Con un'ordinanza neofascista, razzista e classista
Il prefetto di Catania istituisce 6 “zone rosse di sicurezza”
Schembri all'assemblea pubblica: Ritirare subito l'ordinanza
Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania
Il 28 gennaio il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi con un'ordinanza ha disposto l'istituzione di 6 “zone rosse di sicurezza” in altrettante zone di Catania (in armonia con il decreto sicurezza ex 1660 ora 1236 ancora in discussione in parlamento e non approvato).
Così dopo Firenze, Bologna, Milano, Roma e Napoli è toccato anche a Catania. L'ordinanza impone “il divieto di stazionamento, in alcune zone della città di Catania, a soggetti che, nelle stesse aree, assumano atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, determinando un pericolo concreto per la sicurezza pubblica”.
Si tratta di un'ordinanza neofascista, razzista e classista che ha suscitato proteste e sdegno in una città che vive le disuguaglianze sociali tangibili tra la Catania borghese e le periferie popolari al limite della sopravvivenza, con disoccupazione precariato e lavoro in nero, e giovani e meno giovani costretti ad emigrare e un dramma di povertà coi pensionati al minimo e tanti catanesi che sono costretti a rivolgersi alla Caritas per sfamarsi, con tanti senza tetto che dormono dove capita o chi è sotto sfratto o chi ha la “fortuna” di avere un lavoro ma non arriva a fine mese, tanti gli immigrati che vivono le stesse condizioni di precarietà.
Le masse popolari catanesi di tutto hanno di bisogno tranne di questa ordinanza neofascista dove si utilizza in maniera illegittima un potere prefettizio previsto da una legge fascista del 1931 (il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).
Sei sono le “zone rosse” che saranno “messe in sicurezza” per tre mesi, a partire dal 1 febbraio fino al 30 aprile 2025. Le “zone rosse” sono tutto il centro storico a partire dallo spazio attorno a piazza Duomo alla villa Bellini, passando per piazza Università e piazza Stesicoro. Infine la stazione centrale, piazza Giovanni XXIII e quella del Teatro Massimo Bellini. Porzioni del capoluogo etneo nelle quali sono inglobate diverse arterie limitrofe, tutte caratterizzate da una maggiore esposizione a rischi per la sicurezza. "Il divieto - spiega l'ordinanza - è rivolto anche a chi risulta essere destinatario di mere segnalazioni all'autorità giudiziaria per un’ampissima categoria di reati 'di allarme sociale' quali percosse, lesioni, furto, rapina, reati in materia di stupefacenti e parcheggiatori abusivi, donne dedite alla prostituzione”.
Così agisce il sistema capitalista e imperialista con i suoi governanti che vogliono reprimere il dissenso di chi lotta contro questo di essi.
Il 31 gennaio si è svolta su questi temi un’assemblea presso il centro sociale autogestito palestra Lupo. Criticata l’ordinanza prefettizia di Catania che "attraverso il DDL sicurezza verso uno stato di guerra" attacca i diritti delle masse popolari che lottano per il lavoro, alla casa, alla sanità pubblica gratuita, per il diritto allo studio e i diritti per i migranti.
Il PMLI ha partecipato all'assemblea con i compagni della Cellula “Stalin” della provincia di Catania. Sesto Schembri nel suo intervento ha detto che non abbiamo altra alternativa che la lotta per affossare il decreto sicurezza fascista. Ci vuole poi una grande mobilitazione con un fronte unito di tutti gli antifascisti per abbattere il governo neofascista Meloni e, a Catania per far ritirare immediatamente "l'ordinanza illegittima con premesse razziste e classiste".
5 febbraio 2025