dicendo che si fa così per sospetti di armi e droga. Ma che armi dovremmo avere noi non violente? È un pretesto. Volevano intimidirci. A nessun maschio è stato intimato di spogliarsi e fare i piegamenti”.
Tutti i 23 pacifiste/i fermati sono stati denunciati per “radunata sediziosa”, “accensioni ed esplosioni pericolose”, “imbrattamento” e “concorso morale”. Su alcuni di loro pende inoltre la denuncia per “manifestazione non preavvisata”. Altri manifestanti presenti al presidio sono stati espulsi da Brescia con dei fogli di via obbligatori, misura prevista dal codice antimafia.
Ma le giovani attiviste di Extinction Rebellion vittime di questo sopruso da parte della questura di Brescia, non si sono lasciate intimorire e appena rilasciate hanno denunciato con coraggio tramite video sulle pagine social della loro organizzazione ciò che avevano subito. Video che in poco tempo sono diventati virali favorendo la numerosa partecipazione di manifestanti al presidio organizzato sempre da Extinction Rebellion il sabato successivo all'accaduto, 18 gennaio fuori dalla questura di Brescia.
Al sit-in spiccava lo striscione di Magazzino 47 e Diritti per tutti “Ad ogni forma di repressione risponderemo con la lotta. L'insicurezza siete voi!”.
Tante ragazze, giovanissime, studentesse insieme ai loro coetanei. Bandiere musica e cartelli per protestare contro il Ddl Sicurezza e “l'avanzata autoritaria del governo”. Presenti molti collettivi studenteschi tra cui Onda studentesca, “solidali con i compagni e le compagne in lotta”, e le bandiere dei sindacati non confederali Cobas e Usb.
Tanti gli slogan contro il governo Meloni e “lo Stato di Polizia”. Dure le critiche a quanto avvenuto in questura lunedì 13 da parte degli organizzatori del presidi definendole “Avvisaglie di quello che succederà con il nuovo Ddl Sicurezza”.
La questura di Brescia con questo ennesimo episodio conferma di essere totalmente al servizio del regime capitalista e neofascista Meloni. Ennesimo perché solo poche settimane fa, alla fine di dicembre era finita sulle cronache dei giornali per i violenti pestaggi contro gli antifascisti in piazza Vittoria di Brescia che manifestavano contro un raduno non autorizzato di neofascisti. E non è un caso che alla sua guida ci sia il questore Eugenio Spina, uomo di ferro dello Stato italiano che dal 1995 si occupa di eversione, terrorismo e estremismo di sinistra.
Siamo d'accordo con le attiviste di Extinction Rebellion quando sostengono che ciò che è successo dentro le mura della questura di Brescia sono le avvisaglie di ciò che avverrà con l'approvazione del liberticida e fascista Ddl Sicurezza. È proprio attraverso questo decreto legge che il governo Meloni criminalizzerà e colpirà ogni manifestazione di dissenso verso le sue politiche liberticide, affamatrici, guerrafondaie, antipopolari e antifemminili e lo farà avendo a suo servizio delle forze repressive dello Stato borghese rese immuni con leggi ad hoc, libere di usare qualsiasi metodo coercitivo contro chi vi si oppone.
E per questi motivi che è più che mai urgente creare un fronte unito il più largo possibile contro il Ddl ex-1660 poiché il suo affossamento rappresenterebbe una forte spallata al regime capitalista, neofascista Meloni.
22 gennaio 2025