Il saggio di Scuderi La concezione del mondo di Mao e l'attuale lotta di classe fa chiarezza sulla concezione del mondo che dovrebbe avere il proletariato per ottenere la propria emancipazione

di Ugo - Genova
Immagino che a nessuna compagna e a nessun compagno, leggendo il saggio del Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi dal titolo “La concezione del mondo di Mao e l’attuale lotta di classe”, pubblicato su “Il Bolscevico” nell’edizione del 9 gennaio, sia sfuggita l’importanza, e l’evidente intenzione di tracciare una strategia politica atta a ristabilire una condizione quasi completamente assente nell’agire politico del proletariato italiano. Questo saggio è un discorso pronunciato dal compagno Scuderi il 9 Settembre 1986 a Firenze in occasione del decimo Anniversario della scomparsa, del mai abbastanza compianto, compagno Mao Zedong.
Il testo tratta vari argomenti, ma quello che emerge, la vera ragione politica che il discorso intende rimarcare, è quella di portare chiarezza all’interno della cultura del proletariato italiano sulla concezione che dovrebbe avere del mondo per ottenere la propria emancipazione. Come sottolinea il compagno Scuderi, per il proletariato italiano fare propria questa mentalità, questo modo di comprendere ciò che è come classe sociale, non è attualmente nell’ordine delle cose. Non solo perché la borghesia, attraverso i media, lavora costantemente per tenere addormentate le coscienze, ma pure perché in quest’opera di persuasione, tanto simile a un lavaggio del cervello, ha agito, e agisce, soprattutto un attore che a parole dovrebbe rappresentare il proletariato; per la precisione quei partiti dell’“arco costituzionale” che si definiscono di sinistra. Questi partiti, revisionisti e riformisti, che in varie forme, e in vari periodi della storia del nostro Paese, e del movimento operaio del Novecento, si sono susseguiti, si sono resi, se non persino colpevoli, almeno responsabili per aver dato false speranze al proletariato e alla classe sociale a cui farebbero riferimento, che attraverso il parlamentarismo, il pacifismo, il superamento del conflitto sociale con la borghesia, e quindi attraverso la concertazione, si possa ottenere la giustizia sociale, e la necessaria emancipazione senza dover ricorrere alla rivoluzione proletaria socialista.
Questo lavorio continuo, oltre che a illudere, ha indottrinato culturalmente una parte notevole della classe operaia, tanto che oggi vari strati della stessa classe non aspira neppure più all’avvento del socialismo, piuttosto, immaginando che possa davvero risolvere i propri problemi e le differenze sociali, si affida a una vacua formula di socialdemocrazia. Questa condizione, come spesso emerge, fa poi i conti con la realtà. E il proletariato questo lo sa bene. Perché è la sua classe sociale a pagare le periodiche crisi del capitalismo, è la sua classe sociale a subire le contraddizioni del mercato e pagare sulla propria pelle le difficoltà economiche che la borghesia incontra. Tuttavia, seppur se il proletariato è in parte consapevole perché a volte la sua lotta sfocia in conflitto sociale, rimane come con le mani legate, con la mente bloccata, come ostaggio del parlamentarismo, della concertazione; strategia tanto cara ai revisionisti. Il seme è il revisionismo, e il frutto che produce quella ideologia è la demotivazione, la rassegnazione. Tutto questo avviene, ci dice il compagno Scuderi, perché il proletariato non è culturalmente armato della propria concezione del mondo costituita dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e di conseguenza ha accettato di fatto di subire la visione borghese del mondo; vivere, o continuare a sopravvivere, in un regime capitalistico. Ecco che allora deve ampliarsi, deve sempre prendere più vigore, più slancio, il ruolo del PMLI. “Supponiamo che il nostro compito sia di attraversare un fiume; non lo realizzeremo senza ponti né barche; fino a quando la questione del ponte o delle barche non sia risolta a cosa serve parlare di attraversare il fiume?”. Questi sono i suggerimenti di Mao, e questo è il dovere, ricorda Scuderi a tutto il corpo del Partito, che si deve assumere il PMLI, e cioè sferrare un attacco culturale contro la decomunistizzazione, contro la deideologizzazione, e attrezzare il proletariato della teoria che gli è propria. Portare chiarezza e offrire un percorso, al proletariato, che abbia all’orizzonte un obiettivo che sia autentico. “Nell’epoca presente dello sviluppo della società, - ci dice Mao - la storia ha posto sulle spalle del proletariato e del suo Partito la responsabilità della giusta conoscenza e della trasformazione del mondo” .
