Intervista all'Ammiraglio Cavo Dragone, nuovo presidente del Comitato militare della Nato, al “Corriere della Sera”
“Siamo in pericolo... dobbiamo spendere di più nel riarmo”
 
Si fanno sempre più forti i venti di guerra mondiale imperialista che stanno soffiando su tutto il pianeta. Il governo neofascista Meloni è in prima linea nella scenario sia nella corsa al riarmo dell'esercito italiano, sia nell'ambito UE e Nato.
Le dirompenti e pericolosissime affermazioni di Trump all'indomani dell'inizio del suo mandato che abbiamo ampiamente trattato nell'articolo “Trump, leader dell'internazionale neofascista, rilancia l'interventismo e l'egemonismo dell'imperialismo americano” (che potete leggere integralmente al link https://www.pmli.it/articoli/2025/20250122_04_TrumpInsediamento.html) e le molteplici reazioni di appoggio che egli ha ricevuto dalle destre e dai guerrafondai di tutto il mondo, sono state confermate anche dall'Ammiraglio italiano che si trova nella posizione più alta all’interno dell'organigramma Nato, Giuseppe Cavo Dragone, in una recente intervista al Corriere della Sera .

Chi è Giuseppe Cavo Dragone
Dragone è l'attuale presidente del Comitato militare della Nato, e da Bruxelles coordinerà l’organismo che tiene in raccordo i capi di stato maggiore della Difesa dei 32 Stati membri.
Sessantasettenne ufficiale piemontese, ex pilota e paracadutista, Dragone dal 2016 ha guidato il Comando operativo di vertice italiano delle interforze (ora Covi), lo strumento attraverso cui la Difesa esercita il comando operativo delle missioni militari in tutto il mondo. Nella sua lunga carriera al soldo dell'imperialismo nostrano, ha guidato le Forze aeree della Marina ed il Raggruppamento subacquei ed incursori.
Questi incarichi sono stati preceduti da due anni di guida del Comando interforze delle Forze speciali, Cofs, e dal comando triennale dell’Accademia navale. Negli anni 2000 è stato al comando della portaerei Garibaldi, poi dal Giugno 2019 capo di Stato maggiore della Marina militare, ed infine dal 2021 ha ricoperto il ruolo capo di Stato maggiore della Difesa.
Un profilo dunque da alto ufficiale delle istituzioni militari ed esecutore inflessibile della politica interventista ed imperialista dei governi borghesi che si sono succeduti a palazzo Chigi.
A lui spetterà il compito di rafforzare la Nato in Europa, oltre alla distribuzione dei fondi alle Difese dei Paesi alleati, ed alla pianificazione della produzione di munizioni e sistemi d’arma nello spazio transatlantico, giudicato attualmente insufficiente a garantire la difesa europea e nordamericana.
Le sue dichiarazioni pubblicate dal quotidiano di via Solferino confermano l'idea che abbiamo, su ciò che si profila davanti all'Italia e a tutti i Paesi del Mondo nei prossimi tempi.

La richiesta di triplicare le spese militari
Nell'intervista pubblicata il 17 gennaio scorso, Cavo Dragone in un colpo solo appoggia la linea trumpiana sul riarmo Nato e si allinea immediatamente al segretario dell'Alleanza Atlantica, Rutte, che ha rilanciato la necessità di una mentalità popolare “di guerra”.
Devo essere sincero – ha detto Dragone rispondendo ad una domanda in cui l'intervistatore chiedeva un parere in merito all'affermazione di Trump secondo la quale i Paesi Nato dovrebbero spendere almeno il 5% del PIL per la difesa - in linea di massima il presidente Trump ha le sue ragioni. Dobbiamo spendere di più e meglio. (…) Le nostre industrie di armi sono in ritardo .”
Un sostegno sperticato anche al governo Meloni (che naturalmente lo ha ampiamente sponsorizzato nell'ottenimento di questo incarico) che dall'1,54% attuale ha dichiarato di voler giungere all'1,67% nel 2027, puntando dritto verso l'obiettivo del 2% concordato in ambito Nato nel 2014. Un 2% che ammonta a circa 34 miliardi di euro; una cifra astronomica ma pari ad appena due quinti di quanto vorrebbero Trump e Dragone.

