Raggiunto l'obiettivo della P2 e di Berlusconi
Carriere separate tra giudici e Pm
Il Pm sarà assoggettato al governo. Clamorose proteste delle toghe alle inaugurazioni dell'anno giudiziario in tutta Italia
Sciopero dei magistrati il 27 febbraio
Il 16 gennaio la Camera ha approvato in prima lettura con 174 sì, 92 contrari e 5 astenuti, il disegno di legge costituzionale del governo neofascista che istituisce la separazione delle carriere dei magistrati. Si tratta della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, che l'articolo 107 della Costituzione stabilisce siano invece distinti solo per funzione, e che contiene anche lo sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura - il parlamentino disegnato dai costituenti per l'autogoverno dei magistrati - con un Csm per i pm e un altro per i giudici, nonché con l'istituzione di un'Alta Corte per i procedimenti disciplinari e le sanzioni riguardanti i magistrati, compito svolto finora dal Csm unico. Un meccanismo congegnato ad hoc per portare i pm sotto il controllo del governo, da completare in un secondo tempo con l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, così da eliminare l'indipendenza della magistratura e sottometterla al potere esecutivo: esattamente come previsto nel Piano di rinascita democratica della P2 di Gelli.
Trattandosi di una modifica alla Costituzione, che va a modificare gli articoli 87, 100, 102, 106 e 107, e a sostituire gli articoli 104 e 105 della Carta, il ddl era stato presentato in parlamento in forma blindata per accelerarne l'iter, in previsione degli altri tre passaggi obbligatori, e quasi sicuramente anche del referendum confermativo: segno evidente della volontà del governo di bruciare le tappe per attuarlo prima della fine della legislatura. Malgrado questo ennesimo sfregio istituzionale nei confronti del parlamento, oltreché in spregio alla forte contrarietà della maggioranza dei magistrati, insieme alla maggioranza neofascista hanno votato a favore anche i “liberali” di Azione e +Europa, mentre Italia viva si è astenuta, ma solo perché Renzi ha voluto marcare lo sgarbo fattogli con l'emendamento alla legge di Bilancio contro le conferenze dei senatori all'estero. Hanno votato contro PD, M5S e AVS.
Un corpo di super-poliziotti sotto il controllo del governo
Il ddl del governo separa completamente la carriera dei magistrati requirenti da quella dei magistrati giudicanti oggi unificate, anche se dopo la riforma Castelli del 2001 i passaggi da pm a giudici e viceversa erano stati resi più difficili, e con la riforma Cartabia erano stati ridotti a uno solo in tutta la carriera, tanto che si parla in media di una cinquantina di passaggi l'anno su un totale di circa 9.000 magistrati, lo 0,5%. Quindi la scusa della destra neofascista di impedire che troppi pm diventino giudici portandosi dietro una mentalità sempre favorevole all'accusa, è palesemente falsa e strumentale. Il vero motivo è che in questo modo si vuol creare un corpo di pm separato dagli altri magistrati, pronti per essere messi sotto il controllo del ministro della Giustizia: una sorta di super-poliziotti che rispondono direttamente al potere politico, come e peggio di quel che accade in Francia e negli Stati Uniti.
Per rendere totale la separazione si creano anche due Csm separati per i pm e i giudici, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica e composti per due terzi da magistrati (componente togata) e per un terzo da professori universitari in materie giuridiche e avvocati con almeno 15 anni di esercizio, eletti dal parlamento in seduta comune (componente laica). Un'altra importante differenza rispetto ad oggi è che ai due Csm spettano le assunzioni, le assegnazioni, i trasferimenti, le valutazioni di professionalità e i conferimenti di funzioni, ma non più la giurisdizione disciplinare sui magistrati ordinari, che sarà devoluta ad un'Alta Corte disciplinare creata ad hoc.
