Indetto da Cgil, Uil e Cisl in tutta Italia
In sciopero contro il contratto “pirata” per i lavoratori dei call center
Massiccia adesione e partecipazione dei lavoratori, quasi il 100% a Forlì
Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Forlì
Lunedì 3 febbraio si è svolto uno sciopero indetto Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil contro il nuovo contratto di lavoro sottoscritto da Assocontact, distaccatasi da Confindustria, e il sindacato fascista e filo-padronale Cisal, facendo così decadere il precedente CCNL delle Telecomunicazioni in favore di quello peggiorativo e che coinvolgerà almeno 6.000 lavoratori in tutta Italia, senza contare i numerosi precari con contratti di collaborazione.
In particolare col nuovo contratto vi sarà una diminuzione dei permessi retribuiti, delle garanzie in caso di malattia e degli strumenti di protezione dai licenziamenti ingiustificati, un aumento dei salari insufficiente a contrastare il carovita e la precarietà economica, un peggioramento delle condizioni di lavoro, aumentando la pressione sui dipendenti e limitando la possibilità di ottenere stabilità occupazionale. Inoltre i lavoratori part-time, che nella “giungla” dei call center rappresentano un numero elevatissimo, verranno ulteriormente penalizzati in quanto chi lavora meno di 30 ore settimanali andrà a guadagnare circa il salario minimo, senza adeguate tutele per la conciliazione tra lavoro e vita privata.
Scioperi e presidi si sono svolti nelle città dove si trovano le sedi dei call center che fanno riferimento ad Assocontact, da Milano a Cagliari dove i 200 dipendenti di CallCenterOne hanno protestato davanti alla sede dell’Enel, uno dei principali committenti, da Crotone dove hanno manifestato i 233 lavoratori della Network Conctacs, a Forlì dove alle 8 i lavoratori hanno presidiato la sede della Ingo, con quasi il 100% di adesione allo sciopero sui 120 occupati nella sede forlivese.
Per i sindacati confederali “Stiamo parlando di un contratto 'pirata' sotto tutti i punti di vista - denuncia il segretario generale della Slc Cgil Forlì Cesena - perché è stato approvato senza interfacciarsi con nessun vero sindacato e nelle sue 400 pagine, non c’è un solo paragrafo che possa agevolare il lavoratore. Oltre a una diminuzione del salario, c’è anche una minore tutela dei diritti come ad esempio un rimborso del solo 70% in caso di malattia invece del 100% precedente, la riduzione dei permessi da 104 a 48 ore e il percepimento del solo 60% da Inail per quanto riguarda gli infortuni. A livello economico, la cifra retributiva massima all’ora è di 7,50 euro con un aumento di 45 euro mensili nei prossimi tre anni, e questo fa decadere le tutele che avevano i lavoratori con il contratto collettivo nazionale, riguardante l’aumento dovuto all’inflazione”. “Manca la legge sulla rappresentanza - aggiunge il segretario generale Uil di Forlì - e dunque un sindacato come la Cisal, che non rappresenta i lavoratori, può dare il via libera ad una nuova tipologia di contratto senza nessun impedimento. Dovrebbero intervenire il governo, le amministrazioni e Confindustria, perché si crea uno scenario in cui i sindacati più rappresentati come Cgil, Cisl e Uil, non possono intervenire. Assocontact inoltre rappresenta oltre 130mila persone in tutta Italia e dunque c’è il serio rischio che quanto accaduto nell’ambito delle telecomunicazioni, possa ripetersi. Siamo davanti a un caso di dumping contrattuale da manuale che ridurrà i salari, un gioco al ribasso sui diritti e le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici”. “Anni fa il sindaco si era pronunciato positivamente sui progetti del call center - sostengono Slc CGIL, Fistel e Uilcom del territorio forlivese - annunciando attenzione per il futuro di questi lavoratori, ora è tempo di agire concretamente per salvare i salari di chi lavora in Ingo: al Comune di Forlì chiediamo l’apertura di un tavolo di crisi”.
12 febbraio 2025