Lo scontro dell'imperialismo dell'Ovest con quello dell'Est
Si ripete una minaccia analoga, se non peggiore, a quella che c’era durante la Guerra Fredda – ha continuato l'Ammiraglio -. Logica vorrebbe che si ritornasse a determinati valori di impegno. Vedremo come, a seconda delle nazioni, però questo è un dato di fatto. Perché la minaccia c’è. L’abbiamo alle porte di casa, è in Europa .”.
Il riferimento principale è ovviamente alla questione Ucraina, servita all'imperialismo Nato su un piatto d'argento dal nuovo Zar Putin, che oltre a massacrare un popolo sovrano, ha avuto come effetti prioritari il rafforzamento della Nato con gli ingressi di Svezia e Finlandia, e un'ottima scusa per l'Alleanza Atlantica di militarizzare l'Europa dell'Est nei Paesi al momento disallineati da Mosca.
Abbiamo vinto la Guerra Fredda – prosegue Dragone - e quando era in corso i Paesi europei della Nato spendevano in media il 3% del Pil. Scoppiata la pace, forse ci siamo un po’ seduti. Calcoli che se dai primi anni Novanta avessimo continuato a destinare alla difesa il 3% dei Pil avremmo speso 8.600 miliardi di euro in più. Sono andati ad altro tipo di uscite. Temo sia stato un errore: adesso siamo in ritardo ”. Frasi gravissime, soprattutto se rivolte a un Paese che continua a impoverirsi e nel quale lo stato sociale è ridotto al lumicino, schiacciato dai tagli di fondi pubblici e dalle privatizzazioni dei servizi essenziali che trasformano disagi e disservizi per le masse popolari in profitti per le multinazionali.
Ma il ritardo che deve essere colmato, secondo Dragone, non è solo quello degli armamenti, ma anche la pubblica opinione che non può più avere “una mentalità di pace ”. Una affermazione che strizza l'occhio al suo segretario generale, Rutte, di una gravità inaudita, che conferma e rilancia anche la grande e pelosa attenzione che la Nato ha nei confronti delle giovani generazioni, e soprattutto delle scuole e delle università dei Paesi aderenti, nelle quali sempre più spesso sono direttamente membri Nato a svolgere lezioni, fare interventi ed a coinvolgere studenti e studentesse in progetti ad utilizzo bellico o in partecipazioni a vere e proprie esercitazioni militari. Una prassi ormai sdoganata in tutta Italia, come denunciano quotidianamente collettivi studenteschi e movimenti antimilitaristi ed antimperialisti di ogni genere.
Il Corriere della Sera , primo quotidiano italiano, con questa intervista offre alla Nato una importante vetrina anche per giustificare spese così ingenti mostrandole come indispensabili; Dragone infatti prende la palla al balzo ed afferma che: “dovremmo spiegare quanto costa la pace, avere una deterrenza che imponga all’ipotetico avversario di non mettere in atto determinate misure perché sconveniente per lui. Quanto costa? Tanto, lo sappiamo. Quanto costa la guerra? Cifre immensamente superiori rispetto al costo della pace. Probabilmente il cittadino non lo sa. Cerchiamo di convincere che siamo in pericolo. Perché lo siamo, la minaccia c’è. Il presidente Putin non si è fermato all’annessione della Crimea del 2014.
Preparare la guerra per mantenere la pace; un ossimoro già utilizzato nelle cosiddette missioni “di pace”, ed un rilancio bello e buono di quel principio di azione preventiva tanto caro agli USA e foriero di atroci sventure per le masse popolari di tutto il mondo.

L'imperialismo dell'Ovest mostra i muscoli
Ma oltre agli impegni di spesa ed alla necessità di influenzare l'opinione pubblica in chiave imperialista, Dragone ricorda anche che la Nato ha già iniziato a mostrare i muscoli all'imperialismo d'Oriente attraverso l’esercitazione “Steadfast Dart 2025”. Una operazione che mobiliterà circa diecimila militari provenienti da nove Paesi, 1.500 veicoli più navi e aerei. Li porterà in Bulgaria, Grecia e Romania per dimostrare che è possibile dispiegare velocemente sul versante Est della Nato, Siria compresa, la “Forza alleata di reazione rapida”, in inglese “Allied Reaction Force” (ARF).
Un chiaro messaggio rivolto al Cremlino e a Pechino, che sottolinea anche il ruolo sempre crescente dell'Italia come elemento centrale di raccordo fra Nato e UE nello scacchiere mediterraneo; l'ARF infatti sarà anch'essa a guida italiana, direttamente dalla base militare di Solbiate Olona.
Insomma, un alto ufficiale italiano presidente del Comitato Militare Nato, ed una forza di intervento così importante come appunto l'ARF a guida italiana, non sono coincidenze, ma incarichi dal preciso significato che Dragone spiega bene in coda alla sua intervista.
“ll governo italiano ed in particolare il ministro della Difesa - ha concluso infatti Dragone - ha agito con efficacia perché fosse così e ne sono onorato. Più che Cavo Dragone credo sia l’Italia a ricevere un grosso riconoscimento ”.
Insomma, nubi sempre più nere si addensano sul futuro delle masse popolari di tutto il mondo, e il rischio di una terza guerra mondiale diviene ogni giorno più concreto. Conosciamo bene gli imperialismi dell'Est e dell'Ovest, e conosciamo altrettanto bene il governo Meloni; ecco perché chiameremo il popolo italiano ad insorgere qualora l'Italia entrasse in qualsiasi forma in una futura guerra mondiale imperialista.

5 febbraio 2025