Inoltre i membri togati non saranno più eletti tra i candidati delle associazioni dei magistrati bensì estratti a sorte, secondo la vulgata governativa di “sottrarli al gioco delle correnti”, in realtà per privarli del diritto costituzionale di rappresentanza. Ma mentre il sorteggio dei togati è “secco”, senza alcuna possibilità di intervento dell'intero corpo dei magistrati, quello dei laici avviene su un elenco di candidati scelto in precedenza dal parlamento, mantenendo con ciò il controllo della politica su questa componente, cioè di fatto della maggioranza parlamentare che sostiene il governo. Lo stesso vale per l'elezione dei vicepresidenti dei due Csm, scelti anch'essi dai due suddetti elenchi.
Realizzato il “sogno” di Berlusconi e della P2
Il controllo della maggioranza politica sui magistrati potrà essere esercitato anche tramite la Corte disciplinare, organismo del tutto esterno ai due Csm, composto da 9 togati, eletti sempre con sorteggio “secco”, e 6 laici, che in rapporto ai togati contano qui ancora di più che nei due Csm. Di questi, 3 saranno nominati dal capo dello Stato tra professori e avvocati con almeno 20 anni di esperienze, e altri 3 estratti a sorte allo stesso modo dei laici dei Csm, cioè con la preventiva selezione politica.
Se si pensa che la separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti e il controllo del Csm da parte del parlamento, così come i test psicoattitudinali per i magistrati, inseriti a marzo scorso da Nordio in un decreto attuativo della controriforma Cartabia, erano tutti scritti nero su bianco nel Piano di rinascita democratica di Gelli, fa impressione vedere come le “riforme” giudiziarie di questo governo ricalchino alla lettera le indicazioni di Gelli, già tentate di realizzare da Craxi e Berlusconi. Non per nulla il si alla Camera è stato festeggiato da Forza Italia come la realizzazione dopo 35 anni del “sogno di Berlusconi”. Mentre una delle figlie del defunto neoduce piduista, Barbara Berlusconi, ha dichiarato al Tg1 meloniano: “È solo un primo passo, ma ha un grande significato simbolico. Lo avrebbe per mio padre che si è battuto tutta la vita per una magistratura imparziale e meno politicizzata”.
Lo stesso ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non mostra imbarazzo ad ammettere le “coincidenze” piduiste con la sua controriforma, come quando, al giornalista del Corriere della Sera
che gli faceva notare che “la riforma era nel Piano di rinascita di Gelli”, ha risposto con perfetta faccia di bronzo che “anche lui può essere inciampato una volta nella verità”. Tesi curiosamente simile, tra l'altro, a quella dell'ex pm di “mani pulite”, con oscuri legami coi servizi segreti, Antonio Di Pietro, che per motivare il suo consenso alla separazione delle carriere preconizzata anche da Gelli, alla stessa domanda di un altro giornalista del CdS
ha risposto: “Se c’è un delinquente che dice qualcosa di condivisibile mica puoi tagliargli la lingua perché è un delinquente”.
Forti iniziative di protesta e di agitazione decise dall'Anm
Già alla vigilia della sua approvazione, la controriforma piduista ha provocato una vera sollevazione tra i pm e i giudici. In un'affollatissima assemblea della loro associazione, l'Anm, 700 magistrati hanno votato una mozione che “esprime un giudizio fortemente negativo” sulla controriforma perché “non è una riforma della giustizia, che non sarà né più veloce né più giusta, ma una riforma della magistratura che produrrà solo effetti negativi per i cittadini”. Applauditissimo è stato l'intervento di una tirocinante, che ha denunciato il clima di intimidazione contro i giovani magistrati: “Non abbiamo ancora le funzioni e già ci insegnano a crescere con la paura del disciplinare”.
Nel documento si assumono anche diverse iniziative di “sensibilizzazione e di protesta”, tra cui “l’immediata istituzione di un Comitato operativo a difesa della Costituzione aperto all’avvocatura, all’università, alla società civile, indipendente da ogni ingerenza politica, anche in vista di una possibile consultazione referendaria, per far conoscere alla cittadinanza i pericoli derivanti dalla riforma”. Prevista anche una protesta “da organizzare in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario” il 25 gennaio (quella nazionale con la presenza di Nordio e del capo dello Stato), e il giorno dopo nelle 26 corti d'Appello d'Italia. Nonché l'indizione di “una o più giornate di sciopero per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma”.