Il compito, come sostiene il compagno Scuderi, a causa delle esigue forze che il PMLI possiede, non è semplice, e non è neppure dietro l’angolo. Deve lottare contro lo strapotere dell’informazione della borghesia, contro la sottocultura borghese proposta e condotta da decenni dai revisionisti; un fardello pesante, una autentica zavorra culturale. Ma, dice Scuderi, occorre compierlo. Perché i comunisti sanno che la lotta ideologica paga. Ci vorrà tempo. Magari dovranno passare più generazioni. Ma come “Yu Kung rimosse le montagne” il proletariato italiano raggiungerà in un prossimo futuro il socialismo.
Il progetto politico sarà complicato, ma come scrive nel suo saggio il Maestro e compagno Scuderi, il PMLI ha dalla sua parte la saggezza e la forza morale del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. E su questo il PMLI deve fare affidamento.
A un certo punto nell’affrontare queste tematiche, il Segretario generale compie una dotta escursione nella filosofia materialista dialettica opponendola a quella idealista. Escursione necessaria perché queste due correnti di pensiero altro non perseguono che o la concezione proletaria del mondo o la concezione borghese. Fondamentale quindi, per il proletariato, comprendere anche filosoficamente la propria collocazione. Di nuovo fondamentale, per la conoscenza, fare emergere la contraddizione che spesso, dai megafoni e dai servi della borghesia si sente diffondere e raccontare, che in questo periodo storico il conflitto sociale fra le classi è un passaggio superato, come un retaggio dell’Ottocento. Perché la realtà è incontrovertibile. In un Paese capitalistico le società sono e rimangono divise in classi; la classe degli oppressori e degli sfruttatori, la classe degli oppressi e degli sfruttati. E ogni classe sociale elabora una propria teoria filosofica che esprime i propri bisogni. Alla borghesia interessa l’immutabilità, descrivere il passato, il presente, ma pure il futuro, come qualcosa di statico; sempre ci sono stati i padroni e sempre ci saranno, e sempre ci saranno i proletari. La filosofia idealista questo afferma, questo garantisce, e pertanto è la filosofia della borghesia. In opposizione c’è il materialismo dialettico e storico che essendo scientifico descrive il mondo diversamente. Un corpo filosofico vivo, in continuo movimento, aperto alla realtà oggettiva. Connesso allo sviluppo delle scienze naturali e a quelle sociali, che descrive il mondo sociale in continua evoluzione, in continuo movimento. E questo sviluppo è dato proprio dalla lotta fra le classi sociali. La storia della filosofia, in conclusione, è la storia della lotta di due correnti di pensiero antagoniste tra loro; la corrente idealista e la corrente materialista. La storia dell’umanità è la storia della lotta fra le varie classi sociali. Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, elaborazione del materialismo dialettico e storico, è la filosofia del proletariato.
Il sunto del discorso del compagno Scuderi è proprio questo. Ma il socialismo non lo porterà la befana, e neppure arriverà perché semplicemente la società è divisa in classi. Perché avvenga occorre crearne le premesse, e le premesse sono innanzitutto culturali. Scrive Scuderi “Finché il PMLI non conquisterà la direzione delle masse, la lotta di classe rimarrà sempre sul terreno borghese e non potrà mai trasformarsi in lotta cosciente per il socialismo”. Non è solo una considerazione. È soprattutto un compito che il Segretario generale del Partito pone al corpo del PMLI per affrontare nel suo presente, e nel suo futuro, il proprio ruolo nella società. La ragione perché è stato fondato, e perché necessariamente esiste. “Possiamo imparare ciò che non sappiamo. Non siamo solo capaci di distruggere il vecchio mondo, siamo anche capaci di costruirne uno nuovo” (Mao Zedong).
Con i Maestri vinceremo!

29 gennaio 2025