L'insofferenza della presidente della Regione Sardegna, Todde, per il controllo di legittimità elettorale
Dal corrispondente di Sassari de “Il Bolscevico”
Il 3 febbraio la presidente della Regione Autonoma della Sardegna Alessandra Todde, del Movimento 5 Stelle, ha esposto in Consiglio regionale la sua posizione giuridica e politica, condivisa dalla maggioranza consiliare di “campo largo”, nel merito dell'ordinanza del Collegio Regionale di Garanzia Elettorale, istituito presso la Corte d'Appello di Cagliari, che ne ha disposto la decadenza dalla carica (vedi Il Bolscevico
n. 3/25 pag.10).
Parte del discorso ha riguardato aspetti giuridici concernenti l'interpretazione e l'applicazione fatta dal Collegio di Garanzia delle norme nazionali, legge 515/1993, e speciali, legge regione Sardegna 1/1994, in materia di spese elettorali. Sulla questione si pronuncerà l'adito tribunale di Cagliari a seguito della presentazione del ricorso da parte della presidente Todde avverso il provvedimento emanato dal Collegio di Garanzia: per questo motivo è prematuro soffermarsi sul punto.
Sulla parte politica del discorso di Todde sono notevoli le seguenti affermazioni: "… vicenda che vuole stravolgere attraverso un provvedimento amministrativo, l'essenza stessa del Governo regionale, modificando il risultato elettorale, e quindi il voto espresso dai cittadini sardi, dopo meno di un anno dall'insediamento della Giunta della nostra maggioranza". E ancora: "Il provvedimento del Collegio Regionale di Garanzia elettorale non riguarda me sola, ma l'intera forma di governo della Regione: gli assessori, i consiglieri di maggioranza e di minoranza, e fatto ancora più grave, riguarda tutti i cittadini sardi, nel loro inviolabile diritto, in quanto cittadini, di votare e affidare al Governo regionale che hanno democraticamente e liberamente eletto, la guida della Sardegna fino al 2029".
Ci sarebbe da restare stupiti (se non fosse chiaro che, date le malefatte trascorse, dalla “sinistra” borghese ci si può aspettare qualsiasi peggioramento) a sentire pronunciare, anche dall'esponente di punta del “campo largo” in Sardegna, presidente Todde, argomenti che quotidianamente sproloquiano la neofascista ducessa Meloni e la sua maggioranza di nazifratelli d'Italia, fascioforzaitalioti, fasciolegaioli, conditi da vittimismo e complottismo.
Infatti, nel caso di decadenza, Todde, retrocede il principio della legge che dovrebbe sovrastare tutto e tutti nello Stato borghese, in un piano sottostante alla sua investitura elettorale, invero minoritaria se calcolata sull'intero corpo degli aventi diritto al voto in Sardegna, perché pari al 23% dei consensi su un'affluenza al voto del 52,4%, quindi poco meno di 1/4 degli iscritti alle liste elettorali (vedi II Bolscevico
n. 9/24, pag. 4).
Allo scopo non fa mancare, con tratto populista da Movimento 5 Stelle delle origini, l'accento retorico aclassista del mito stantio del popolo sardo inteso come corpo sociale unitario proteso al raggiungimento del bene comune, nascondendo così la realtà della sua divisione in sfruttatori e sfruttati e del ruolo di rappresentanza degli interessi borghesi e capitalisti svolto dalle istituzioni pubbliche regionali.
Al contrario la presidente Todde rivela una marcata insofferenza per il controllo di regolarità esercitato sulle spese elettorali, sul quale il diritto borghese prevede la tutela in giudizio del controllato, malcelata con la formula di rito, buona per tutte le occasioni, della fiducia nell'operato della magistratura, ma contraddicendo se stessa perché del Collegio di Garanzia fanno parte 4 magistrati di cui 1 presidente della Corte d'appello di Cagliari.
12 febbraio 2025