A Bologna in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario
Protesta dei magistrati contro la separazione della carriere
I magistrati, con la toga e una copia della Costituzione, hanno abbandonato la cerimonia quando ha parlato il rappresentante del governo unendosi alla protesta dei colleghi all'esterno
Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario si è svolta in tutta Italia la protesta dei magistrati contro la controriforma costituzionale della giustizia e la separazione delle carriere, come riportato anche su Il Bolscevico
ultimo scorso.
Ciò è avvenuto anche a Bologna, quando ha preso la parola il rappresentante del ministero della Giustizia, il direttore generale dell'Unità di missione per l'attuazione degli interventi del Pnrr Davide Galli, e i magistrati presenti nell'aula della caserma della Legione Carabinieri si sono alzati e sono usciti, accolti all’esterno dall’applauso dei colleghi. In 150 si sono radunati in presidio di protesta all’esterno con toga, coccarda tricolore e una copia della Costituzione in mano, esponendo cartelli con lo slogan “Uniti e non separati”, in riferimento alla separazione delle carriere e all’introduzione del doppio Consiglio Superiore della Magistratura.
Terminato l’intervento del rappresentante del governo neofascista Meloni, i magistrati sono rientrati nell’aula per partecipare al resto della cerimonia. Nel suo intervento la Presidente dell’Associazione nazionale magistrati dell’Emilia-Romagna, Eleonora Pirillo, ha denunciato che “Questa riforma è una riforma che altera gli equilibri dello Stato, è una riforma non della giustizia, ma della magistratura e anche punitiva nei confronti della magistratura. Insistiamo che questo non cambierà di nulla il servizio che diamo ai cittadini, cioè il servizio non sarà migliorato”, “Protestiamo per difendere la Costituzione, quella Costituzione che ci siamo dati da soli. L’Anm non si chiude e non si arrocca, ma avverte il serio pericolo che la riforma possa danneggiare i cittadini. Di fronte a questo pericolo non si può restare in silenzio”, “i processi civili e penali non dureranno un giorno in meno rispetto ad oggi e invece avremmo bisogno di molto altro, avremmo bisogno di risorse umane e di mezzi, abbiamo un processo penale telematico che è entrato in scena già monco. Perché non funziona”. Anche per Ernesto Carbone, consigliere del Csm, “Separare le carriere porterà il pubblico ministero sotto il controllo del governo, compromettendo l’indipendenza della magistratura”.
Nella relazione presentata dal procuratore generale di Bologna Paolo Fortuna e dall’avvocato generale Ciro Cascone, si rileva “un progressivo radicamento delle attività mafiose nell’economia legale, in particolare nei settori edilizio e commerciale, accompagnato dalla formazione di un’area ‘grigia’ composta da professionisti e imprenditori. Questi ultimi intrattengono relazioni strettamente intrecciate con i gruppi criminali, consentendo loro di sfruttare le molteplici opportunità e risorse offerte dal territorio, come appalti, concessioni, acquisizioni di immobili o aziende”, “Anche l’applicazione della normativa commissariale emergenziale per la ricostruzione post-sisma e, più recentemente, post-alluvione, ha suscitato significativi interessi da parte della criminalità organizzata”.
I magistrati hanno denunciato inoltre un incremento del 62% dei decessi sul lavoro in un anno (da 26 a 42) chiamandola col suo nome effettivo “Strage”, e l’incremento dei reati di genere aumentati dell’11,16% rispetto all’anno precedente.
Il disegno di legge costituzionale del governo neofascista Meloni, approvato il 16 gennaio, e che istituisce la separazione delle carriere dei magistrati, rappresenta un meccanismo congegnato ad hoc per portare i pm sotto il controllo del governo, da completare in un secondo tempo con l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, così da eliminare l'indipendenza della magistratura e sottometterla al potere esecutivo: esattamente come previsto nel “piano di rinascita democratica” della P2 di Gelli.
Un obiettivo perseguito tenacemente e non a caso, assieme alla legge liberticida e fascista sulla “sicurezza” ex 1660 in discussione al Senato e che assieme al premierato, all'autonomia regionale differenziata, alla deportazione dei migranti, al piano Mattei e all'interventismo imperialista italiano nel mondo intero rappresentano la marcia a tappe forzare verso il completamento del regime capitalista neofascista di Meloni.
Per questo occorre creare un fronte unito di tutte le forze antifasciste, democratiche e progressiste, anche parlamentari ma soprattutto lavoratrici e popolari, per buttare giù dalla piazza il governo neofascista Meloni, prima che riesca a fare altri e più gravi danni e consolidare irreversibilmente la sua nera dittatura sul Paese.
5 febbraio 2025