Proposte che il successivo Direttivo dell'Anm del 19 gennaio ha tradotto in decisioni operative, fissando all'unanimità di tutte le correnti il primo sciopero dei magistrati al 27 febbraio, e decidendo di protestare durante le 26 cerimonie locali per l'inaugurazione dell'anno giudiziario uscendo dall'aula, in toga e con la Costituzione in mano, al momento degli interventi di Nordio e degli altri 25 rappresentanti del governo. É stato deciso invece di soprassedere alla protesta durante la cerimonia nazionale, per rispetto a Mattarella e per le astensioni, ma solo su questo punto, dei 4 componenti della corrente di destra di Magistratura indipendente e del rappresentante di Autonomia e indipendenza.
Ciononostante la protesta è riuscita a farsi sentire lo stesso, sia pure in forma misurata, anche durante la cerimonia nazionale del 25, con le parola della stessa prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano, rivendicando che gli arretrati in via di riduzione e il miglioramento dei tempi della giustizia “restituiscono un’immagine della magistratura diversa da quella oggetto di abituale rappresentazione e posta a base di progetti riformatori”. Ancor più critico è stato il procuratore generale Luigi Salvato, sottolineando che la separazione che più conta è quella tra i poteri dello Stato, e che “mai può giovare all’equilibrio tra poteri una magistratura inutilmente sfregiata agli occhi dei cittadini”. Critiche raccolte con stizza da Nordio, e alle quali non ha saputo ribattere meglio se non ribadire che “la riforma costituzionale in fieri è un dovere verso gli elettori”.
Le contestazioni delle toghe alle cerimonie per l'anno giudiziario
Molto più forte ed esplicita è stata, il giorno successivo, la protesta nelle 26 cerimonie locali, da Torino a Milano, da Roma a Napoli, da Reggio Calabria a Palermo, con migliaia di pm e giudici che hanno abbandonato l'aula al momento degli interventi dei rappresentanti del governo. La più clamorosa si è svolta a Napoli, quando ha preso la parola lo stesso Nordio e 400 toghe si sono alzate in piedi e hanno lasciato il salone dei Busti di Castel Capuano ostentando la Costituzione; mentre fuori e a poca distanza dal palazzo, manifestanti della rete a Pieno Regime esponevano uno striscione che recitava: “Volevate cacciarli lungo il globo terracqueo, li portate a casa con i voli di Stato. Almasri assassino, Nordio dimettiti”, con riferimento alle bugie di Nordio e Meloni che hanno scaricato sulla magistratura la responsabilità della loro vergognosa decisione politica di liberare il criminale libico. Anche il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, aveva disertato la cerimonia restando in ufficio a lavorare in segno di muta protesta verso la controriforma del governo.
Quale sia il disegno del governo neofascista Meloni, nel perseguire con tanta fretta e accanimento la separazione delle carriere dei magistrati, contemporaneamente e non a caso con la legge liberticida e fascista sulla “sicurezza” ex 1660 in discussione al Senato, lo ha ben evidenziato il procuratore di Pescara Giuseppe Bellelli, in un'intervista a Il Fatto Quotidiano
del 26 gennaio, spiegando che “avremo da un lato i giudici e dall’altro un pm fortissimo, un super poliziotto che dovrà inevitabilmente avere una forma di controllo da parte della maggioranza politica, del governo di turno. Quindi immagino un pm forte con i deboli e debole verso il potere”. E alla domanda se ciò significa avere una “giustizia per ceti”, il magistrato ha risposto: “C’è anche questo rischio. Il segno dei tempi è questo, vedendo le novità legislative in atto, come l’inasprimento di pene e nuove figure di reato per colpire il dissenso. Si vuole perseguire chi fa resistenza passiva. Dall’altro lato abbiamo assistito alla legalizzazione dell’abuso di potere, perché così chiamo la cancellazione del reato di abuso d’ufficio”.
29 gennaio 2025