Sulla falsariga del trumpiano Maga
Musk lancia l'internazionale nera di Trump
Appello ai neofascisti e ai neonazisti europei a formare Mega (Rendi l'Europa di nuovo grande)
 
Un post dell’1 febbraio sulla sua piattaforma X, "Gente d'Europa: unitevi al movimento Mega", che ha ottenuto oltre 75 milioni di visualizzazioni, 540.000 like e quasi 75.000 ricondivisioni, per lanciare l’internazionale nera del fascioimperialista Trump in Europa, con un appello ai neofascisti e neonazisti del vecchio continente a formare “Mega” (Make Europe Great Again – Rendi l’Europa di nuovo grande), un acronimo che richiama il trumpiano “Maga” (Make America Great Again). A partire dalla ducessa Meloni, amica stretta dell'oligarca Musk che consegnerebbe le chiavi della sicurezza dell'Italia all'imperialismo americano, il fascioleghista Salvini, la francese Le Pen, il premier ungherese Orbán, il primo ad aver utilizzato lo slogan del miliardario sudafricano durante la sua presidenza dell’Unione europea nel 2024, gli austriaci del Fpö, gli spagnoli di Vox e molti altri razzisti, xenofobi, islamofobi, populisti e sovranisti di destra, molti dei quali, alla sua insegna, si sono riuniti a Madrid l’8 febbraio. Nell’internazionale nera hanno trovato posto anche il premier slovacco Robert Fico, Geert Wilders, a capo del Partito della Libertà nel governo olandese con Schoof premier e la leader dei neonazisti tedeschi di Alternative Für Deutschland, Alice Weidel, da Musk definita “l’unica speranza per la Germania” alle prossime elezioni politiche di fine mese, nonché il fascista e filosionista inglese Tommy Robinson, André Ventura dei populisti portoghesi di Chega e Tom Van Grieken, leader dello xenofobo “Interesse Fiammingo” in Belgio. Fino al polacco Dominik Tarczynski, parlamentare europeo del partito oscurantista di destra Diritto e Giustizia, che su X ha esaltato “Mega” insieme all’affine collega greco Fidias Panayiotou e al populista Andrej Babis, ex premier della Repubblica Ceca. Tutti o quasi putiniani, come il candidato presidenziale rumeno filo russo Calin Georgescu.
Il consigliere speciale di Donald Trump Elon Musk, con il compito di tagliare le spese federali, controlla società importanti come Tesla e SpaceX e, come se non bastasse, è anche il proprietario del social network X (ex Twitter), che ha trasformato in una cassa di risonanza delle cause che sostiene, è soprattutto l’uomo più ricco del mondo, ha ormai rotto gli argini cavalcando l’ondata nera abbattutasi a livello mondiale. E lo fa tanto negli USA che in Europa. Ripetuti i suoi interventi nella campagna elettorale tedesca, addirittura a iniziative dei neonazisti dell’Afp, dove ha invitato la Germania a liberarsi dal suo senso di colpa per la Shoah e andare "oltre il suo passato", gli attacchi ai laburisti inglesi, con le dure accuse al premier britannico Keir Starmer, bollato come un "essere spregevole", fino alla proposta di rinominare la Manica “Canale George Washington”, sulla falsa riga dell'idea del suo boss di ribattezzare il golfo del Messico in “d'America”, dopo essersi ingerito pesantemente negli affari dello Stato italiano appoggiando l’infame linea antimigranti del governo neofascista Meloni, per spingere il cosiddetto movimento sovranista a indebolire l’UE e favorire l’arrivo delle destre neofasciste e neonaziste al potere nei singoli paesi. Il tutto in mezzo a un delirio di post violenti in cui Musk ha condiviso attacchi a migranti e opposizione, accusato le organizzazioni non governative di aver favorito “l’invasione di migranti illegali” e l’aborto, preso di mira l’epidemiologo Anthony Fauci, bersaglio di novax e complottisti, lodato il congelamento dei fondi USA ai programmi di assistenza internazionale, applaudito l’esordio dell’amministrazione Trump sui dazi a Canada e Messico, nonché sulle mire su Groenlandia e Canale di Panama. Per non parlare dell'indignazione sollevata dal saluto nazifascista all’insediamento di Trump alla Casa Bianca, alla minaccia di abbandonare l’OMS e alle sanzioni alla Corte penale internazionale, fino alla cacciata dei palestinesi da Gaza.
Da Madrid, il vicepremier fascioleghista Matteo Salvini, con gli alleati del gruppo dei Patrioti, che a Strasburgo riunisce 14 partiti di estrema destra, in tutto 86 deputati, la terza forza del parlamento europeo, ha citato Trump come modello riuscito di una “rivoluzione possibile”, arringando i seguaci in piazza con le tematiche care a Musk: “Il burka non è Europa, il gender non è Europa e il terrore islamico non è Europa”. Bensì in Europa, all’insegna della triade “sovranità-identità-libertà”, occorre rovesciare l’attuale assetto politico e istituzionale, rivendicando il diritto di azzerare tutti i “capisaldi dell’UE. Serve il cambiamento. Non è l’UE che legittima gli Stati ma gli Stati che legittimano l’Europa, che sennò non esisterebbe”. Salvini è stato chiaro anche con gli “amici del Partito popolare europeo: dovete finalmente scegliere. Vi chiediamo la visione e il coraggio di smettere di collaborare con i socialisti e con la sinistra a Bruxelles e in troppi Paesi europei”, invitandoli a decidere “fra il passato di Soros e il futuro di Musk”. “Siamo nella posizione migliore per dialogare con Trump oggi, perché comprendiamo cosa lo motiva: l’amore per la sua nazione e la protezione dei suoi interessi”, ha rincarato la Le Pen. Il leader di Vox Santiago Abascal, padrone di casa, ha concluso il summit madrileno auspicando un allargamento del fronte nero a nuove realtà alleate, “perseguendo obiettivi comuni, e non solo dentro l’Europa, ma contro Bruxelles, le organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, l’organizzazione mondiale della sanità o la Corte penale internazionale”. Per il leader di Chega Ventura non resta che una via: “Dobbiamo seguire l’esempio di Trump: ‘Fight, fight, fight’”.
 
12 febbraio 2025